Qualche pensiero in libertà circa l’attuale momento di mercato prendendo spunto dall’ottimo blog http://thereformedbroker.com/
La recente impennata della volatilità a Wall Street è stata caratterizzata da una correlazione tra le varie asset class (azioni e bond in primis) molto più elevata rispetto alle medie storiche. Questo ha fatto saltare molti schemi di risk management costringendo gli operatori professionali a liquidare le posizioni quando il semaforo rosso si è accesso sugli alert di rischio dei portafogli.
In questo contesto anche i gestori cosiddetti “attivi” fanno fatica ad esprimere il loro presunto talento poiché la dispersione dei rendimenti tra le azioni tende a ridimensionarsi di fatto allineando tutti quanti sulla stessa linea.
Ed ecco che cominciano i commenti dei gestori che tentano di dare una giustificazione al fatto che i meccanismi di protezione dal rischio in questo contesto fanno fatica a lavorare bene, così come frequenti sono i commenti di coloro che difendono le scelte gestionali in nome della qualità di selezione delle azioni. Tutto questo ha il sapore del registratore rotto che ad ogni correzione di mercato ripete la stessa frase o della casualità che molto spesso determina i risultati finali degli investimenti a gestione attiva nel lungo periodo.
Molto interessante da riproporre ogni volta che i timori di calo nei listini azionari cominciano a farsi più forti il grafico seguente.
Negli ultimi 89 anni la borsa americana ha chiuso in calo 24 volte (e quest’anno potrebbe essere la 25 esima); nel 73% del tempo sono stati conseguiti rendimenti medi annui positivi del 21,4%. Dal lato opposto abbiamo un numero statisticamente inferiore di perdite pari al 27% del tempo con un numero medio negativo del 14,29%.
In sintesi gli anni positivi sono di più e con performances migliori degli anni di perdita.
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