Quando lavoravo a Merrill Lynch, come venditore di azioni asiatiche ai gestori dei fondi di investimento italiani, uno dei documenti di ricerca degli analisti di Merrill più attesi era la “Fund Manager Survey”.
In pratica, gli analisti azionari di Merrill (quelli che si occupavano dei mercati azionari Usa, Europa ed Asia) chiedevano a tutti i nostri clienti (ovvero i gestori di fondi basati in Usa/Europa/Asia) quale posizionamento avevano assunto in termini di peso sulle azioni, sulle obbligazioni e sulla liquidità e come “vedessero” il loro posizionamento nei successivi 3 e 6 mesi.

La Fund Manager Survey del 2011…con la crisi del debito sovrano in Europa ed il fallimento della Grecia…ovviamente tutti “negativi” sull’Europa
Le aspettative sulla la ricerca erano elevate
Il giorno in cui ci veniva recapitata la ricerca, eravamo tutti un po’ ansiosi sui risultati. Se i fund manager globali “vedevano” l’azionario in discesa nei successivi tre o sei mesi, allora le intenzioni erano quelle di ridurre l’esposizione al segmento azionario. E così via praticamente ogni mese.
Per noi era come una Bibbia perché c’era il conforto della “massa”. Se la maggioranza dei gestori andava sottopeso sull’azionario perché era negativa, noi venditori di azioni cercavamo di adeguare le nostre raccomandazioni. Era vero anche il contrario.
Non ci rendevamo conto, all’epoca, che questo pensiero di massa era solamente una copertina di Linus per tutta l’industria.
Ovvero, prevedere il mercato a 3 o 6 mesi, da parte anche di gestori professionali, era un esercizio puramente di stile perché nessun gestore è MAI in grado di prevedere dove andrà il mercato fra tre e sei mesi. Eppure, rispondevano tutti sempre puntualmente con i loro posizionamenti strategici futuri e noi seguivamo a ruota.
Era il famoso “smart money”, ovvero i gestori dei fondi che sanno tutto e noi invece, il “dumb money” che dovevamo seguire pedissequamente ciò che gli intelligentoni dichiaravano nella Fund Manager Survey.
Alla prova dei fatti il sondaggio non “prevedeva” l’andamento dei mercati
Mi ricordo di aver iniziato a tenere conto dei vari posizionamenti, a metà degli anni 2000, e mi resi conto che i mercati andavano spesso e volentieri da tutt’altra parte rispetto alle previsioni di posizionamento di questi gestori “guru” .
Ne parlai con i miei capi che mi guardarono storto e mi dissero di non “pensare” troppo con la mia testa, perché quella ricerca la leggevano anche i nostri clienti e non dovevamo andare contro le indicazioni della ricerca di Merrill.
Essendo giovane, non mi azzardavo ad andare controcorrente.
Arrivato alla soglia dei cinquant’anni, e dopo venticinque anni sui mercati, posso finalmente fare dei ragionamenti un po’ più sensati e profondi su quel pezzo di ricerca.
Merrill Lynch non esiste più ed è stata comprata da Bank of America. Ora la ricerca si chiama Bank of America Fund Manager Survey.

L’ultima Bank of America – Merrill Lynch Global Fund Manager Survey di settembre– si danno anche ai francesismi con i titoli!
Qui di seguito vediamo il grafico del posizionamento strategico dei gestori dei fondi globali sul mondo azionario.
Praticamente nell’ultimo pezzo di ricerca, che è uscito a settembre (con interviste di agosto), i gestori sono negativi sul mondo azionario come non lo erano dal 2008, anno del fallimento di Lehman Brothers.

Linea rossa: % dei gestori di fondi globali che sono “negativi” sul mondo azionario – siamo ai livelli del 2008
Oggi il pessimismo è dilagante
Questo report è uscito prima del dato in atteso di inflazione americana (ancora più alta delle attese) del 13 settembre che ha mandato i mercati americani giù del 4% in un giorno (e prima che la società di spedizione FedEx annunciasse la fine della vita economica sul pianeta e ritirasse le sue stime di utili per il 2022).
Oltre il 52% dei fund manager hanno dichiarato che sono sottopeso di azionario e oltre il 65% sono sovrappeso sulla liquidità. Sono 212 gestori di fondi in giro per il mondo con circa 900 miliardi di dollari in gestione. Eppure da agosto ad oggi lo S&P 500 è praticamente solo sceso di un 3%.
Per un investitore di lungo termine che è focalizzato sui suoi obiettivi di investimento, che l’indice azionario USA nei prossimi 3 o 6 mesi scenda per effetto delle previsioni di questi gestori è assolutamente irrilevante.
La domanda che faccio io invece è la seguente: “Che cosa non è stato ancora incorporato nei valori azionari attuali che non sia già stato scontato da questa negatività presente nei portafogli dei grandi gestori internazionali?”
O detto in altro modo, che cosa ancora deve succedere di negativo per essere così negativi come nel 2008 ai tempi dei fallimenti di Lehman Brothers e Merrill Lynch?
I gestori sono già posizionati per una negatività imperante sui mercati. Forse sanno qualcosa in più che già non sia risaputo? Forse conoscono la data e l’ora del lancio del missile con testata nucleare “tattica” di Putin? O hanno già in mente qualche altro grande fallimento bancario stile Lehman?
Pessima idea quella di ascoltare i guru di Wall Street
Uno dei più grandi guru di investimento, Ray Dalio, ha detto che un aumento dei tassi di interesse da dove sono oggi (in Usa al 3.5%) al 4,5% produrrà una caduta del 20% dei corsi azionari. Il famoso livello di 3000 punti di cui parlano tutti sullo S&P 500.
Per cominciare, non prendete mai per oro colato quello che dicono questi miliardari USA. Da gestori di fondi hedge come Dalio, ad imprenditori-messia come Elon Musk o a rapper miliardari come Jay-Z.
A loro non interessa investire per un obiettivo ben specifico (quello che invece avete voi nel vostro piano). A loro piace fare le Cassandre, oppure essere sempre al centro dell’attenzione dei media, magari sparando numeri per corroborare una posizione che già hanno aperto sui mercati (e fare in modo che noi, caproni, la seguiamo).
E, soprattutto, è più facile raccontare cose negative che positive.
Le “notizione” negative sono quelle che catturano maggiormente l’attenzione di noi tutti. Ma non ci diranno mai quando hanno cambiato idea e sono diventati “positivi”. Perché prima o poi iniziano anche loro a comprare, ma mica ce lo dicono prima.
Ma il punto che voglio fare io è un altro ancora. Il vero “rischio” non è che l’indice azionario americano vada a 3000 punti, come sta profetizzando Dalio e chi per lui.
Il vero rischio è arrivare a 6000 punti, perché un giorno ci arriverà, con noi fuori dal mercato.
Perché tutti sono posizionati mentalmente per cercare il punto più basso, magari i 3000 punti. Magari il mercato non ci andrà oppure, quando arriverà a 3000, tutti diventeranno ancora più negativi. Nessuno entra in quel momento perché si cerca un punto ancora più basso, ci blocchiamo mentalmente e ci perdiamo tutto il recupero successivo. Come sempre è successo soprattutto quando arrivano correzioni come quella attuale.
Una negatività così si vede poche volte sui mercati
Non si vedono certi livelli di pessimismo troppo spesso sui mercati finanziari. E quindi, noi come investitori di lungo termine ancora in fase di accumulo, sentiamo l’urgenza di andare controcorrente e specialmente di utilizzare la liquidità presente sul conto corrente investendola.
Notiamo come tutti stanno scappando dal mondo azionario, come hanno fatto durante la pandemia e tra settembre 2008 e Marzo 2009 (Lehman). Quando succede qualcosa del genere, ci rendiamo conto che non è veramente importante quando e dove sia il punto più basso del mercato. Perché quando lo raggiungeremo, sapremo comunque sempre dopo che sono dei prezzi che non rivedremo mai più (ad esempio, lo S&P500 a Marzo 2009 era a 680 punti, a Marzo 2020 a 2400 punti…oggi 3700).
E sappiamo pure che l’azionario uscirà da questa correzione con un rimbalzo forte quanto lo stesso movimento al ribasso. Per poi andare a fare nuovi massimi.
Sappiamo che i migliori giorni per i mercati azionari sono sempre intorno al punto più basso di una correzione (non sappiamo se sia a 3600 o più giù, ma è comunque un buon momento).
In una situazione del genere, il rischio di tenere la liquidità a fare niente sul conto è troppo alto per non sfruttare la situazione attuale.
Quindi:
- Se abbiamo tanta liquidità sul conto e l’obiettivo di investimento è nei prossimi 5 o 10 anni, bisogna metterla a lavorare
- Non tutto subito, ma a tranche mensili nei prossimi 6-9 mesi (il mercato potrebbe trovare il suo punto più basso magari dopo 12 mesi, ma non cambierebbe granché)
- Questa negatività da “Armageddon” /”The day after” non può rimanere tale troppo a lungo
- Non troveremo mai il punto più basso della correzione (neanche Ray Dalio) e dobbiamo smettere di preoccuparci di cercarlo anche noi
- Nessuno sa quando finirà questa correzione, ma un 20% di correzione media dai massimi di solito succede una volta ogni 5 anni (ci siamo proprio ora)
- Cerchiamo di ricordare cosa è accaduto quando il mercato azionario USA trovò il suo punto più basso nel marzo 2009, dopo il fallimento di Lehman (lo stesso livello di negatività dei nostri amici Fund Manager di oggi). Il mercato azionario USA è salito del 700% in 13 anni
- E i mercati si “girano” (in questo caso in positivo) senza dare preavviso. Nessuno suona una campanella per farci rientrare al momento giusto
- Il rischio, come detto, non è che rimanendo investiti o comprando adesso subiremo un’altra correzione del 20% da questi livelli (il famoso 3000 dello S&P500). Il rischio è trovarsi fuori dal mercato durante il successivo +100% dai minimi, ovunque essi siano
- Se investiamo ora (o a tranche come detto) e il mercato scende di un altro 20%, ci possiamo sentire male e un po’ stupidi per qualche mese. Ma se il mercato smette di scendere e riprende a salire (come farà) e non facciamo niente e ci “congeliamo” mentalmente, ce ne pentiremo per anni ed anni
Concludo dicendo che l’emozione più forte quando si investe è il rimpianto nel lungo termine.
Ho visto e sentito con i miei occhi persone che non sono volute rientrare nei mercati dopo Lehman o dopo la pandemia e si sentono svuotate, impotenti e frustrate.
Dobbiamo quindi essere flessibili, pazienti ed ottimisti. Solamente così si minimizza il rimpianto di non aver investito vedendo il proprio patrimonio immobile ed eroso dall’inflazione.
Buon investimento!
Complimenti e grazie per l’articolo e per tutto il blog.
In caso di investimento in un indice internazionale come il MSWI World, per via del recente apprezzamento del dollaro, i prezzi degli ETF quotati in euro che replicano l’indice hanno avuto una discesa desisamente più limitata (intorno al 12-13%) rispetto ad esempio all’S&P500 in dollari. Si può parlare di “occasione” anche in questo caso?
Grazie per i complimenti, se possiamo aiutare ad aumentare la consapevolezza ed educazione finanziaria degli italiani, siamo solo contenti.
In quanto alla tua domanda: intendi l’MSCI world non l’MSWI giusto? perch`quell’indice non lo conosco (mia ignoranza ovviamente). Se si tratta dell’MSCI, è esattamente come hai detto tu: la forza del dollaro ha “attutito” la discesa degli indici per noi investitori in EURO (lo stesso vale per gli indici americani come S&P500 o DJ). Investire in quella parte del mondo ha aiutato parecchio quest’anno, rispetto ai disastri degli indici europei. Detto ciò, l’MSCI World ha circa il 55% in azioni USA, oltre al fatto che i mercati emergenti (circa il 10%) hanno tenuto decentemente (la Cina è un po’ rimbalzata). In generale, però, il discorso fatto bell’articolo vale anche per l’MSCI World: essendo azionario al 100%, questo è il punto finale – ovvero bisogna comprare azioni (tendenzialmente più US equities) a questi prezzi sempre. Buon investimento
‘questa volta è diverso” è una frase proibita.
Eppure; torniamo al 472 d.c.
Presidente dell’Occidente era Antemio.
(Imperatore, ma il concetto non cambia).
I Bucellarii di Ricimero misero Roma a ferro e fuoco.
Se avessimo investito in un business nella Città Eterna, avremmo perso tutto.
(Eterna: come la borsa valori odierna?).
Venendo ai nostri giorni, a volte la storia cambia direzione. La storia delle performance dello S&P 500 non è un buon indicatore delle performance future.
Come direbbe qualcuno; nessuno sa nulla (alcunché).
Caro Corrado, non mi addentro in analisi storiche così dettagliate, perchè sicuramente ne sai più tu di me. Ciò detto, a me risulta che l’impero romano sia durato comunque secoli, quello USA (intendo finanziariamente parlando) ha solo un secolo. E poi non mi sembra di aver detto che questa volta è diverso: proprio il contrario. Questa volta è esattamente come tutte le volte, tutti ipernegativi quando le negatività abbondano e poi tutti positivi quando i mercati riprendono e vanno a fare nuovi massimi. Diciamo che il motivo per cui i mercati hanno corretto E’ diverso rispetto ad altre correzioni, ma il risultato sarà sempre lo stesso (almeno in questo secolo): andremo a fare nuovi massimi. Ad maiora!
Buon promemoria di comportamento.
p.s. Personalmente dilazionerei il versamento del capitale in un arco di tempo maggiore
Se ti fa stare più tranquillo spalmare su ancora più mesi, va benissimo… l’importante come sempre è non esagerare..l’importante è entrare e non rimanere fuori a questi livelli già ultra bassi.