By |Categorie: Investimento, Risparmio|Pubblicato il: 24 Gennaio, 2022|

Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Questa domanda che ci accompagna in tante scelte di vita fin dalla nostra infanzia, spesso ha il denaro sullo sfondo. Purtroppo non è così raro che la risposta sbagliata è causa di disfatte più o meno impattanti su un piano finanziario anche ben costruito.

Parto subito con un esempio per spiegare meglio cosa voglio dire.

Supponiamo di avere 10 mila euro sul conto corrente. Vi chiedo, preferite guadagnare il 50% alla fine del primo anno (e zero per i nove anni successivi vincolati fino a scadenza), oppure il 5% annuo composto garantito per 10 anni?

Questa è una delle domande classiche per misurare la cultura finanziaria sul tema interesse composto.

Meglio guadagnare tutto subito oppure con pazienza nel lungo periodo?

Per esperienza vissuta posso dire che la prima risposta trova sempre molti estimatori. Tratti in inganno da quel 50% luccicante diversi investitori sono ben predisposti verso una soluzione in grado di offrire 15 mila euro di capitale già alla fine del primo anno.

La tartaruga del 5% annuo garantito si prende però la sua rivincita. Dopo 10 anni arriverà al traguardo con 1.288 euro in più visto che il montante finale dell’investimento prenderà la forma di 16.288 euro.

Anche ammettendo di poter investire quei soldi guadagnati così velocemente nei nove anni successivi, siamo portati a pensare che i 5 mila euro aggiuntivi possono “rendere” ancora di più investendoli ad un tasso di interesse interessante e comunque superiore a zero.

Al momento il mercato obbligazionario privo di rischio (ovvero un Bund tedesco) ci dice il contrario. Ovvero che i rendimenti che possiamo ottenere da investimenti free risk nei prossimi nove anni sono addirittura negativi.

Servirebbe almeno un 3% annuo di rendimento sui 5 mila euro guadagnati ( i 10 mila € li mettiamo in sicurezza per non rischiare) per pareggiare il viaggio lento ma inesorabile della tartaruga. Quindi servirà un pò di rischio sulle obbligazioni oppure una spolverata più o meno generosa di mercato azionario.

Il punto sta però nella nostra capacità di generarlo quel rendimento positivo.

A volte l’overconfidence fa brutti scherzi

Scegliendo il piano A automaticamente abbandoniamo la certezza del 5% per l’incertezza di un evento (il rendimento positivo sopra un certo livello) che non sappiamo se si presenterà.

Ad esempio tra il 2000 e il 2009 (quindi i 9 anni che rimarrebbero nel nostro piano che mette in gioco i 5.000 € guadagnati senza sforzo) il mercato azionario globale perse il 2,6% ogni anno. Le borse non vivono sempre periodi felici come quelli degli ultimi tempi e 9 anni non sono un lungo periodo.

Sapete cosa significa? Che nell’ipotesi 2000-2009 i 15 mila euro di capitale alla fine del primo anno sarebbero diventati 13.944 euro alla fine del decimo anno. Ipotizzando di mettere in sicurezza i 10 mila euro iniziali, i 5 mila euro guadagnati in 12 mesi si sarebbero trasformati in 3.944 euro. Ricordiamo sempre che la tartaruga è arrivata al traguardo con 16.288 euro (e che quelli erano i tassi che giravano sui titoli di stato negli anni 2000, bei tempi vero?)

Una buona parte di noi ha un problema quando ottiene in breve tempo performance importanti.

La capacità di gestire denaro letteralmente piovuto dal cielo e regalato dal mercato all’investitore che per caso passava da quelle parti. L’esempio del 2021 è eclatante e quel 30% di cadeau dei mercati ha fatto dimenticare a tanti investitore l’eccezionalità della performance.

Naturalmente lo stesso ragionamento si può fare con tutte quegli strumenti che hanno guadagnato in poco tempo un sacco di valore illudendo chi ha azzeccato la ruota giusta di essere un fenomeno della finanza mondiale. Poi capita in due mesi di perdere il 50% e si ritorna alla dura realtà (ogni riferimento a bitcoin è puramente casuale…).

Un po’ come al casinò siamo tentati di rimettere subito in gioco tutta la vincita.

I gestori di casinò lo sanno bene. E anche i mercati finanziari lo sanno bene.

Sanno che la volatilità di breve periodo è quel mezzo di trasporto veloce che fa passare di mano asset finanziari a buon mercato da investitori incapaci di mantenere lucidità e freddezza nei pochi momenti che contano, a investitori scaltri, lucidi e pazienti.

Ecco perché il ribilanciamento di un’asset allocation di portafoglio, anche su strumenti a rendimento oggi quasi inesistente (ma anche a basso rischio), è un ottimo modo per mettere in sicurezza parte dei guadagni e sottrarli alle grinfie di mercati affamati di occasioni.

L’azionario del resto è fatto di variabili.

Il dividendo pagato da ogni singola azione rappresenta una specie di cedola variabile per l’azionista.

Il tasso di crescita dei dividendi è anch’esso una variabile capace di mettere il segno più (o meno nei momenti di recessione) davanti alla performance dell’azione. La storia dei mercati ci dice che un valore di crescita medio dei dividendi attorno al 5% può essere compatibile con l’elaborazione di un piano finanziario realistico.

Infine c’è il terzo elemento, quello meno prevedibile e che può mettere il segno meno davanti a tutto.

Quanto gli investitori sono disposti a pagare per avere a propria disposizione un pezzo di utili di una certa società quotata.

Il dilemma di quanto è giusto pagare per acquistare un certo asset finanziario

Il multiplo per eccellenza per misurare questa aspettativa degli investitori è il rapporto Prezzo / Utili che può espandersi oppure contrarsi durante ogni singola giornata di borsa.

Quando si contrae perchè il numeratore (prezzo) scende più della crescita del numeratore (utili), per l’investitore potrebbero essere dolori. Le combinazioni di variazione prezzo e utili che portano a una contrazione del P/E sono diverse, ma questa situazione potrebbe verificarsi per periodi prolungati. Anche una decade intera, questo almeno ci dice la storia.

Ecco perché è sempre preferibile vivere annate noiose e poco esaltanti nel mondo azionario.

Un passo lento e costante ci inchioda al nostro piano finanziario con pochi grilli per la testa.

Altalene paurose all’ingiù, ma soprattutto all’insù, provocano stati d’animo e tentazioni non sempre controllabili. Le decisioni prese in quei momenti rischiano di alterare tanti sacrifici fatti nel tempo.

Quando qualcuno ci chiede se preferiamo l’uovo oggi o la gallina domani, chiediamoci sempre se siamo in grado di proteggere quell’uovo da eventuali rotture.

Ma soprattutto utilizzate un banale calcolatore online o un foglio di calcolo per comprendere se state facendo la scelta giusta.

Buon investimento.

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