By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 30 Giugno, 2016|

I tempi cambiano e forse anche l’industria del risparmio gestito (soprattutto quella che ruota attorno ai fondi pensione/assicurazioni) dovrà cambiare mentalità, questo appare inevitabile alla luce dei recenti andamenti dei mercati finanziari.

Le promesse fatte negli anni passati in termini di rendimento atteso (o garantito) per centrare determinati obiettivi di rendita nella fase post lavorativa in cui si potranno godere i frutti dell’accumulazione precedente, difficilmente potranno essere mantenute. Anche assumendosi più rischi appare veramente dura rispettare “promesse” che i fondi pensione americani quantificano ancora in percentuali di rendimento del 7/8% annuo. Ovviamente la stima di rendimento è un qualcosa di soggettivo, ma poi deve essere rispettata. Quando ci si accorge che erano solo promesse il tempo è scaduto, game over.

Ci sono però alcuni elementi oggettivi, come i rendimenti del mercato obbligazionario, che non possono essere contestati. Se un’obbligazione che scade fra 10 anni rende l’1% questo sarà il mio rendimento di sicuro (al lordo ovviamente del rischio emittente e della fiscalità).

Lo stesso mercato azionario (americano in particolare) potrebbe rimanere caro per anni, ma difficilmente riuscirà a ritornare performance annue a doppia cifra a cui si erano abituati gli investitori istituzionali in passato.

Il grafico successivo mostra come è cambiato il modo di ottenere un rendimento del 7,5% annuo negli ultimi 20 anni in America.

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Se nel 1995 un mix di due terzi di bond e un terzo di cash garantiva questo ritorno nominale, già nel 2000 la quota di bond utile allo scopo si era ridotta a metà del portafoglio (e la liquidità scomparsa). Inevitabile andarsi a prendere del rischio con l’altra metà del portafoglio.

Nulla però a confronto di quello che vediamo nel 2015 dove, per creare aspettative di rendimento nell’ordine del 7,5% annuo, la percentuale di bond si riduce al 12% mentre tutto il resto viene spalmato su obbligazioni legate al credito e/o azioni.

Un rischio e quindi una volatilità di portafoglio inevitabile se si vuole ambire (ma non avere la certezza) di avere un ritorno così importante.

Questo si riflette anche nelle ambizioni di chi vuole diventare milionario. Guardate la tabella seguente.

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Simulando una partenza dell’investimento a 25 anni e mantenendo un investimento annuo costante fino a 65 anni, i risultati per ottenere l’obiettivo di un montante finale di 1 milione di Euro sono molto diversi a seconda dei rendimenti conseguiti mediamente in 40 anni.

Se saremo fortunati ed otterremo il 7% all’anno saranno sufficienti poco più di 5 mila Euro annui investiti. Se però il rendimento sarà del 2% annuo, la quota di risparmio da dedicare ad investimento sarà più di tre volte elevata!

Quindi cercate di avere aspettative ragionevoli e soprattutto non comprate a scatola chiusa simulazioni piuttosto allegre fatte da consulenti altrettanto allegri che prendono i dati del passato per proiettarli nel futuro.

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