Come investo i miei soldi? Questa è una domanda che di recente mi è stata posta da più parti.
Forse sarà il nervosismo innescato da una discesa dei mercati che dura ormai da 15 mesi – il precedente massimo per lo S&P500 è stato toccato il 2 Gennaio 2022 a 4790 punti, oggi siamo poco sopra i 4 mila – o forse perché c’è desiderio di “skin in the game” (dobbiamo essere allineati tra consulente e cliente), ma mi è stato chiesto di recente come investo i miei soldi.
Effettivamente è un aspetto che non ho mai toccato in nessuno dei miei articoli: un po’ perché cerco sempre di parlare di principi del buon investire “per gli altri”, un po’ perché in automatico applico questi principi ai miei investimenti.
Ma prendo la palla al balzo e cerco di condensare in questo articolo 7+1 principi che ricordo sempre a ME STESSO quando investo i miei risparmi. Ovviamente sono gli stessi che applico quando faccio investire i clienti, ma scrivendoli risultano paradossalmente più chiari anche a me.
Partiamo.
PRIMO PRINCIPIO: Investire in singole azioni è complicato
Questo principio si può applicare in due modi, ovvero se cerchiamo di farlo noi in autonomia o se pensiamo che qualche gestore di un fondo lo sappia fare per noi.
- A volte si pensa che il nostro lavoro sia quello di trovare i titoli “vincenti” (alle volte chiamate “mosconate”, non ho ancora capito perché), cioè quei titoli che ti fanno diventare ricco.
A parte il fatto che, comunque, non si investirebbe mai tutto il proprio patrimonio in una manciata di titoli.
Ma, poi, c’è tutta una letteratura che dimostra che non è possibile sapere a priori quale sarà il titolo (o i titoli) che farà delle performance stratosferiche, ovvero che saprà battere l’andamento dell’indice di cui fa parte.
Prendiamo lo S&P500 e Amazon: tutti bravi a dire, oggi, che Amazon è salita del 400% dal 1997 ad oggi…ma durante questi 26 anni, Amazon ha avuto discese (“crolli” come direbbe qualcuno) tra il 60 e 70%.
Sfido chiunque ad aver avuto, in quei momenti, la forza e la resistenza d’animo di rimanere investito non lasciandosi prendere dallo sconforto e vendere (ovviamente in perdita: ci sono passato anche io).
E poi, se si guarda la performance in questi 27 anni rispetto allo S&P500? Uguale e identica – vedere grafico qui sotto (Amazon linea blu, S&P500 linea viola)
- La difficoltà di saper scegliere singole azioni si potrebbe delegare ai gestori dei fondi di investimento, quelli “attivi”; loro hanno “uffici studi”, analisti, strategist, ricerca e quant’altro, ma sappiamo tutti ormai perfettamente che non è possibile saper scegliere sempre i migliori titoli, in maniera costante e continua.
Si vuol far credere che sia così, ma poi, al netto dei costi, nessun fondo riesce mai a fare meglio del suo benchmark (ad esempio lo S&P500 per un fondo di investimento che investe in azionario USA misto).
Altrimenti il concetto di “media” non esisterebbe: il benchmark è la “media” di tutte le decisioni che milioni di persone prendono ogni santo giorno, comprando, vendendo o stando ferme.
Se un gestore fosse in grado di stare sempre SOPRA la media, quindi fare meglio di centinaia di milioni di persone attive sui mercati ogni giorno, non sarebbe il gestore di un fondo: sarebbe miliardario e gestirebbe i suoi di soldi, invece di andare in ufficio tutti i giorni e lavorare per noi.
Di Warren Buffett o Peter Lynch ce ne sono pochissimi; anche qui, o lo sai sempre dopo che sono stati bravi, oppure non hai accesso ai loro fondi di investimento.
SECONDO PRINCIPIO: Sapere quando entrare e uscire dai mercati è ancora più complicato
Se qualcuno lo sapesse fare, non lo verrebbe di certo a dire a me o a voi.
Questo si chiama trading ed è un lavoro completamente diverso dal concetto di investire.
Non c’è mai garanzia che il trader sappia sempre e comunque quando è il momento di entrare o uscire dal mercato: anche qui lo scopriamo sempre dopo. E ci sono anche trader che perdono soldi: solo che sui media ti raccontano solo le storie di “successo”.
Un aspetto che mette sempre a dura la prova anche gente come il sottoscritto, che è sui mercati da oltre 27 anni (guarda caso come il grafico di Amazon qui sopra), è il fatto che i movimenti più ampi in discesa e salita dei mercati sono sempre concentrati tra di loro. Quando ci sono le discese più importanti, queste sono spesso e volentieri seguite da rimbalzi feroci e violenti.
Non è per niente facile, psicologicamente, avere la forza di comprare quando tutto scende e sapere vendere quando tutto sale.
La vera performance si fa rimanendo investiti nel lungo termine, prendendosi “in faccia” anche le discese. Che per gli indici principali sono sempre temporanee.
TERZO PRINCIPIO: Non ci rendiamo conto dei nostri limiti cognitivi e psicologici
Se chiediamo a qualcuno se si sente migliore della media degli automobilisti ti dirà di sì. Lo stesso succede a noi quando ci mettiamo a “investire”: pensiamo di sapere qualcosa che nessun altro già sa e di essere più intelligenti del mercato.
(quando il mio socio Riccardo ed io eravamo giovani imberbi a Londra a JPMorgan, in uno dei primi training professionali, qualcuno disse “markets are seldom wrong and you cannot be smarter than markets” – i mercati raramente sbagliano e tu non puoi essere più intelligente dei mercati).
Siamo, come si dice in gergo, “over-confident” (troppo sicuri di noi stessi), pensiamo di poter prevedere il futuro e abbiamo un’alta opinione di noi stessi.
Non sappiamo distinguere se il risultato di un investimento è stato generato da pura fortuna o da una nostra presunta capacità di analisi e scelta.
Se qualcuno guadagna con qualche investimento è perché entra in gioco la fortuna. Se guadagniamo noi è perché siamo dei geni della finanza.
QUARTO PRINCIPIO: Il mio comportamento determina il vero successo dei miei investimenti
Questo è forse l’aspetto più importante che seguo pedissequamente nel mio modo di investire.
Cerco di comprare quando tutto sta salendo oppure vado in panico e vendo quando ci sono correzioni di mercato?
Quanto più si rimane aderenti al proprio piano di investimento e al suo orizzonte temporale, quanto più si avranno rendimenti positivi sugli investimenti. Questo vale più della scelta dei singoli strumenti o del “market timing”.
QUINTO PRINCIPIO: I costi hanno un impatto enorme sui ritorni degli investimenti
Anche qui sappiamo che l’unica cosa, che possiamo veramente controllare, sono i costi associati ai nostri investimenti.
Più sono alti, più andranno a togliere performance dal nostro investimento e portafoglio. E spesso strumenti con alti costi, sono anche i peggiori in termini di rendimento.
Usare strumenti a basso costo (gli ETF) o i singoli titoli (per il recupero minus) è il modo migliore per minimizzare l’impatto dei costi sui propri investimenti (a differenza di fondi di investimento per i primi e “certificates” per i secondi).
Non è un caso che, a livello di Commissione Europea, si stia discutendo di eliminare le provvigioni che le banche ricevono se vendono un fondo ad un cliente. Il conflitto di interessi è enorme e chi paga, come sempre, è il cliente finale a cui viene affibbiato il fondo con i costi più alti.
Non sappiamo come andrà a finire ma, se l’industria dei fondi di investimento e quella delle banche che li vendono si sono arroccati sullo status quo, è il segnale più lampante che la Commissione Europea ha colto nel segno (e noi abbiamo il modello di business già in linea con le aspettative dei regulators e, soprattutto, dei clienti).
SESTO PRINCIPIO: Continuare a studiare e imparare, perché non si finisce mai
Investire nei mercati finanziari è un processo che richiede molta umiltà. Anche noi, da decenni sui mercati, impariamo qualcosa ogni giorno.
E commettiamo qualche errore come, ad esempio, farci sedurre dagli ETF tematici degli ultimi anni. Concentrano troppi soldi in troppi pochi titoli e, quando ci sono le correzioni, c’è il fuggi fuggi.
L’importante è imparare dai propri errori e correggerli quanto prima.
Ma, in generale, a nessuno viene insegnato a scuola come e perché si investe. Anzi, direi, a nessuno viene insegnato perché si DEBBA investire nella propria vita.
Molti di noi hanno dei risparmi da investire: ma ovviamente ci basiamo su quello che ci suggeriscono i nostri genitori, i nostri amici, i nostri parenti o qualche conoscente (riguardatevi il principio numero 3 qui sopra).
Perciò ci impegniamo costantemente nello studiare e nel capire le dinamiche dei mercati; e ne scriviamo costantemente. Perché studiare e scrivere ci aiuta a saper analizzare gli aspetti importanti dalla “fuffa” che ci propinano i media.
Ecco perché esiste questo blog e perché continuiamo ad alimentarlo con articoli di educazione finanziaria. Perché senza educazione finanziaria continua e costante non si può diventare investitori di successo.
Poi ognuno definisce il concetto di “successo” come meglio crede, ma per quanto mi riguarda è raggiungere l’obiettivo che mi sono dato entro una data ben specifica e, per me, questo basta.
SETTIMO PRINCIPIO: Investire è semplice ma non facile (o difficile)
Niente dei precedenti 6 principi è, come dicono gli inglesi, “rocket science” (ovvero che ci voglia una laurea in fisica o ingegneria – per la cronaca gli ingegneri sono gli “investitori” più complessi perché spesso e volentieri non capiscono il concetto di imprevedibilità dei mercati finanziari – non per tutti gli ingegneri ovviamente, ma sto divagando).
Nessuno dei 6 principi elencati richiede comunque delle capacità particolari o che si debbano apprendere in qualche università.
Ciò che è veramente difficile è applicarli sempre e comunque, anche quando la testa ti scoppia perché i mercati scendono da 15 mesi e si susseguono crisi una dopo l’altra (come sono stati gli ultimi 15 mesi appunto).
Diventa difficile rimanere aderenti ai 6 principi, perché le emozioni ogni tanto prendono il sopravvento. Io ho imparato a gestirle ormai perché ho sulle spalle tanti anni di mercati, ma anche io ogni tanto ho dei momenti di cedimento.
Essere sollecitato da qualcuno con la domanda “ma lei, de Stasio, che dice di essere così bravo, come investe i suoi soldi?” mi ha aiutato a ricordarmi, in definitiva, che la migliore strategia per ognuno di noi è quella che ci fa stare tranquilli e alla quale rimarremo aderenti per tutto la durata del piano.
Quindi il mio portafoglio di investimento sarà diverso da quello di un’altra persona/cliente (anche se non molto), ma l’importante è che sia adeguato alla mia capacità di rimanere investito anche durante i momenti di volatilità.
ULTIMO PRINCIPIO: Ricordarsi sempre perché si investe
Se dovessi definire il processo di investimento per me e per i miei clienti, direi la seguente cosa: “Investire è quel processo che usa informazioni parziali ed imperfette sul futuro per creare scenari di investimento che hanno la più alta probabilità di successo, ma sempre all’interno di un futuro che è impossibile da prevedere”
Non è che non sapendo prevedere il “futuro” andremo a fari spenti nella notte. Sappiamo che i mercati finanziari nel lungo termine hanno sempre un trend in salita.
Ma non potendo prevedere esattamente il futuro, sappiamo che:
- investendo in maniera semplice
- tenendo i costi bassi
- ribilanciando quando e se necessario
- recuperando minusvalenze quando e se vengono realizzate
- rimanendo informati sugli aspetti veramente importanti che ci debbano interessare
è meglio “toccare” il meno possibile i portafogli fino a che gli obiettivi che ci siamo dati (pensione integrativa, università dei figli, prima o seconda casa, capitale aggiuntivo per prendersi cura dei genitori e così via) non siano stati raggiunti.
Spero di aver risposto a chi mi ha fatto questa domanda. Lo ringrazio perché è servito anche a me ripetere a me stesso i principi del buon investire.
Buon investimento a tutti!
‘Mosconate’ da ‘mosca bianca’ che hai beccato quando il valore dell’azikne era basso e la crescita é stata enorme negli anni successivi.
😀
Ah ecco! Mosca bianca, adesso capisco… ovviamente, la mosconata/mosca bianca è tutta fortuna ed è randomica….quindi non è un piano di investimento ma sperare nel vincere la lotteria che, come sappiamo….. grazie per la spiegazione!
Condivido pienamente.
Articolo da conservare e tenere accanto al pc.
In generale, complimenti per i contenuti dei tuoi articoli, che leggo sempre con grande interesse.
Grazie Giorgio, alla fine è sempre buon senso, ma il buon senso non sempre alberga nelle menti della natura umana né in quelle dei venditori di fondi e vari promotori finanziari. Saluti
Nel 2020 mi sono “improvvisato” trader su singole azioni, perlopiù su Milano
Ho portato a casa circa il 10% ogni anno.
Poi guardo il mio profilo su un noto e tanto pubblicizzato gestore e vedo che perdo poco meno del 10% oltre all’1% che si prendono per gestire i miei soldi.
Ho fortuna io o sono impreparati loro?
Entrambe le cose.
Anche nel 2022 hai fatto il 10% all’anno tradando titoli italiani?
You rock it 🤟🏻
Grazie Simone! Una cosa che non ho scritto nell’articolo è che, periodi come questo di bear market (andiamo per i 16 mesi dagli ultimi massimi), sono incorporati in ogni piano di pianificazione finanziaria. Sono “previsti” diciamo. Anche se un conto è vederli scritti su un foglio ed un altro “viverli” sulla propria pelle e nei propri investimenti. Ma bisogna rimanere investiti ed aderenti ai propri obiettivi perché altrimenti ci si mette a fare trading, basandosi sulla propria inutile over confidence.