By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 12 Marzo, 2023|

Le notizie del recente fallimento di due banche californiane stanno turbando i sonni di alcuni risparmiatori/investitori. 

Questo articolo cerca di spiegare la relazione causa-effetto dell’attuale rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti e nel mondo che sancisce la fine del costo del denaro a zero, con il fallimento dei due istituti di credito. 

Ma cercherò anche di analizzare le eventuali conseguenze sui nostri investimenti. 

La storia si ripete seguendo certi cicli ormai da decenni, ma sembra che ci sia ancora qualcuno (e stiamo parlando anche di grandi investitori istituzionali) che non ha ancora compreso i principi di base dell’economia. 

Il senso del post di oggi è quindi il seguente: 

  1. I tassi di interesse vengono fatti salire dalle banche centrali perché c’è inflazione; 
  2. Aumentando i tassi di interesse, si cerca di raffreddare l’economia, di cui l’inflazione è una specie di “febbre” da far scendere 
  3. Chi ha preso a prestito soldi in banca a tassi variabili, vede salire la sua rata mensile e contestualmente calare il reddito disponibile (meno soldi per vacanze e spese voluttuarie) 
  4. Chi, invece come alcune banche, ha investito il cash dei suoi depositi bancari in titoli di stato, vede scendere il valore dei propri investimenti al salire dei tassi di interesse (il prezzo di una obbligazione scende al salire dei tassi) 
  5. Fin qui tutto normale: ma quando i tassi di interesse salgono troppo velocemente come è accaduto negli USA nell’ultimo anno, qualcosa si “rompe”; 
  6. Da noi, c’è stato il caso Eurovita: per chi se lo fosse perso, lo trova qui – con tanta pace delle polizze a capitale “garantito” 
  7. In Usa, invece, è quello che sta succedendo alle due banche californiane, Silvergate e Silicon Valley Bank. 

Cosa sta succedendo in California?

L’animale simbolo della California è l’orso, nello specifico il famoso Grizzly (Ursus californicus), il più grande della famiglia degli orsi. 

E, alla luce degli ultimi avvenimenti in California e sui mercati finanziari USA e di tutto il mondo, sembra quasi una barzelletta-paradosso. 

Barzelletta, perché il detto “come un elefante in un negozio di cristalleria”, in inglese invece si dice “like a bear in a china shop”, ovvero “come un orso in un negozio di vasi” (china in inglese significa appunto, in maniera indiretta, vaso – dai vasi cinesi Ming). 

E chi è l’orso nel negozio di cristalleria e cosa c’entra la California? 

L’orso è la banca centrale americana, la Federal Reserve, e la California è al momento il negozio di cristalleria. 

L’orso, come sappiamo, sta aumentando i tassi di interesse da mesi, passando da 0% a quasi il 5% perché la banca centrale USA è arrivata in ritardo sulla fiammata di inflazione che partita a marzo 2021. 

 Dal grafico qui sotto si vede, chiaramente, come l’inflazione negli States è partita a marzo 2021 e la Fed abbia iniziato ad alzare i tassi solo un anno dopo, a marzo 2022. 

 

Fonte: statista.com

 I tassi di interesse a zero del passato sono la causa dei mali odierni dei mercati

Dopo essere stati rinchiusi in casa per due anni a causa del Covid (con le imprese a metà servizio) ed aver pompato centinaia di miliardi di dollari nell’economia, è naturale che, quando si aprano le “gabbie”, la gente inizia a spendere i risparmi: ristoranti, crociere, voli aerei, palestre, cibo a domicilio, vacanze pagando qualsiasi prezzo. 

Infatti, il grafico qui sopra ci fa vedere come i prezzi di beni e servizi (linea blu) hanno iniziato a salire dopo la fine della prima ondata di Covid a Luglio-Agosto 2020. 

A Luglio-Agosto 2020 i tassi di interesse erano ancora a zero (linea nera) centinaia di miliardi di dollari venivano pompati nell’economia. 

Da quel momento si è iniziato a prendere a prestito a destra e a manca nel sistema economico: le banche prestavano a tutti e i tassi erano uguali a zero. 

Mutui per comprare casa, prestiti personali, finanziamenti bancari, la qualunque. 

 Perché sono fallite le due banche californiane

E arriviamo a quello che sta succedendo alle due banche USA fallite di recente: Silvergate e Silicon Valley bank. 

Sono entrambe fallite di recente e, il loro fallimento, ha causato ondate di vendite sui mercati finanziari. 

Il motivo dei fallimenti è diverso, ma riconducibile allo stesso “mandante”: appunto il rialzo dei tassi di interesse in USA. 

Quando il costo del denaro è a zero, si prende a prestito con allegria e le banche sono abbastanza “lasche” nei loro criteri di concessione del credito. È una specie di bengodi. 

 (Anche qui in Italia, negli ultimi due anni e soprattutto a Milano, i prezzi delle case sono saliti a livelli spaventosi: gente che prendeva mutui a tasso variabile – ovviamente – come se non ci fosse un domani e rincorreva poche case i cui prezzi salivano a livelli, appunto, spaventosi. Altro aneddoto “inflattivo”: a cena con due ex colleghi dei tempi di Merrill Lynch, ristorante romano in semi-centro a Milano, molto normale e niente di particolare, 3 antipasti, un primo ed un secondo da condividere, un dolce, tre acque e due bottiglie di vino….il conto? 180 euro!). 

 Silvergate e le criptovalute

La banca Silvergate era (dobbiamo usare l’imperfetto perché è implosa ed è in fallimento controllato dall’agenzia USA che si occupa di fallimenti bancari) la banca che usava tutto l’eco-sistema del mondo delle criptovalute. 

Ovvero, i soldi “veri”, quelli chiamati “fiat”, venivano depositati su conti correnti di banche classiche, Silvergate, appunto. Alla faccia del fatto che il Bitcoin poteva sopravvivere al mondo bancario attuale. 

Con il rialzo dei tassi di interesse, chi aveva preso a prestito soldi per investire nelle criptovalute (e di leva nell’eco sistema cripto ce n’è tantissima), si è trovato a dover pagare rate dei finanziamenti in salita vertiginosa con il prezzo dei suoi “investimenti” in discesa (ma il prezzo del Bitcoin non doveva andare a 1mil di $?). 

Doppia mazzata quindi per gli investitori e, per chi come Silvergate prestava soldi agli “investitori” in cripto e deteneva i loro depositi cash, La fuoriuscita dei depositi bancari per pagare rate di prestiti che, alla fine, poi non venivano comunque onorati è stata la beffa finale.

Vittima n.1 del rialzo dei tassi di interesse USA 

 Silicon Valley Bank: il mondo del private equity sta ora implodendo 

Il mondo del private equity è letteralmente esploso in questi ultimi anni: il private equity è il mondo dei fondi di investimento che raccolgono capitale dagli investitori e investono in aziende non quotate in borsa, per poi quotarle o rivenderle dopo un tot di anni e restituire capitale e guadagno agli investitori. 

Di solito sono strumenti che sono riservati ad investitori istituzionali (fondi di investimento, fondi pensione, hedge funds) ed hanno tranche minime di ingresso di milioni di dollari. 

E, invece, sono strumenti che sono stati venduti a piene mani anche ai piccoli risparmiatori italiani dalle varie banche e reti: il motivo è semplice. 

Sono investimenti “bloccati” per almeno 5-7 anni: perché i soldi vanno investiti nelle aziende per farle crescere e poi, una volta “cresciute”, si cerca di rivenderle a prezzi più alti o le si quota in borsa. Per recuperare il capitale iniziale con profitti enormi. 

Solo che?  

Solo che non è detto che i gestori dei fondi sappiano individuare le aziende giuste in cui investire e poi farle crescere: deve essere fatta un’analisi approfonditissima delle capacità dei gestori e dei loro metodi di gestione e questi devono avere alle spalle anni di risultati, perché i capitali da investire sono ingenti. 

Infatti, il tasso di successo di queste operazioni è molto basso: ma ovviamente chi vende i prodotti di private equity (o “economia reale” come li chiamano qui in Italia), mica ve lo viene a dire che sapremo solo tra 5 o 7 anni se l’investimento sarà andato bene. 

Controllate bene quanti di questi strumenti di “economia reale” (sia azionario che obbligazionario) avete in portafoglio e chiedete che valutazioni hanno al momento: vedrete che ciurleranno nel manico perché non sono in grado di dirvelo. 

Intanto il loro 2% annuo (se va bene) i fondi ve lo faranno comunque pagare e voi non potrete uscire da questi strumenti, se non con perdite enormi. 

 Ma torniamo a Silicon Valley Bank

Come nel caso di Silvergate, SVB era invece la banca del mondo del venture capital e private equity (spesso sono usati come sinonimi): con i tassi a zero, i gestori dei fondi prendevano a prestito soldi dalle banche e dagli investitori per comprare aziende. 

Ma, ovviamente, con il rialzo dei tassi, anche loro (i gestori dei fondi) si sono trovati con rate del debito esplose: per pagare questi interessi hanno dovuto richiedere indietro i soldi depositati sui conti della Silicon Valley Bank. 

Solo che la SVB aveva investito il cash dei depositi in titoli di Stato Usa, i Treasuries. 

Che, guarda caso, con il rialzo dei tassi, sono scesi di prezzo: ha dovuto quindi vendere in fretta e furia per ripagare i correntisti, creando delle perdite “monstre” e buchi di bilancio che l’hanno portata al fallimento. 

 Conclusione

 

  1. La Fed sta “rompendo” qualche vaso nel sistema economico 
  2. Ma questi vasi, quali Eurovita, Silvergate, Silicon Valley bank e qualche fondo real estate privato di Blackstone (per chi se lo fosse perso è qui) sono tutti vasi di argilla che prima o poi si rompono (se, invece, voleste saperne di più su come si investe in maniera corretta nel mondo immobiliare, trovate tutto quello che c’è da sapere qui: https://investireconbuonsenso.com/2023/01/13/viaggio-negli-investimenti-alternativi-i-reits/) 
  3. Cioè, se è pur vero che la Fed sta esagerando forse con i suoi rialzi repentini, i mercati si stanno ripulendo da eccessi creati dalla stessa Fed con i tassi a zero 
  4. Mondo cripto, mondo private equity, mondo dell’immobiliare super indebitato: è naturale che implodano, perché basati sul costo del denaro a zero  
  5. Quindi, il paradosso, è che questi fallimenti sono salutari per la pulizia dei mercati e, come disse qualcuno (un certo Warren Buffett), “ quando la marea si ritira, si scopre chi stava nuotando nudo 
  6. Ovvero: chi ha esagerato con il debito, ora ne paga le conseguenze e mi pare pure strano che ci si meravigli ancora di queste cose – solo per inciso, anche i grandi investitori se ne dimenticano ogni tanto, quindi non sono così tanto “intelligenti” e noi “stupidi” 
  7. Ovvio che ci siano ripercussioni sui mercati finanziari nel loro complesso: non so se posso azzardarmi a dire che non c’è analogia con il periodo pre-Lehman Brothers (stesso identico problema solo che era tutto basato sui mutui elargiti con eccessiva facilità), ma mi sento di dire che le banche classiche non sono più come Silvergate o SVB, ovvero con prestiti facili in mondi con i piedi di argilla. 
  8. Inoltre, c’è un “playbook”: ovvero una specie di manuale di istruzioni da parte dei governi e banche centrali, imparato dai tempi di Lehman. 
  9. Ovvero, non bisogna tirare troppo la corda con i tassi di interesse, rialzandoli in maniera dogmatica, perché si romperebbero troppi vasi, anche alcuni Ming di valore. 
  10. E i governi, in caso di tensioni pesanti nei sistemi economici, sanno come intervenire: intanto aiutiamo, poi pensiamo all’eventuale ulteriore inflazione. 
  11. E, vedrete, i mercati inizieranno a mettere pressione alle banche centrali, la Fed in testa, per rallentare e finire il rialzo dei tassi, perché il risultato sarebbe una recessione pesante e sicura. 
  12. Anche il banchiere centrale più scafato e dogmatico, alla fine, dovrà arrendersi alle pressioni ed evidenza: va bene alzare i tassi, ma non così velocemente e non possono neanche tenerli a lungo così alti. 
  13. Perché poi chi paga le cedole e gli interessi sul debito pubblico degli stati, che si sono indebitati anche loro a “manetta” negli ultimi 3 anni? 

Come sempre, per chi ha orizzonti temporali ampi di investimento, anche questa “crisi” passerà e non avrà impatti seri sul risultato finale. E, come sempre, le salite e le discese dei mercati per cause ogni volta nuove sono normali. 

È sempre fondamentale rimanere focalizzati sul proprio obiettivo, non mettere mano al proprio portafoglio, soprattutto se non si hanno esposizioni dirette ai mondi con i piedi di argilla descritti sopra. 

 Buon investimento! 

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