Qualche settimana fa su Morningstar è apparso un interessante articolo su come cambiano le tipologie di spesa da parte di coloro che vanno in pensione.
Con i dovuti distinguo tra spesa di un pensionato italiano e spesa di un americano, la tabella che proponiamo di seguito è molto interessante in quanto rappresenta ciò che bene o male tutti quanti sappiamo, ovvero il cambiamento del modo in cui spenderemo risparmio e pensione nell’età del ritiro dal mondo del lavoro. Il Dipartimento del Lavoro americano è in grado dal 1982 di raccogliere i dati sul tasso di inflazione degli over 62 (quello che vedete come CPI –E) con relative percentuali di ripartizione per tipologia di spesa.
I cambiamenti più sostanziosi si vedono nella riduzione della spesa per trasporti, cibo ed educazione a favore di casa e spese mediche.
La prima riflessione che mi viene in mente è legata all’inevitabile aumento (visto l’invecchiamento progressivo della popolazione) nei prossimi anni dell’offerta di servizi e coperture assicurative legate a queste due voci del bilancio familiare. Il progressivo spostamento dell’attenzione anche degli intermediari finanziari dalla finanza classica a tipi di offerta di natura assicurativa o comunque di copertura si sta già notando nei messaggi delle pubblicità online e/o televisive.
A parte questa riflessione l’altro aspetto su cui vorrei andare è quello legato a quanto denaro effettivamente servirà ad ognuno di noi per mantenere il proprio tenore di vita. Al netto di imprevisti molto onerosi, ma anche di eredità, questa è un’analisi che ogni persona dovrebbe cercare di fare per tarare al meglio i propri accantonamenti di denaro destinato appunto al periodo della pensione.
Rinunciare a consumo attuale per avere un maggior valore da spendere in futuro deve essere un must, ma come ogni cosa non bisogna esagerare né risparmiando troppo poco, né risparmiando in modo eccessivo privandosi delle gioie della vita.
Intanto facciamo una considerazione che molto spesso chi vende prodotti previdenziali non fa nelle proprie simulazioni.
Quando andremo in pensione non avremo bisogno del 100% dell’ultimo stipendio, ma di una percentuale dello stesso.
Certamente non sappiamo quanto vivremo e per questo sarà opportuna un utilizzo accorto del reddito pubblico e privato accumulato, ma la storiella del risparmio da accumulare per pareggiare al 100% il gap tra del reddito pre pensione e pensione pubblica non regge perché si rischia di dirottare troppi soldi al risparmio previdenziale.
Alcuni studi indicano nel 70% del proprio reddito la soglia ideale da raggiungere, altri l’80%; secondo il gestore Fidelity bisognerebbe arrivare all’età di 67 con un risparmio pari a 10 volte il proprio salario, ma siamo in America dove la pensione pubblica è decisamente diversa da quella italiana e quindi credo sinceramente che ognuno debba fare delle valutazioni medie di spesa su base soggettiva.
Trasporti, vestiti, scarpe, cibo, sono tutti costi che non sosterremo più nella stessa misura di quando lavoravamo. Ma non avremo nemmeno più bisogno di risparmiare soldi per creare una pensione integrativa e, siccome il reddito sarà più basso, pagheremo meno tasse. Tutte spese in meno che verranno inevitabilmente compensate da maggiori usciti per medicini, fisioterapie, viaggi, regali ai nipotini, ecc…
Importante avere un monitoraggio costante delle spese, essere realisti su come cambierà il modo di spendere ovviamente tenendo un margine di sicurezza per imprevisti.
L’INPS offre già un calcolatore in grado di stimare il nostro futuro reddito pensionistico (ovviamente con le solite incertezze italiche legate alle future riforme), ma su questo possiamo comunque costruire un buon progetto di risparmio finalizzato al mantenimento dello stile di vita attuale anche dopo la fine del lavoro.
Ovviamente non demonizzo chi risparmia tanto, ci mancherebbe, ma siccome è già difficile raggranellare 100 Eur al mese di risparmio aggiuntivo, prima focalizziamoci sull’essenziale per dormire sonni tranquilli, poi pensiamo a come mangiare meglio quando sarà il momento giusto.