La tassazione delle rendite finanziaria è in continua evoluzione. Inutile oggi raccontare come venivano trattati fiscalmente gli ETF prima del 2014, anno nel quale recependo la direttiva direttiva europea 2011/61/UE l’Italia ha deciso di considerare tutti i proventi generati da un ETF come reddito da capitale e le minusvalenze come redditi diversi.
Da quel momento in avanti le plusvalenze e le minusvalenze ottenute su ETF armonizzati (ovvero gli strumenti quotati sui mercati europei che rispettano le stringenti normative della UE in materia di tutela degli investitori) vengono calcolate sulla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto. Se la differenza è positiva c’è una plusvalenza, se negativa c’è una minusvalenza. L’aliquota di tassazione sarà generalmente al 26% per le plusvalenze come per i dividendi incassati. Fanno eccezione le voci di competenza dei titoli di stato tassate al 12,5%.
Se per caso abbiamo scelto un ETF ad esempio quotato sul mercato americano, quindi non armonizzato, i proventi finiscono nei redditi ordinari (quadro RL del Modello Redditi) e sono tassati in base al proprio scaglione di reddito di appartenenza.
Per gli scaglioni di reddito medio alto la scelta potrebbe non risultare opportuna, salvo che per casi particolari. Obiettivamente con l’offerta di ETF oggi presente sul mercato italiano investire in un ETF americano appare una scelta alquanto originale e poco utile, ma se proprio ci tenete sappiate che dovrete verificare la convenienza fiscale nel prendere questa decisione.
Alt. Ma cosa sono i redditi di capitale e i redditi diversi?
La differenza tra redditi di capitale e redditi diversi
I proventi di natura finanziaria si distinguono generalmente tra redditi di capitale, corrisposti per l’impiego del capitale (cedole e dividendi) e redditi diversi di natura finanziaria generati dalla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita (potremo avere un guadagno o una perdita).
Dal punto di vista fiscale plus e minus generate da redditi diversi si possono compensare con altre minus o plus di altri strumenti finanziari.
I redditi di capitale non si possono compensare con i redditi diversi. Quindi le perdite sul prezzo non potranno essere compensate dai guadagni sui dividendi per esempio.
Come sono trattati fiscalmente i proventi su ETF
Purtroppo per gli ETF queste regole funzionano solo in parte.
La distribuzione di dividendi è considerata un reddito da capitale come per tutti gli altri strumenti e non può essere utilizzata per compensare eventuali minusvalenze. Naturalmente la tassazione viene applicata solo in presenza di ETF a distribuzione di dividendi. Per gli ETF ad accumulazione dei proventi la tassazione non si applica fino a quando lo strumento non verrà venduto. Questa scelta ottimizza fiscalmente l’investimento permettendo all’investitore di sfruttare la leva dell’interesse composto.
Il problema degli ETF è che tutti i proventi sono considerati come redditi di capitale. Quindi, che siano dividendi piuttosto che plusvalenze sul prezzo, tutti i saldi positivi non potranno compensare le minusvalenze su altri strumenti (che sono considerate redditi diversi). Ma attenzione.
Se il saldo è negativo, ovvero la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto produce un segno meno (quindi abbiamo una perdita), allora queste saranno considerate come redditi diversi. Questi valori andranno a gonfiare lo zainetto delle minusvalenze pregresse (quello al quale contribuiscono altre perdite su altri strumenti finanziari e sulle quali abbiamo 4 anni di tempo per utilizzare come credito d’imposta). In futuro le plusvalenze derivanti da vendita ad esempio di azioni e obbligazioni (ma non ETF) con un guadagno (che quindi generano redditi diversi) potranno andare a compensare le minus generate dall’ETF.
La separazione in termini di tipologia di reddito tra plus e minus ha reso impossibile la compensazione tra proventi di ETF.
Quindi in modo molto brutale se acquistando un ETF 100% azionario ogni plusvalenza verrà tassata al 26% (compresi i dividendi) e non potrà compensare nessuna minus pregressa. Se quell’ETF avrà prodotto una perdita allora lo zainetto fiscale verrà riempito della minus che in futuro servirà per compensare eventuali guadagni su altri strumenti non ETF. Un portafoglio al 100% costituito da ETF, salvo cambiamenti fiscali futuri, non potrà mai compensare nessuna minusvalenza.
Se l’ETF investe al 100% in titoli di stato europei allora la tassazione delle plusvalenze e degli interessi incassati sarà del 12,5%. Se una parte del portafoglio è costituita da obbligazioni corporate (quindi di emissione privata) allora la tassazione degli utili sarà del 26%.
Solitamente gli emittenti di ETF mettono a disposizione degli investitori dei documenti riepilogativi dove viene indicata l’aliquota fiscale media applicata per ogni ETF. Interessante soprattutto per gli ETF obbligazionari aggregate che contengono sia titoli di stato che emissioni societarie.
Una postilla finale sul regime fiscale che, come investitori, andremo a scegliere.
Le opzioni dei regimi fiscali
Nel regime dichiarativo gli investitori riceveranno i relativi proventi al lordo dell’imposizione fiscale e dovranno calcolare in maniera autonoma dichiarando tali proventi in sede di dichiarazione. Ovviamente questa pratica richiede tempo, calcoli fatti in autonomia e rischi di errore maggiori se non siamo precisi e/o esperti di dichiarazioni fiscali. La contropartita sarà un vantaggio temporale (tutto è differito al momento della dichiarazione dei redditi), oltre a modalità di calcolo che potrebbero risultare vantaggiose per l’investitore.
Nel regime amministrato, quello più diffuso, gli intermediari finanziari operano come sostituto d’imposta accreditando all’investitore il provento al netto della relativa tassazione. Quindi sul conto corrente ritroveremo dividendi e/o plusvalenze realizzate già al netto della tassazione e null’altro dovremo fare se non goderci i nostri guadagni.
L’immagine riepilogativa del trattamento fiscale degli ETF che riportiamo di seguito è estrapolata da un ottimo articolo sul tema scritta da justETF.com.

Fonte: justETF.com
Per un approfondimento ulteriore sul trattamento fiscale di guadagni e perdite su ETF consigliamo questa sezione dedicata di Borsa Italiana.
Ho una domanda perenne a cui non ho mai avuto una risposta sicura.
Parlo della doppia tassazione sui dividendi.
Ho scelto di sbagliare: invece di investire total return ( e comprare Metà, Tesla etc), sto investendo ( sbagliando) in ETF orientati al dividendo.
Non sono mai riuscito sapere se i miei ETF riescano a compensa in qualche modo la withholdin tax
Grazie per qualsiasi i fo, se volete.
Prima regola comprare sempre ETF con dentro azioni US con codice isin che cominciano per IE
Seconda regola leggere questa completa guida https://www.bankeronwheels.com/how-to-reduce-etf-withholding-tax/ scritta dal mio carissimo amico Bankeronwheels.
Direi che dopo questa lettura parecchi dubbi dovrebbero essere rimossi.
Buona lettura.
Gentilissimi, sinceri complimenti per l’opera di divulgazione finanziaria! Considerato il “nuovo affrancamento” del 2023, non era meglio che il legislatore equiparasse gil etf ad azioni e obbligazioni? Grazie mille!