Complesso ma interessante articolo su come utilizzare le valutazioni dei mercati azionari per formulare attese di rendimento future. L’autore è il sempre ottimo Michael Kitces che ringrazio per avermi concesso l’utilizzo dei sui grafici sul nostro blog.
Kitches conferma (se mai ce ne fosse bisogno) l’assoluta inutilità dei fondamentali nel fare timing sul mercato (per quello c’è l’analisi tecnica), mentre con qualche distinguo valutazioni come il CAPE di Shiller possono essere molto utili quando si formano piani di investimento.
Il primo concetto chiave è che i rendimenti nominali hanno una correlazione inversa con le valutazioni espresse dal CAPE (più alte sono le valutazioni, più bassi i rendimenti attesi), correlazione che trova però il suo picco attorno ai 10 anni per poi scemare velocemente fino a diventare insignificante a 30 anni di distanza.
Se però ragioniamo in termini di rendimenti nominali attesi il CAPE permette di avere un tasso di correlazione inverso più elevato e costante con un picco tra i 15 e 20 anni che comunque si mantiene a 0.50 anche a distanza di 30 anni. Andiamo già meglio, su questo possiamo perciò fare stima di rendimento reale.
Kitches mostra poi con una notevole chiarezza grafica cosa attendersi ragionevolmente chi fa investimenti in un certo momento storico. Ora che il CAPE è attorno a 25 (quindi caro) ci si ritroverà con attese che la storia insegna possono essere allineate a quelle espresse dalle barre rosse. Viceversa le barre verdi ci dicono cosa attendersi quando le valutazioni di mercato sono basse. In termini medi, tra i ritorni annui a 30 anni del 5,5% conseguiti comprando con mercati cari e il 7,5% conseguito comprando con mercati a sconto, ci sono 200 punti base che in 30 anni diventano 60 punti percentuali. Non pochissimo ma neanche tantissimo se lo stesso ragionamento lo facciamo dopo soli 15 anni di distanza.
Kitces ha infatti provato come i rendimenti annui medi a 15 anni di chi investe con mercati cari come ora sono del 1,9% a fronte di rendimenti medi del 10,4% ottenuti da chi investe con con mercati a basse valutazioni. Maggiore la divaricazione e tendenzialmente maggiore anche la delusione di chi si aspettava qualcosa di più.
Quindi abbiamo visto che il CAPE di Shiller è molto efficace nel predire rendimenti reali annui a distanza di 10-15 anni, ma su questo arco temporale i rendimenti stessi di chi compra azioni tendenzialmente care sono molto bassi. Questo vuol dire che i 15 anni successivi sono pieni di soddisfazioni? Probabilmente sì a giudicare almeno dalle medie storiche che come detto salgono al 5,5%. Come dice lo stesso Kitces più che ricchi di soddisfazione, è meglio parlare di ricchi di casualità.
Se ci pensiamo un attimo è logico. Comprare quando le borse sono care, nella migliore delle ipotesi ci fa vivere anni di ampio trading range senza grandissimi ritorni, nella peggiore delle ipotesi in ambienti inquinati da pesanti correzioni. Completato questo ciclo di borsa, con un mercato che ha scaricato le tossine, la crescita più sostenuta delle quotazioni può riprendere permettendo all’investitore di convergere verso livelli di rendimento reali più soddisfacenti che centrano quelle che possono essere le logiche attese di ritorno reale di un investitore di lungo periodo.
Ecco perchè è importante fare Piano di Accumulo oggi. I mercati sono ancora cari (soprattutto in America) e serviranno mesi se non anni prima di tornare a vedere quotazioni convenienti dal punto di vista fondamentale. Comprare tutto e subito ora suonerebbe come tanto rischio per attese di rendimento piuttosto bassine. Meglio entrare progressivamente approfittando così degli sconti che il mercato sarà capace di concederci proprio come ha fatto nelle ultime settimane.
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