By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 9 Settembre, 2022|

Se la domanda del titolo di oggi ogni tanto fa capolino nei vostri pensieri, allora questo post è quello che fa per voi.

La gestione ordinata e puntuale dei propri investimenti è tornata all’ordine del giorno dopo otto mesi di questo 2022 non proprio semplici per i mercati finanziari.

Ovviamente chi scrive ne ha diretta cognizione di causa, essendo un consulente finanziario nonché blogger.

Naturale che qualcuno aggrotti le ciglia leggendo queste frasi con molto scetticismo: ma non era un blog che parlava di educazione finanziaria? E gratuitamente?

Come si suol dire “non chiedere all’oste se il vino è buono”.

Non vi preoccupate. Nulla è cambiato, il blog ed i suoi contenuti rimangono aperti a tutti e gratuiti, ci mancherebbe.

Questo post è un po’ provocatorio perché vuole spiegare perché NON avere un consulente finanziario. Illustrando una serie di esempi in cui uno dovrebbe averne uno. E magari alla fine vi renderete conte che potete fare da soli.

Siete stufi di fare tutto da soli

Negli USA, da dove noi impariamo ogni giorno il nostro mestiere, hanno suddiviso i risparmiatori-investitori in 3 grandi categorie (spoiler: gli investitori USA privati si comportano e dicono esattamente le stesse cose di noi italiani: siamo in buona compagnia insomma, con la differenza che in USA ci sono fior fiore di consulenti finanziari autonomi e società di consulenza finanziaria indipendenti).

Nel primo gruppo ci sono i DELEGATORI. I delegatori sono persone che vogliono delegare a qualcuno le decisioni finanziarie dei loro risparmi e patrimoni. Questi rappresentano il 64% degli investitori privati in USA.

Poi ci sono i VALIDATORI. I validatori sono coloro che operano da soli ma vogliono un confronto. Rappresentano il 25% del totale.

Infine i SOLITARI. Stiamo parlando di coloro che fanno da soli e basta. Il residuo 11%.

Se pensate di essere dentro questo 36% (validatori + solitari) e siete stanchi di dover ricercare costantemente informazioni, leggere, prendere decisioni, cliccare su questo o quello strumento, controllare e ricontrollare, forse dovreste iniziare a cercare un consulente finanziario che vi sappia aiutare.

All’inizio della mia carriera lavorativa, pur non facendo questo mestiere ma lavorando per le grandi banche di investimento americane, ero un SOLITARIO. Facevo da solo e non volevo neanche una seconda opinione.

Ora anche io mi avvalgo del supporto di un altro consulente finanziario per i miei risparmi. Per mantenermi distaccato emotivamente dalle decisioni che riguardano il mio patrimonio, per farmi consigliare sul prendere quelle giuste per me e la mia famiglia, per potermi occupare del mio lavoro in maniera corretta.

Ma anche se non si è “stanchi” di continuare a gestire tutto in autonomia (perché i consulenti costano magari), quale è il prezzo da pagare in termini di tempo libero, tempo con la famiglia e con gli amici? Che dire poi del rimorso di aver preso la decisione sbagliata e passare ore ed ore su blog a cercare conferme?

La vita finanziaria di ognuno evolve

Quando si è giovani le decisioni finanziarie da prendere sono semplici. Se mi avessero detto, non appena iniziato a lavorare nel 1996, di mettere da parte anche solo 100 euro al mese in un ETF azionario, ora avrei probabilmente accumulato circa 50.000 euro.

Ma più si cresce, più la vita diventa complessa: matrimoni, figli, eredità, fratelli, sorelle, mutui, case, stock options, divorzi, separazioni e chi più ne ha più ne metta.

Un consulente finanziario aiuta a mettere ordine nelle priorità finanziarie delle persone, osservando questi aspetti dall’esterno e dando una opinione da professionista (poi le decisioni rimangono sempre in capo alla persona).

Magari abbiamo una vita semplice, con una famiglia “semplice”, niente eredità, niente figli e un lavoro stabile e duraturo. Allora non abbiamo bisogno di un coach finanziario. Io personalmente ho consigliato a situazioni “semplici” di non pagare un consulente finanziario perché bastava prendere una sola decisione sui propri risparmi (ad esempio non investendo proprio).

Ma la vita ci ha insegnato che non è sempre così. Avere una persona con cui confrontarsi, un coach finanziario appunto, può aiutare a far prendere decisioni migliori di cui non pentirsi in un futuro.

Comprare una casa quando non ce lo si può permettere, oppure finanziarla in maniera corretta, oppure ancora parcheggiare la liquidità o proteggersi dalla perdita di un coniuge e di uno stipendio. Sono tutte decisioni che ripagano un multiplo di volte il prezzo annuo di un consulente.

Sentiamo la necessità di parlare con qualcuno dei nostri soldi

Che si tratti di avere una seconda opinione, avere accesso a conoscenze ed esperienza sui mercati o cercare di capire se si sta facendo un errore vendendo durante una correzione di mercato. Sono tutti aspetti che aiutano a dormire sonni più tranquilli.

Io non mi sognerei mai di scrivere per me stesso un’arringa difensiva in un processo, o di calcolare le misure di un muro di una casa o di farmi un’auto-diagnosi se ho un dolore da qualche parte. Chissà perché con i soldi si pensa di poter fare tutto da soli.

Magari sì, magari no.

C’è uno studio del 2019 di uno dei più grandi gestori di ETF del mondo, Vanguard, che offre addirittura un valore numerico al supporto di un consulente finanziario nella gestione delle proprie emozioni e, di conseguenza, dei propri investimenti.

Fornire disciplina e guida continua durante le varie fasi di volatilità dei mercati aggiunge tra 1 e 2% all’anno di rendimento rispetto a quello che farebbe da solo un investitore.

Non so se sia questo il numero giusto e non saprei neanche quantificarlo con gli esempi che mi sono capitati negli ultimi 10 anni. Solo non far vendere a marzo del 2020 chi voleva andare in liquidità ha fatto “risparmiare” un 35% di perdite che si sarebbero cristallizzate. Per poi rientrare a prezzi più alti e buttare letteralmente soldi dalla finestra. E di esempi di questo tipo ce ne sono tanti.

Che dire poi della massa di notizie e di informazioni che si trovano su internet e che possono essere scoraggianti. In inglese si chiama “information overload”, ovvero eccesso di informazione in cui si legge, legge, legge ma poi non si finisce mai e non si prendono mai le decisioni.

Tutto quel leggere lo fa in automatico il consulente che sa, soprattutto, distinguere ciò che è veramente importante dalla fuffa.

Se l’alone di scetticismo è alto lasciate perdere

Come ultimo scenario una persona dovrebbe rivolgersi ad un consulente finanziario solamente se non ci sta rimuginando ancora sopra.

Se ancora stiamo riflettendo se è il caso oppure no dopo tutto quello che è successo negli ultimi due anni (e con le decisioni prese nel frattempo), allora evitate di parlare con un consulente.

E noi lo capiamo subito. C’è ancora scetticismo e difficilmente ci sarà un secondo incontro.

I clienti più contenti sono quelli che capiscono il valore che stanno ricevendo. Pagano un prezzo, ma per avere del valore. Se la mente è piena di dubbi allora i consigli ricevuti non varranno mai la spesa.

Lo si è visto nel passato. Si crea un piano finanziario, definito per obiettivi di vita, obiettivi finanziari, obiettivi numerici e temporali. Poi, alla prima correzione, si butta via tutto. Noi forniamo una guida e una direzione, ma vengono ignorate. Diamo la nostra visione delle cose, ma veniamo sempre sindacati.

Avere un consulente finanziario in questi casi non è la scelta giusta ed è meglio rimanere SOLITARI.

Alla fine scegliere se avere un consulente finanziario dovrebbe essere una decisione presa quasi di slancio. Soprattutto dopo due anni estenuanti, con pandemie, lockdown, elezioni americane con annesso assalto al Congresso, materie prime ai massimi storici, inflazione, aumento del costo del denaro e guerre.

Anche per noi consulenti finanziari avere un consulente è utile per mantenere la barra dritta. Magari un giorno sarà necessario anche per voi.

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