John Bogle , il fondatore di una delle più importanti case di gestione al mondo (Vanguard) nonché l’autore di una delle pietre miliari dell’editoria finanziaria (The Little Book of Common Sense Investing: The Only Way to Guarantee Your Fair Share of Stock Market Returns) ha di recente formulato la sua aspettativa di rendimento per i prossimi dieci anni sia del mercato azionario che del mercato obbligazionario. Ma di questo ne abbiamo già parlato; quello che però trovo interessante è il modo in cui Bogle ha creato queste stime di lungo periodo.
Nelle previsioni appaiono infatti due numeri. Il 3% è il rendimento atteso nominale per i bond, il 6% quello per l’azionario.
La prima domanda da porsi è come fa Bogle a stimare un rendimento medio del 3% quando i tassi di interesse decennali sono al 2,4% (la sua view è ovviamente tarata sui titoli di stato americani).
La risposta sta nel concetto di diversificazione. Non si possono escludere da ogni forma di investimento i titoli governativi, ma l’esclusività non permette di ottenere numeri attraenti. Ecco allora che questa stima del 3% è frutto di un’integrazione di investimento generata da titoli corporate investment grade. Più caricate il serbatoio bond con questi titoli più aumentano le aspettative di rendimento ma ovviamente anche il rischio emittente.
Per gli europei l’investimento bond appare ancora più complicato visto che si parte da livelli di rendimento decennale governativo compreso tra lo 0,6% di un Bund tedesco ed un 1,6% di un Btp italiano. Inevitabile per noi italiani abbassare le attese su questo comparto per i prossimi anni, con qualche rischio in più sui titoli del credito privato che appare quasi inevitabile.
Dico questo perché a tutti i numeri forniti da Bogle o da Investireconbuonsenso va sempre sottratta l’inflazione (se ci sarà) ed il carico fiscale (12,5% per i titoli di stato, 26% per i corporate). Se poi sottraiamo anche i costi legati a fondi/ETF ottenete il reale capitale che vi spetta.
Passando al lato azionario, la stima del 6% comincia a diventare un po’ più soggettiva rispetto ai bond. Bogle definisce il ritorno atteso come la somma del cosiddetto “dividend yield” (ovvero il rendimento da dividendo azionario) + il tasso medio storico di crescita degli utili (4,7%), più o meno la variazione nel rapporto Prezzo Utili (P/E) che Bogle stima sul suo livello medio storico di 17.8.
Questo mix di dati conduce al 6% medio annuo. Proprio con riferimento al rapporto Prezzo Utili bisogna però mettere in evidenza come un valore di 12 praticamente azzererebbe la performance dell’azionario mentre un P/E di 25 spingerebbe il rendimento medio al 9%. Cominciamo a notare qualche se e qualche ma quindi.
Nella sua valutazione della performance futura del mercato azionario Bogle ha preso spunto da Keynes. L’economista inglese tendeva a scindere il ritorno di un’azione in due componenti. Il valore d’impresa generato dalla crescita del business aziendale (rendimento da dividendo + tasso di crescita degli utili) a cui si somma la componente più speculativa derivante da una variazione nella psicologia dell’investitore, quello che per Bogle è la variazione del rapporto tra Prezzo e Utili (P/E).
Spesso in questo blog ripetiamo due concetti chiave per l’investitore. Il futuro non è prevedibile ma nello stesso tempo ogni piano di investimento deve basarsi su attese di rendimento ragionevoli per permettervi di capire quanto risparmio dirottare sui mercati.
Quello di Bogle è uno dei tanti metodi utilizzabili e tutto sommato di buon senso.
Non importa se azzeccate o meno il metodo giusto (ammesso che esista), l’importante è non farsi sorprendere. Risparmiare pochi soldi non vi permetterà di sfruttare l’effetto di capitalizzazione composta dei rendimenti perdendo magari ghiotte occasioni sui mercati dei prossimi anni. Investirne troppi espone voi e la vostra famiglia a rinunce troppo gravose; personalmente sono dell’idea che vada diversificato anche il piacere di vivere con l’accantonamento prudenziale del denaro perchè, è banale dirlo, la vita non si deve ridurre a soli concetti economico finanziari.