By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 14 Marzo, 2015|

Si fa di tutto pur di vendere prodotti finanziari ed ovviamente chi confeziona strumenti che hanno come scopo quello di produrre un rendimento elevato per l’investitore, cercheranno sempre di più in futuro di utilizzare tutte le leve di marketing a loro disposizione per cercare di spingervi verso l’acquisto di merce il cui potenziale di apprezzamento risulta decisamente spuntato fin da ora.

menuQualcuno si muove (vedi qui), ma nel mondo del gestito c’è una certa titubanza a ridurre i margini di guadagno forniti dalle generose commissioni; piuttosto si tende ad isolare (o addirittura chiudere) prodotti dal potenziale di rendimento molto scarso, per far convergere (e sognare) i risparmiatori verso prodotti a commissioni uguali o superiori (così gli utili societari 2015 sono a posto), senza però certezze di rendimento che per loro natura questi prodotti non possono naturalmente offrire.

Total, absolute, long short, il mondo del gestito sta spingendo su questo tipo di strategie perché possono tenere buono l’investitore smarrito dal tasso zero, promettendo come obiettivo (obiettivo non è uguale a certezza) un certo livello di rendimento al di sopra del tasso monetario (praticamente zero).

Su questo pagine non troverete mai negatività assoluta su certi tipi di investimento direzionali e old style, come in questo caso l’obbligazionario. Anche se i tassi sono ridotti all’osso la sua importanza strategica sul portafoglio è essenziale. Bisogna solo essere realisti e mettere le carte sul tavolo, peccato che lo si faccia per una parte (spesso e volentieri i bond) e non per l’altra che genera le maggiori entrate commissionali (quasi sempre azionario, bond alto rendimento, ecc…).

Oggi vogliamo perciò essere realisti sul mondo bond e commentare un’analisi molto interessante fatta da Servowealth.com .

Il grafico ci mostra il ritorno reale (quindi al netto dell’inflazione americana) di cinque tipi di investimento, un monetario, tre obbligazionari con diverse scadenze (1, 5 e 20 anni) e un’azionario.
servo bond ipotesi
I periodi analizzati sono tre. Il 1964-1981, periodo in cui i tassi decennali americani passarono dal 4,1% al 13,7% in un contesto di regolare crescita. Il periodo 1982-2014 in cui i tassi decennali sono scesi dal 13,7% al 2% attuale. Infine il periodo 1964-2003 in cui i tassi furono volatili tornando però, dopo quasi 40 anni, al punto di partenza. Nel 2003 infatti i tassi decennali erano al 4,2% come nel 1964.

Nel periodo 1964-1981 notiamo subito come i ritorni annui reali del mondo bond furono modesti se non addirittura negativi colpiti da prezzi in calo per effetto del rialzo dei tassi ed inflazione in aumento. Anche l’azionario non fu in grado di apportare tanto di più con un +0,5% reale inferiore al +0,7% di un investimento obbligazionario a 1 anno.

Passando alla seconda colonna, ovvero il periodo successivo 1982-2014, cambia completamente il quadro. Gli investitori degli ultimi 30 anni hanno vissuto in una specie di Eden dove i ritorni reali sugli investimenti sono stati eccezionali, addirittura il 7,6% sui bond a lunga scadenza di poco inferiore al 9% dell’azionario. I tassi in forte ribasso hanno prodotto questo risultato arricchendo ogni risparmiatore in modalità forse irripetibile nei prossimi anni. Ecco perché fare scenario di aspettativa di rendimento partendo dagli anni ’80 è assolutamente sbagliato.

Terzo scenario, quello 1964-2003. La scelta corretta dell’autore dell’articolo è fornire una sorta di aspettativa intermedia e realistica. In questo arco temporale i tassi americani passarono dal 4,1% al 13,7% per poi scendere nuovamente al 4,2% nel 2003, insomma una situazione mista che potrebbe accompagnarci in futuro se non nei numeri quanto meno nella direzionalità. In termini numerici notiamo la “normale” progressione dei ritorni annui reali. Dal monetario all’obbligazionario lungo, passando per quello bond intermedio, abbiamo una corretta scalettatura dei rendimenti che poi culminano con il massimo nel mondo azionario, 6% annuo reale.

menu2

Queste tre esperienze storiche possono perciò essere riassunte così:

– Scenario numero 1 (1964 – 1981): per chi si aspetta tassi in costante rialzo nei prossimi anni accompagnati da inflazione, ecco il primo menù di aspettative a cui potreste ambire (potremmo chiamarlo menu “dietetico”);
– Scenario numero 2 (1982-2014): per chi si aspetta che i tassi di interesse scenderanno molto sotto lo zero in un mondo ad inflazione zero (se non deflazione), ecco il vostro menù personalizzato (potremmo chiamarlo menu “utopico”);
– Scenario numero 3 (1964-2003): per chi si attende tassi in costante movimento nei prossimi anni, sia al rialzo che al ribasso, ecco il terzo ed ultimo menù (potrammo chiamarlo menu “di buon senso”).

Ovviamente non possiamo sapere quale dei tre menu saranno quelli vincenti nei prossimi anni, ma ognuno adesso è libero di sedersi e ordinare nutrendo delle aspettative. Rimango dell’idea che costruire portafogli di investimento puntando su scenari piuttosto netti (tassi per forza in rialzo o in ribasso) non rappresenti la miglior opzione. Il mercato potrebbe anche riservare sorprese molto positive o molto negative, ecco perché rimanere equilibrati e diversificati rappresenta, a mio modo di vedere, la scelta migliore.  Di maghi in grado di leggere il futuro finanziari in giro non ne vedo poi così tanti quindi meglio fidarsi del buon senso.

Fonte: Servowealth.com – The bond market education you’ve never had

Leggi anche: Punto di pareggio

                        Perchè tenere bond in portafoglio

                       Gli investitori hanno troppa paura del rialzo dei tassi?

                       Chi è il vero killer dei bond

Lascia un Commento