Nella sua newsletter mensile il più celebre dei ROBO-Advisors americani, Betterment, ha dedicato un’approfondimento al ruolo della liquidità negli investimenti, argomento da noi già trattato qui.
Alcuni spunti di discussione sono interessanti, altri opinabili. Interessante ad esempio il grafico che mostra il “sacrificio” al quale rinuncia un investitore di lungo periodo nel detenere una fetta consistente di risparmi investiti in liquidità. Parliamo di investimento e non di risparmio a scopo precauzionale e questo è sempre giusto precisarlo.
Betterment fa un ipotesi di un investimento da 100 mila dollari destinato a due portafogli. Il primo suddiviso tra azioni al 61% e bond al 39%, il secondo invece destina il 10% in liquidità riducendo prorata azioni e bond.
I rendimenti presi come parametro di simulazione sono dati dal 5,8% annuo generato dal mix azioni-bond con il ritorno annuo sul cash del 1%.
Ovviamente si può stare a discutere sul livello medio troppo basso del cash nell’arco dei prossimi 30 anni, ma è innegabile che le due curve tendono a divergere di parecchio a partire dal 15esimo anno in avanti. Assumendo come buona questa simulazione tenere il 10% in liquidità porterebbe ad un mancato guadagno di oltre 73 mila dollari allo scadere del 30esimo anno.
Il secondo punto sul quale si può concordare con Betterment è quello della miglior protezione del rischio offerta dai bond rispetto al cash.
Il grafico mostra come dal 1950 in avanti i bond hanno battuto il cash nel 82% del tempo, ma qui però sta secondo me uno degli errori più comuni in cui incappano questi sistemi automatizzati. Considerare quel 18% una coda statistica irrilevante è sbagliato perché ci sono condizioni e momenti di mercato in cui la probabilità di assistere ad una miglior performance dei prodotti a duration molto breve sono più alte della media storica. Inoltre Betterment non cita mai la volatilità storica dei due investimenti ed anche questo è un parametro di cui ogni investitore dovrebbe tener conto in base al suo profilo di rischio.
E’ innegabile che i bond proteggono dai ribassi di mercato (almeno finora la storia ci ha insegnato questo), ma avere in portafogli prodotti che possiamo considerare di liquidità o similari (come ad esempio i tassi variabili) possono contribuire ad abbassare il rischio del portafoglio stesso soprattutto in periodo di tassi eccezionalmente bassi come quello attuale. Betterment prende con assoluta sicurezza i dati del passato e li proietta nel futuro, ma non può essere così. Lo ripetiamo spesso su queste pagine, le aspettative di rendimento future non possono essere le stesse di 10 o 20 anni fa, almeno stando alle quotazioni di oggi di azioni e bond.
Sono dell’idea che rimanere investiti con il 100% del portafoglio è una scelta corretta dal punto di vista finanziario, ma non demonizzo assolutamente il mantenimento di un cuscinetto temporaneo di cash generato ad esempio dall’incasso dei dividendi su ETF o fondi. Certamente i prodotti ad accumulazione sono la scelta più efficiente, ma non sempre è possibile acquistarli e raccogliere la liquidità derivante dalle cedole per poi reinvestirla ogni 6 mesi può essere una mossa adatta al ribilanciamento del portafoglio. Lo ripeto la liquidità deve essere di transito in un investimento, non strutturale, ma in questo momento storico mi sembra troppo facile affermare che la liquidità è un costo.
Ci sono contesti in cui è preferibile essere cash piuttosto che investiti in certe asset class per una serie di motivazioni. Volete qualche esempio? Prendete i rendimenti a scadenza di alcuni prodotti obbligazionari (ETF compresi) e deducete il costo complessivo TER (oltre allo spread denaro lettera se è un ETF e la commissione di acquisto) e poi ditemi se la liquidità è veramente più costosa. Vogliamo parlare dei prodotti con duration hedged e dei costi impliciti dei derivati, o ancora meglio dei prodotti obbligazionari a cambio coperto che in questo momento stanno facendo pagare 80-100 punti base (vedi qui) ai loro possessori, oltre al consueto TER, per effetto di tassi europei molto bassi.
Non bisogna essere tranchant con le valutazioni e nemmeno foderarsi gli occhi di prosciutto. Un po’ di realismo e buon senso sono sufficienti per gestire al meglio il proprio denaro senza demonizzare né l’una né l’altra asset class. Equilibrio sempre.
Fonte: Betterment
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