By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 9 Maggio, 2022|

I passi dell’orso si fanno sempre più rumorosi nella stanza dorata dei mercati azionari e gli inglesismi crash, bear market, drawdown si alternano ai più italici bruciare in borsa, tempesta perfetta e crollo. Come spesso accade in questi momenti il dramma viene amplificato, così come l’euforia viene gonfiata nelle fasi di crescita esponenziale delle quotazioni.

I social diventano più trafficati di una tangenziale italiana all’ora di punta con una marea di “te l’avevo detto che sarebbe finita così”, titoloni acchiappaclick creati da artisti del SEO, discorsi motivazionali che servono fino al prossimo – 5% a Wall Street.

Lo scopo di tutto ciò è sempre quello di essere in pole position nel far vedere a clienti e/o lettori che in fondo è tutto sotto controllo, che sapevamo e sapremo come andrà a finire.

Purtroppo però così come nessuno conosceva il passato ora diventato presente, nessuno conosce il futuro.

Non saranno affascinanti, ma queste sono le frasi che ripetiamo dal 2014, data in cui questo blog ha toccato il terreno allora fertile della finanza personale.

Un terreno oggi più affollato nel quale tanti attori faticano a dire che non è tutto sotto il nostro controllo quando investiamo denaro.

Ci sono fattori che possiamo certamente controllare (14 fattori sotto il nostro controllo quando investiamo denaro) ed altri no.

Le performance di borsa future non sono sotto il nostro controllo.

Possiamo cercare di proiettare il percorso medio storico di obbligazioni e azioni durante un processo di pianificazione. Possiamo fare simulazioni Montecarlo. Possiamo fare tanti esercizi statistici, ma non avremo mai la certezza che il percorso previsto sarà quello reale.

Possiamo però, questo sì,  studiare un piano A e un piano B nel caso il piano A non dovesse funzionare. Questa si chiama una vera pianificazione finanziaria.

Prima di addentrarci nel mondo del bear market e di quello che potrebbe accadere ai nostri soldi se l’evento si dovesse concretamente materializzare, credo sia opportuno elencare qualche dato che ci può aiutare a inquadrare la situazione in modo più freddo e distaccato.

Quando si potrà pronunciare la frase “bear market”

Il bear market a Wall Street scatterà ufficialmente a 3837,24 punti. Ad oggi manca ancora il 7% prima di formalizzare un calo del 20% dai massimi. Quello che appunto si definisce tecnicamente un bear market.

L’indice americano S&P500 ha oggi quotazioni più alte del 10% rispetto a fine 2020, del 28% più alte rispetto a fine 2019, del 64% più alte rispetto a fine 2018.

La tragedia si sta consumando anche sul tanto amato mercato obbligazionario probabilmente vittima di quella bolla speculativa che le stesse banche centrali hanno contribuito a creare.

Ad oggi il rialzo dei tassi americani ci dice però che i rendimenti si posizionano allo stesso livello del 2018 e del 2011. I Btp italiani sono ancora sotto i rendimenti di quegli anni. Qualche mese fa c’era chi supplicava rendimenti da zero virgola pur di avere tutta per sé una bella obbligazione con capitale garantito a scadenza. Oggi si guarda schifati un 3% perché tanto andrà sempre peggio. Misteri della finanza.

Ma l’orso ormai è dato per certo. La guerra in Ucraina, la Cina, il gas naturale, il Covid, l’inflazione, i tassi, tutto sembra congiurare contro il povero investitore azionario che negli ultimi 5 anni ha portato a casa oltre il 70% se dovesse aver avuto la lungimiranza di rimanere su un ETF globale. Guadagno che diventa il 100% per chi ha investito esclusivamente nella borsa americana.

Siamo onesti, tanto povero non è questo investitore che non ha fatto nulla di eccezionale con buona pace di Elon Musk e di Cathie Wood di ARK Innovation ETF ora paladini della lotta senza quartiere contro l’investimento passivo.

Eppure la mente si focalizza su quanto denaro perderemo durante la prossima recessione di borsa.

Non mi stancherò mai di dire che per tutti coloro che sono in una fase di accumulazione del capitale un ribasso in borsa è benvenuto. Ma solo se esiste un piano realistico e ben disegnato.

Ma cosa succederà se lo S&P500 perderà il 30% dai suoi massimi (valore mediano dei bear market dal Dopoguerra a oggi)?

Succederà che 10mila euro diventati 20mila nei giorni più radiosi scenderanno a 14mila nei giorni più funesti. Meno tasse da pagare e un “discreto” guadagno del 40%.

Quasi 15 anni senza aver conosciuto l’orso

Purtroppo veniamo da quasi 15 anni di assenza di un vero bear market.

La tabella che propongo qui sotto è utile per procedere con il ragionamento.

Ma perché nell’elenco non compare il terribile marzo 2020?

È vero ci sarebbe stato anche il Covid bear market, ma personalmente lo considero tale solo nei numeri, non nell’esperienza. Cerco di spiegarmi meglio sempre con qualche dato.

Durata del bear market 2020 = 1,5 mesi

Tempo di recupero (tecnicamente il tempo necessario per recuperare il massimo precedente) = 6 mesi

Un lampo.

Durata del bear market 2008 = 17 mesi (11 volte di più)

Tempo di recupero = 65 mesi (11 volte di più)

Durata del bear market 2000 = 31 mesi (20 volte di più)

Tempo di recupero = 55 mesi (9 volte di più)

C’è oggi un’intera generazione di investitori (e di operatori del settore finanziario) che non conosce un bear market. Quello del 2020, il tempo di metabolizzare che già era finito.

Lo stesso possiamo dire per il mercato obbligazionario. C’è oggi una intera generazione di operatori che non ha mai vissuto una fase negativa investendo in obbligazioni.

E chi, come il sottoscritto, ha vissuto da investitore e da operatore del settore finanziario sia il crash della tecnologia del 2000 che la grande crisi finanziaria del 2008, fanno un pò sorridere quei video ben confezionati da neofiti del settore su YouTube che dovrebbero insegnare alle persone come si diventa ricchi investendo sui mercati oppure come difendersi dai futuri crolli di borsa.

Non avendo mai vissuto per ovvi motivi anagrafici quei momenti stanno cercando di comunicare qualcosa che non conoscono, o meglio sarebbe dire, che non hanno mai provato nella realtà.

Magari sono anche ben informati perché hanno letto tonnellate di libri e statistiche sulla materia, ma siamo sinceri, ogni bear market  è diverso da quello precedente e ogni volta la nostra mente reagisce in maniera differente. Un conto è vivere un’esperienza dentro un simulatore di volo, un conto è viverla con il muso dell’aereo che punta veramente il terreno.

L’orso non è mai lo stesso

Sicuramente un mercato orso è diverso da quelli precedenti per cause, intensità, velocità e anche chi ha tanta esperienza alle spalle ogni volta si chiede se sta reagendo nel modo giusto oppure se siamo di fronte ad un cambiamento epocale. Un comportamento che ritengo normale. Ogni volta che ci mettiamo alle spalle un crollo dei mercati pensiamo che la lezione è stata utile e non si ripeterà e invece…

Per questo dico sempre alle persone che mi chiedono un consiglio su come gestire un ribasso in borsa che sono proprio le emozioni che proveranno in quei drammatici momenti che indicheranno loro la reale capacità di gestire il rischio. Fino a quanto non lo provi non lo capisci.

Se siamo persone avanti con gli anni non sarà la prima volta che accade e quindi dovremmo essere già ben preparati. A quel punto il discorso si sposta su come abbiamo impostato il portafoglio di investimento per gestire il rischio. Siamo stati realisti e responsabili? Oppure sognatori e avventurieri?

Se siamo invece giovani gli importi in ballo probabilmente saranno bassi, il tempo per recuperare tanto. Non preoccupiamoci più di tanto e viviamo il bear market come un’ottima esperienza formativa.

Tanti di noi soffrono del cosiddetto recency bias, ovvero un pregiudizio di memoria che favorisce gli eventi recenti a discapito di quelli storici.

E questo ci frega tante volte nella pratica dell’investimento.

Il bear market non arriva mai dopo un periodo prolungato di ribassi, ma di rialzi

Ricordarsi che negli ultimi 5 anni la borsa americana ha realizzato un rotondo +100% provoca un sacco di dolore quando vediamo il grafico degli indici che piomba giù verso il basso.

In quel momento pensiamo di perdere soldi. No, stiamo solo guadagnandone un pochino meno.

Senza considerare i dividendi incassati un ingresso in bear market da parte dell’indice azionario globale non vedrebbe in perdita nessun investitore che ha messo soldi in borsa fino al 2020.

Negli ultimi 15 anni di borsa al massimo due investitori su tredici sarebbero in modesta perdita.

Ecco perché chi entra nella fase dell’indipendenza finanziaria o della pensione deve valutare con molta più attenzione il rischio che sta correndo rispetto al rendimento potenziale che potrebbe ottenere in futuro. Non è una questione di eccessiva prudenza, è questione di tempo limitato a propria disposizione per recuperare il terreno perduto in una fase negativa di mercato.

Meglio evitare rimpianti ed essere sicuri di aver costruito un piano di investimento solido e adeguato all’obiettivo.

Nulla vieta che l’asset allocation possa anche essere 100% azionaria. L’importante è essere preparati e consapevoli dopo aver fatto qualche simulazione. Piano A e piano B.  L’obiettivo primario in questo caso è proteggere il nostro tenore di vita presente e futuro, non diventare milionari.

In gioventù, invece, perdere due o tremila euro su un investimento di dieci mila euro può dare fastidio certo, ma non cambia né la vita né la prospettiva futura di aumentare a livelli decisamente più elevati il capitale fra 20 o 30 anni.

Come arrivare preparati al prossimo bear market

Prima di un volo aereo pilota e co-pilota effettuano il cosiddetto “Pre flight check list” per assicurarsi che tutti i sistemi di bordo funzionino correttamente.

Non esiste qualcosa del genere per un investitore che si deve preparare ad un mercato ribassista, ma è una pratica di buon senso verificare che tutto sia a posto per un viaggio che potrebbe farsi alquanto movimentato.

  • Avere un piano di investimento adeguato e aggiornato. Senza quello siamo già perdenti perché non abbiamo idea di cosa potrebbe significare perdere il 50% del capitale avendo in testa un obiettivo da raggiungere. Quindi chiediamoci sempre quanto denaro realmente possiamo permetterci di lasciare sul campo senza perdere il sonno e soprattutto la concreta possibilità di raggiungere lo scopo finale del viaggio
  • Essere comunque investiti. Stare fuori dai mercati non è una soluzione semplicemente perché è impossibile prevedere con certezza il momento nel quale l’orso si paleserà con maggiore violenza. O forse non lo farà proprio per un lungo periodo di tempo. Se il timing è impossibile, il costo opportunità di rimanere ai margini è troppo alto. E come abbiamo visto in questo articolo anche ammettendo di essere i più sfortunati del mondo, nel lungo periodo questo fattore non ha grande rilevanza.
  • Diversificare a livello di asset di investimento e di geografia. Azioni e obbligazioni globali rappresentano sempre una scelta vincente per non essere dipendenti da drammatici cali stile Giappone anni ’90 oppure da illusori rialzi tipo Nasdaq anni 2000
  • Scelte adeguate alla fase di vita. Se siamo nella fase del ritiro dal mondo del lavoro e godiamo del frutto dei nostri risparmi cerchiamo di capire prima se abbiamo creato un adeguato cuscinetto di sicurezza privo di rischio e se ci sono spese comprimibili per evitare di vendere in perdita nei momenti peggiori. Se siamo giovani e stiamo risparmiando per il futuro cerchiamo di capire se possiamo investire ancora di più quando il pessimismo dilaga, preparandoci ad utilizzare la tecnica del piano di accumulo potenziato per le fasi di ribasso

L’orso è particolarmente pericoloso quando ci attacca e siamo impreparati.

Personalmente (e per fortuna) durante le mie escursioni nei boschi non ho mai incontrato un orso vero. Temo che in quel momento le tante regole che dovrei razionalmente mettere in pratica durante l’attacco potrebbero essere abbandonate lasciando spazio al panico. Non deve accadere e per questo mi informo, ma non posso dire con certezza adesso cosa succederà nel momento della verità se non ho mai provato questa esperienza.

Lo stesso vale per i mercati azionari e finanziari in genere.

Oggi so come gestire una fase di ribasso del 50% perché l’ho già vissuta. Tempi diversi,  ma le sensazioni sono assolutamente vive nella mia mente. Per il prossimo giro di ruota dovrei essere preparato per questo tipo di attacco.

Se sarà invece un calo drammatico stile Grande Depressione del 1929 non avendola vissuta posso solo informarmi e studiare cosa è accaduto quasi 100 anni fa sperando di non farmi prendere dal panico e di essere arrivato con la giusta asset allocation di portafoglio all’appuntamento.

La presunzione è una cattiva bestia in qualsiasi ambito della vita, figurarsi quando di mezzo ci sono i soldi con i quali stiamo costruendo il nostro futuro.

Non credete a chi dice di avere le soluzioni pronte per tutte le stagioni perché nessuno di noi ha mai vissuto come investitore né la Grande Depressione del 1929 né la crisi degli anni 70 quando, a causa di un’inflazione devastante sia gli investimenti azionari che obbligazionari persero per strada parecchie posizioni.

Il tempo riparò tutto, ma appunto servì tempo e questo è uno dei fattori che dobbiamo sempre tenere ben presente nel nostro piano prima di dire ok, l’asset allocation è quella giusta.

Buon investimento.

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