By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 15 Giugno, 2015|

Il sottoscritto molto spesso trova grandi difficoltà nel leggere rapporti provenienti delle varie istituzioni finanziarie (Banche Centrali, Fondo Monetario, ecc…) che in tomi chilometrici esprimono concetti aleatori e soprattutto basati su ipotesi previsionali che la storia recente ha poi dimostrato difettare in precisione. I tagli alle prospettive di crescita delle aree economiche o le revisioni dei tassi di inflazione sono un qualcosa che ci ha accompagnato spesso dall’avvio della crisi e sinceramente, se le previsioni hanno dei margini di errore così grandi, per me leggerle è tempo perso.
Diverse sono invece le previsioni di lungo periodo che hanno ad oggetto la demografia. I trend in questo caso possono essere facilmente stimabili e soprattutto possono spingersi molto in là nel tempo poiché per cambiare tendenze demografiche servono decadi, non anni. Capisco che esistono letture più piacevoli, soprattutto in questo periodo dell’anno, ma se e quando ne avrete voglie date un’occhiata a questo recente rapporto della Commissione Europea, ve lo consiglio vivamente anche per il bene dei vostri figli.
Commento solo alcune delle parti del rapporto che mi hanno colpito di più.

In Europa l’aspettativa di vita è prevista aumentare mediamente dai 77.6 anni del 2013 agli 84 del 2060 (fattore egoisticamente positivo).

L’ età media della popolazione nel 2013 è di 40 per i maschi e 43 per le femmine. Nel 2060 questa età media salirà a 45 per gli uomini e 47 per le donne donne. Guardate la classica piramide demografica. La base diventerà più sottile, la testa più ampia per effetto del baby boom degli anni ‘50/60.

piramideI giovani con età compresa tra 0-19 anni rimarranno da qui al 2060 stabili al 20% mentre calerà in modo sostanziale la fascia più produttiva della popolazione, quella 20-64 che passerà dal 61% al 51%. Gli over 65 passeranno dal 18% al 28%, gli over 80 dal 5% al 12%. Qui cominciano le notizie negative. La popolazione attesa nel 2060 è prevista in crescita in Europa di +2,6 milioni ma solo per effetto di maggiore longevità.

Il demographic old age dependency ratio ( nient’altro che il rapporto tra persone sopra i 65 e quelle comprese nella fascia di età 15-64) passerà dal 27,8% attuale al 50,1% nel 2060. Da quattro lavoratori per un anziano a due lavoratori per anziano, un fattore non propriamente positivo per economia, debito pubblico e produttività. A questo dobbiamo aggiungere anche il fatto che la popolazione attiva è prevista in contrazione del 13% da oggi al 2060.

Purtroppo va ancora peggio se andiamo a vedere il total age dependency ratio (under 15 + over 65 rapportati alla fascia di popolazione 15-64). Qui si passerà da 51,4% a 76,6% (94,5% dal 64,9% attuale se consideriamo la fascia di lavoratori più realistica compresa tra i 20-65 anni). In parole povere e secondo queste proiezioni ogni lavoratore dovrebbe mantenere una persona che non lavora.

Non che la cosa vada molto meglio in giro per il mondo dove comunque l’Europa per effetto di queste dinamiche peserà sempre meno. Nel 1950 il 14,7% della popolazione mondiale era europea, nel 2010 il 5,1% e nel 2060 sarà il 4,7%. La popolazione mondiale è stimata diventare nel 2060 di 10 miliardi di persone dalle 7 attuali. Il grafico seguente mostra comunque come l’invecchiamento della popolazione sarà un fenomeno globale con Cina, Europa e Giappone che avranno seri problemi da questo punto di vista.

olda age

Dopo tutta questa lunga carrellata di dati non posso chiudere con qualche riflessione di natura economico finanziaria che prende spunto anche da questo articolo.

peak eariningAnche la dinamica società americana sta affrontando il problema della demografia il quale si intreccia con il potere di spesa di ogni cittadino. Più sfumato rispetto alle previsioni europee è innegabile che già ora il rapporto tra quanto possono spendere le persone over 65 e quelle che hanno 20 anni in meno, dopo aver toccato un picco in occasione della crisi del 2007, sta cominciando rapidamente a scendere.

Un mix di baby boomers arrivati alla pensione e appunto pensioni più generose rispetto agli stipendi attuali colpiti da crisi e deflazione tecnologica, sono alcune delle cause di questo fenomeno. I Millennials, più numerosi dei baby boomers, sono solo all’inizio del loro percorso lavorativo e quindi occorreranno almeno 10-15 anni prima che raggiungano quote di spesa tali da stoppare questa caduta. Infatti dal 2025-2030 in avanti questo rapporto si stabilizzerà, ma non salirà proprio per il trend demografico in corso.

Sarà un problema anche di comportamenti di spesa. A parità di stipendio il baby boomers americano in pensione può estrarre già oggi meno ricchezza dal suo patrimonio per effetto di bassi tassi di interesse ed aspettative lecitamente più basse anche sull’azionario che comunque riveste una parte minoritaria del loro investimento.

Prevedibile quindi una vendita netta di asset più consistente rispetto al passato per mantenere il tenore di vita. Difficile pensare poi ad un contesto di pressione salariale con l’aumento impressionante alla produttività che la tecnologia sta innescando sul mercato del lavoro e quindi inflazione e tassi di interesse non dovrebbero infiammarsi. Ma qui cominciamo a fare troppe ipotesi e siccome sapete bene come la pensiamo sulle previsioni ci fermiamo qui utilizzando la materia come spunto di riflessione.

Temi di investimento e business personali che potranno essere creati e sfruttati in futuro a mio modo di vedere ce ne saranno in abbondanza   anche con questo tipo di tendenza demografica.  Una mezza idea di un settore che potrebbe fare bene ce l’ho e vi do un indizio di lettura per l’estate. Se non l’avete già fatto andatevi a leggere qualche libro di Asimov magari  partendo da questa trilogia Abissi d’acciaio Il sole nudo I robot dell’alba

Fonte: Commissione Europea

2 Commenti

  1. roby 15 Giugno 2015 at 20:33 - Reply

    Interessante analisi che apre ulteriori riflessioni sul futuro e sul senso della vita umana come l’abbiamo impostata ( o meglio come ce l’hanno impostata). Non voglio espandere l’orizzonte delle riflessioni su questo tema perche’ io credo che la variabile climatica nei prossimi decenni influira’ pesantemente sull’umanita’ facendo saltare ogni previsione. Consiglio pero’ per avere un’altra chiave di lettura sullo sviluppo demografico l’articolo di fine maggio nel sito di Eugenio Benetazzo
    La sua analisi mi trova sostanzialmente d’ accordo anche se a me personalmente piacciono le femmine. Leggete l’articolo e capirete dove finiremo. I toscani hanno una bellissima espressione che calza a pennello in questo caso………” l’e’ tutto un troiaio……” …..parole sante. Ciao

  2. Beppone 15 Giugno 2015 at 11:24 - Reply

    Ciao,

    ottima riflessione. Pensi che politiche di apertura nei confronti dell’immigrazione extra-UE i potranno migliorare il quadro drammatico che ci aspetta da qui al 2060?

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