By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 15 Marzo, 2021|

Promessa, Per Sempre, Scrable, Lettere

Tra le difficoltà che l’investitore medio (soprattutto italiano) incontra durante il percorso, certamente quella di scindere la componente di rischio da quella di sicurezza all’interno di un investimento azionario occupa una posizione di rilievo. Un’opzione che non viene messa in discussione (sbagliando) quando investiamo in obbligazioni. In realtà anche quando investiamo in azioni il dividendo che incassiamo regolarmento ogni trimestre, semestre o anno è un flusso di cassa che per sempre entrerà nel nostro conto corrente. Ma con un avvertimento.

L’avvertimento è sempre quello legato all’unico pasto gratis che abbiamo a disposizione in finanza. Non si chiama trading, né oro, né bitcoin, ma molto semplicemente diversificazione dell’investimento.

Concetto poco sexy di questi tempi in cui tutto sale lo so, ma che proprio per la sua noiosità è, assieme al ribilanciamento di portafoglio, uno dei mezzi migliori per gestire il rischio dei nostri investimenti. Naturalmente se fatto nella maniera giusta e seguendo delle regole di buon senso.

Ma torniamo ai nostri dividendi e facciamo un esempio concreto.

L’indice azionario Msci World, il benchamrk per eccellenza della maggior parte degli ETF globali oggi in circolazione, dal 1980 al 2020 ha generato una performance del 2910%. In 40 anni quindi 1 € si è trasformato in 29,1 €. Questa variazione ha prodotto un rendimento annuo composto del 8,7% generato da un incremento di prezzo di oltre il 1500% e da dividendi per oltre il 1300%.

Se la prima componente toericamente può andare a zero (chiedere ai giapponesi per esempio) oppure diventare anche negativa (anche se nel lungo periodo c’è un’elevata probabilità che non sia così), la seconda è sì’ variabile, ma è pressochè impossibile che possa andare a zero.

Negli ultimi 30 anni la media storica del rapporto tra dividendi e prezzo delle azioni (il cosiddetto dividend yield) è stata per l’indice azionario globale del 2,25%. Un picco raggiunto nel 2009 (4,25%), un minimo raggiungo all’apice della bolla tech nel 2000 (a 1,25%). L’ultimo dato di dividend yield sull’indice Msci World segna 1,8%. Naturalmente questi sono numeri al lordo delle tasse.

Se prendiamo il valore medio storico del 2,25% di dividendi incassati per ogni 100 € investiti in azionario globale e togliamo il 26% dovuto allo Stato, otteniamo 1,65 € netti ogni 100 € investito. Mediamente per sempre.

Per Sempre, Mani, Amore, Coppia

Ho detto mediamente perché il valore assoluto potrebbe naturalmente cambiare a seconda di quelle che risultano essere le valutazioni di mercato. I valori di borsa oscillano. Il 2,25% calcolato su un valore di 100 è la metà in termini assoluti di quello calcolato su 200 oppure è il doppio di quello calcolato su 50. Sappiamo però che un azionario globale molto difficilmente tra 20 anni avrà un valore inferiore a quello attuale e, quella che ho definito in altre occasioni come “duration” di un investimento azionario per avere il capitale sostanzialmente garantito, parte proprio da questo numero in avanti.

Appurato quindi che mediamente questo 1,65 € dovrei portarlo a casa tutti gli anni cosa diventerebbe fra 10 anni? Diventerebbe 1,95 €. Ma come vi chiederete.

Eh certo quel 1,65€ reinvestito ogni anno pe effetto della solita capitalizzazione composta degli interessi diventa 1,95 €. Se le mie monetine sul tavolo ogni anno salgono di altezza la remunerazione che otterrò sarà calcolata su una base maggiore. E gli interessi saranno più alti. Fra 20 anni il nostro 1,65 € diventerà 2,30, fra 30 2,71 fra 40 3,20. E qui la regola del 72 vi spiega perché avete raddoppiato la vostra rendita annuale.

E questa lenta ma inesorabile rendita che ci accompagnerà per tutta la vita è quella incorporata in ogni 100 € che andremo a risparmiare da qui in avanti.

A questo punto qualcuno alzerà la mano e dirà, ma l’inflazione eroderà questa rendita.

Corretto ed ecco perché il sottostante, ovvero un indice azionario globale, è esattamente ciò che meglio ci proteggerà nel lungo periodo dall’effetto avverso dell’inflazione visto.

Proprio le azioni infatti con la loro crescita di prezzo risultano da sempre il migliore “hedging” contro la perdita di potere d’acquisto del denaro.

4 Commenti

  1. mjordan79 23 Marzo 2021 at 23:30 - Reply

    Andatelo a dire a chi ha investito nell’MSCI World nel 2000 … Non ha ripreso investiti nemmeno in 15 anni …

  2. Andrea 21 Marzo 2021 at 12:27 - Reply

    Aggiungo: la storia insegna, ma l’investitore ha la memoria corta. Si parla ormai da mesi di bolla finanziaria sull’azionario americano, ma tutti fanno finta di nulla. L’unica via, ribadisco, è la diversificazione. Mai pensare di fare vagonate di soldi da questo o quello strumento: prodotti a leva, Bitcoin, titoli high yield etc.. Inutile ricordare le varie bolle, specialmente quelle all’inizio degli anni 2000. Ma rammentiamo quella più buffa dell’Olanda del 1600, che forse era già stata citata proprio in questo sito. A quel tempo In Olanda, gli investitori compravano bulbi di tulipani con l’obiettivo di rivenderli per fare lauti guadagni. Effettivamente ciò avvenne e la cosa andò avanti per un pò, poichè c’era la convinzione che il loro prezzo poteva solo aumentare. La cosa ridicola era che un bulpo di tulipano costava quanto lo stipendio medio di una famiglia olandese. Ma ad un certo punto i venti cambiarono e l’assenza di offerte in un’asta di bulbi fece scattare il panico. Molti investitori corsero a vendere e realizzarono lauti guadagni. Ma non tutti riuscirono a vendere pur avendo depositi pieni di bulbi di tulipano invendibili. Conclusione: nel giro di pochi giorni il prezzo dei tulipani crollò e gli investitori piu sprovveduti rimasero con carta straccia in mano, lasciando sul lastrico le loro famiglie.

  3. Andrea 17 Marzo 2021 at 11:26 - Reply

    Le mie riflessioni, rileggendo le prime frasi del tuo articolo, sono rivolte proprio alla diversificazione e che, negli investimenti, non ci sono pasti gratis. Se non si è accorti con una strategia il mercato prima di dà e poi ti toglie. In questi giorni è evidente che il bitcoin ha superato i 60.000 euro, buona pace per chi lo ha acquistato. Ma è anche vero che, guardando il mio portafoglio diversificato di ETF, c’è un’anomalia: tutti gli obbligazionari sono in perdita, mentre gli azionari globali sono esplosi: msci World +39%, msci Europe +21%, Emergenti IMI +52% etc….E’ chiaro che con questo tipo di portafoglio il guadagno è evidente considerando che è 70%Az/30% Obbl. Tuttavia ritengo che prima o poi arriverà uno storno di tutte le componenti finanziarie, dovremmo allora considerare un eventuale ribilanciamento precauzionale. Sembrerebbe quasi che la maggior parte degli investitori abbia spostato il capitale sulle componenti più a rischio trascurando il comparto obbligazionario. Comunque, sarebbe troppo ottimistico, per me, considerare un ulteriore aumento delle plusvalenze in uno stato di economia globale compressa dalla crisi.

  4. MisterK 16 Marzo 2021 at 21:31 - Reply

    Andrebbe tolto anche lo 0,2% di tasse gentilmente introdotto da Matteo Renzi.
    Ovviamente se usiamo un Total Return e ci concediamo un dividendo vendendo quote,
    la tassazione è solo sulla parte di plusvalenza
    e sarà quindi minore del 26% sul dividendo lordo “autogestito”.

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