By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 27 Giugno, 2016|

In altre occasioni abbiamo parlato di “lezioni”  che eravamo in grado di ricavare da eventi straordinari sui mercati. Il collasso cinese dell’estate scorsa o la rivalutazione a sorpresa del Franco svizzero. La Brexit è però un evento talmente importante e dagli esiti imprevedibili che sarebbe presuntuoso cercare di trarre delle conclusioni così a caldo. Come abbiamo però espresso opinioni (speriamo) di buon senso prima cerchiamo di farlo anche adesso in un momento decisamente storico.

Il popolo britannico ha deciso di uscire dalla UE. Almeno democraticamente parlando è così. Il 52% ha deciso di farlo ed il 48% invece era contrario. Un paese quindi estremamente spaccato a livello regionale con Scozia, Irlanda del Nord e Londra favorevoli, ma per motivi che non c’entrano nulla con l’interesse della nazione. Scozia e Irlanda a questo punto potranno cercare l’indipendenza con la scusa di voler tornare nella UE, Londra rappresenta la grande finanza mondiale alla quale del popolo inglese interessa poco o nulla.

L’infografica mostra chiaramente quello che è successo.

Fonte http://www.eunews.it

Il primo passo, a mio modo di vedere sarebbe dovuto essere quello di un tentativo diplomatico da parte di Bruxelles per cercare di spostare nei prossimi mesi l’opinione pubblica ed il popolo britannico verso un ripensamento.

E invece subito Juncker ha tuonato

Sono molto rattristato da questa decisione – dichiara -, ma ovviamente dobbiamo rispettarla. Ora ci aspettiamo che il governo del Regno Unito dia seguito alla scelta del popolo britannico il più presto possibile, per quanto doloroso possa essere questo iter. Qualsiasi ritardo prolungherebbe l’incertezza e non ce n‘è bisogno. Non ci sarà rinegoziazione.”

Fonte: Euronews.com

Del resto non ci si poteva aspettare tanto di più da questi politici geniali non eletti dal popolo. Secondo voi cosa poteva decidere di fare un inglese indeciso dopo aver sentito questa frase delirante pronunciata dal (presunto) leader della Commissione Europea.

«Abbiamo concluso un accordo (in occasione del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio a Bruxelles; ndr) con il primo ministro David Cameron, il quale ha ottenuto il massimo che poteva ricevere, così come noi abbiamo concesso il massimo che potevamo dare. Quindi — ha ribadito l’ex premier lussemburghese, a margine di un incontro con il neo-cancelliere austriaco Christian Kern —un nuovo negoziato non ci sarà assolutamente, né sull’intesa già raggiunta né per quanto riguarda trattative di qualsivoglia natura sui trattati (comunitari; ndr). Out is out», ha tagliato corto Juncker. «Quando si è fuori, si è fuori». Cameron aveva ipotizzato ulteriori riforme dell’attuale impianto normativo dell’Unione in caso di permanenza della Gran Bretagna.

Fonte: Corriere.it

Quello che più mi ha stupito sono però i risultati per fascia di età. I giornali hanno calcato molto la mano sul fatto che i giovani erano nettamente contrari alla Brexit. In realtà come si vede dall’infografica riportata sopra, solo la fascia 18-24 anni era favorevole al Remain, mentre le fasce di età in età lavorativa sono risultate parecchio indecise con una crescente preferenza per la Brexit fino ad arrivare ai pensionati decisamente favorevoli a questo evento. Tradotto, solo la generazione Erasmus e Ryanair che non lavora ma studia solamente (e forse con una elevata componente di immigrati di seconda generazione) voleva restare dentro, gli altri man mano che si alzava l’età sono risultati parecchio insofferenti. Ancora più semplicemente, chi “sogna” era favorevole al progetto europeo, chi si scontra tutti i giorni con la realtà no.

Caro Juncker a tutti quanti noi manca un sogno e tu e i tuoi colleghi non lo interpretate per nulla bene.

Punito perciò Cameron che con la sua incapacità politica ora rischia non solo di portare in recessione la Gran Bretagna, ma anche di disintegrare il Regno Unito. Si dice spesso che gli inglesi sono stati dalla parte giusta della storia. Sarà anche vero, ma in questo caso ricordo che i governanti inglesi facevano il tifo per il risultato opposto.

Completamente sputtanata la finanza londinese. Ha fallito ed è giusto che paghi la sua arroganza. Gli inglesi non sono solo Londra, ma sono anche quelli che non vedono al momento un futuro dignitoso per sé e per i propri figli.

In un mondo perfetto, gestori, traders, hedge fund e banchieri della City che hanno completamente “cannato” le previsioni facendo perdere fiumi di denaro agli investitori, verrebbero allontanati a calci nel sedere dalla città. Non perché hanno sbagliato le previsioni, questo succede a tutti, ma per l’arroganza con cui  hanno continuato nei giorni precedenti il referendum a ostentare sicurezza. Ho visto in Tv  aberranti interviste a grandi maghi della finanza in doppio petto e gemelli ai polsini i quali spiegavano ai giornalisti quanto è cool vivere a Londra grazie anche alla pace e solidità che garantisce l’appartenza alla UE; con la stessa spocchia venivano avvertiti (o minacciati?) i cittadini britannici a quale rischio andavano incontro scegliendo la Brexit.

Ragazzi sveglia, il Pil di ogni cittadino non è quello delle statistiche gonfiato dai valori folli raggiunti dagli immobili londinesi e nemmeno quello dei bonus fuori di testa che ogni anno la City distribuisce ai pochi eletti.

E’ invece quello degli operai o delle commesse senza lavoro dei sobborghi di Liverpool o di Birmingham per non parlare dei portuali di Newcastle. Non  si possono accettare consigli ed avvertimenti da soggetti che si aggirano per Hyde Park con bici da corsa e abbigliamento tecnico da far invidia a Nibali quasi stessero percorrendo il Tourmalet (fateci caso la prossima volta che andate a Londra).

Peccato che a pagare non saranno i banchieri, ma il popolo comune che ora si trova senza guida politica, con una regina novantenne e con un’economia sventrata da una finanza vorace e Londracentrica.

Ora si aprono scenari nuovi sui quali non possiamo e non vogliamo fare valutazioni. Bisogno essere onesti. Quando le borse europee perdono in un giorno più del 10%, un calo più forte anche dell’ottobre 2008 in pieno caos Lehman, siamo in territorio inesplorato e ogni ipotesi è aria fritta.

Piuttosto voglio farvi notare qualche numero. In un momento della mattina di venerdì i terminali finanziari dicevano. Dollaro Usa + 3%, Yen Giappone +6%, Oro +8%, Bund +2%, FtseMib Italia -10%, Eurostoxx50 -9%, Dax Germania -8%.

Provate a pensare all’enorme differenza di visione tra chi era investito tutto sull’azionario convinto delle favolette raccontate da mercati ultraspeculativi e cinici (sono ripartiti convinti che l’uccisione della deputata Cox avrebbe intenerito gli inglesi) che hanno comprato a mani basse fino a giovedì. Diversificazione e basta, questa è l’unica arma buona e gratis in questo momento.

Avere un po’ di tutti quegli asset in portafoglio avrebbe attutito molto il colpo, ma soprattutto garantito una seconda occasione. Un pugile che viene messo al tappeto una volta non necessariamente perde il match se ha ancora energie. E allora con una fettina di denaro in liqudità ed un’altra in asset difensivi, ecco che il venerdì nero (ed i futuri ribassi) diventano opportunità, non certo eventi avversi. Semplicemente ribilanciando il portafoglio e senza sborsare una lira venerdì si compravano azioni a sconto e si vendevano obbligazioni molto care. Se poi avevate anche qualche soldino sul conto ecco che partecipare ai saldi è sempre una gioia.

Tanto per farvi un esempio. Il portafoglio di Archeowealth venerdì sera aveva un rendimento da inizio anno di +0,9%, quello di Geowealth di +1,6%. Possibile che nel corso dell’estate peggiorerà, ma non partiremo da valori irrecuperabili e soprattutto abbiamo ampi cuscinetti di intervento per ribilanciare al meglio la nostra asset allocation man mano che scenderanno i prezzi delle azioni.

In momenti storici come questi però la volatilità regnerà sovrana ancora per un po’ sperando sempre che l’apertura della pentola non nasconda altre insidie (ho detto Cina?)

Ed allora ecco che diversificazione, ribilanciamento e utilizzo della liquidità in modo graduale ed automatico tramite piani di accumulo rappresentano il massimo della vita per un investitore. E se ancora qualcuno prova a parlarvi dell’importanza di entrare sul mercato al momento giusto (all’inglese un po’ demodè – market timing) chiedetegli se ha venduto giovedì sera e ricomprato venerdì mattina.

Anzi, qualche sito internet l’ho anche visto ed ovviamente venerdì sera è uscito dicendo che il giorno prima era scarico o addirittura corto permettendogli di guadagnare dal ribasso. Certo come no! Ma perché tanta enfasi non l’avete messa il giorno prima dichiarando il vostro posizionamento?

Altra lezione quindi, non credere mai a chi il giorno dopo vi dici che era posizionato al meglio per l’evento shock. Magari sarà anche vero, ma tutte le altre volte che non vi dice nulla non vi viene il sospetto che fosse dalla parte sbagliata?

Detto ciò vediamo come si muoveranno i mercati nelle prossime settimane, ma direi che ancora una volta con semplicità e buon senso sarà solo rumore per i nostri risparmi, nulla più.

3 Commenti

  1. Giuseppe 27 Giugno 2016 at 15:27 - Reply

    Buongiorno a tutti
    Seguo con molto interesse e quotidianamente i post di saggezza su questo sito.
    Cerco di applicare le “regole” da seguire per la costruzione di un PAC anche in questo momento particolare con la Brexit che ha scosso i mercati.
    Sono rimasto meravigliato sulla tenuta del PAC. Avendo investito in due etf (swda.mi e emg.mi), hanno subito una perdita inferiore al 2%, grazie alla grande diversificazione che si ottiene con questi etf.
    Grazie a voi per i vostri consigli. Sicuramente continuerò’ a costruire il PAC anche adesso senza dare spazio all’emotività. :-)

  2. etnas 27 Giugno 2016 at 07:59 - Reply

    L’UE è un soggetto, anzi direi solo un mercato, antidemocratico. La riconquista della sovranità è l’unica via d’uscita, non solo per la GB.
    L’analisi del voto mostra anche come i giovani se ne sono fregati del referendum: semplici consumatori che non hanno nessun valore aggiunto rispetto ad anziani, operai e imprenditori.
    Poi la seguente affermazione, dopo il voto dei cittadini, per me è aberrante:
    “Il primo passo, a mio modo di vedere sarebbe dovuto essere quello di un tentativo diplomatico da parte di Bruxelles per cercare di spostare nei prossimi mesi l’opinione pubblica ed il popolo britannico verso un ripensamento.” Il voto del popolo conta ancora qualcosa?
    E dove sta scritto che sarà sicura recessione per la Gran Bretagna?
    Come sempre si continua a fare terroristico mediatico; i risultati macroeconomici li vedremo fra un po’ di anni sperando per loro una classe politica meno liberista possibile.
    Intanto visto che uscire dalla UE è la fine del mondo, vediamo se fra poco Svezia e Danimarca non seguiranno gli anglosassoni. Cordialmente.

    • etnas 28 Giugno 2016 at 07:47 - Reply

      Non capisco perché si parla di perdita. Prima l’UE non esisteva ma il mondo è andato avanti ugualmente. :D E non penso proprio che gli Europei possano fare i duri con l’UK, hanno molto da perdere. Per me non accadrà nulla di sconvolgente.
      Riguardo l’Italia, assolutamente sì, il referendum è un suicidio, non a caso ho nominato Svezia e Danimarca.
      Infine, la corruzione non esiste solo in Italia, anche se sicuramente è necessaria una nuova classe dirigente (e ci vogliono credo 10 anni almeno) e il problema demografico non è risolvibile con le politiche di immigrazione di massa volte a distruggere diritti sociali acquisiti grazie a nostri avi (ma è naturale che lobby / capitalismo facciano i propri interessi).

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