La rete offre sempre spunti molto interessanti sia per chi è alle prime armi con il mondo degli investimenti, sia per chi vanta già una certa esperienza e in teoria pensa di poter rispondere alla domanda come investire nel modo migliore senza grandi problemi.
Ho trovato per esempio questa pagina sul sito americano di Vanguard che ritengo molto utile e da tenere sempre a portata di click.
Pagina fresca fresca di aggiornamento con i dati del 2020 che offre uno spaccato storico molto profondo (parliamo di 95 anni) di 9 asset allocation differenti caratterizzate da un peso azionario crescente.
Rendimenti medi annui, anni migliori e peggiori e numero di anni chiusi in perdita. Sappiamo che il passato non rifletterà quasi certamente il prossimo futuro, ma aiuta a capire cosa significa investire in un modo piuttosto che un altro.
La prima sorpresa arriva da un investimento 100% obbligazionario.
Sorvolando sul 6% medio annuo che appartiene per ora al mondo dei sogni, mi concentro su due numeri in particolare.
L’anno migliore è stato il 1982 con un guadagno del 45,5%. Avremmo potuto diversificare il portafoglio in tutte le maniere inserendo azioni ma questo numero è stato battuto nella storia solo da una allocation 100% azioni nel 1933. Pensate che 80% azioni 20% bond nello stesso anno realizzò il 45,4% piazzandosi 10 centesimi dietro l’anno memorabile del 1982 per i bond.
Il secondo elemento molto interessante è quello delle percentuali di anni in perdita rispetto al totale.
Un portafoglio 100% obbligazionario nella storia ha chiuso in perdita in 19 dei 95 anni analizzati (il 20% del tempo). Paradossalmente questa percentuale è più alta del numero di anni in perdita collezionati da un profilo di investimento con 20% di equity (17% del tempo in perdita), del 30% di equity (19% del tempo) e uguale a un più tradizionale 40/60.
Se in termini di frequenza questo risultato sorprende, si torna alla normalità quando si valuta l’anno peggiore. Un 100% bond nello scenario peggiore della storia ha bruciato l’8,1% nel 1969, un 40/60 10 punti in più (-18,4% nel 1931), un 100% azionario il 43,1% sempre nel 1931.
Considerando i livelli di duration raggiunti oggi da fondi e ETF obbligazionari per effetto di rendimenti prossimi allo zero, non possiamo escludere che questo record negativo di performance peggiore della storia possa essere battuto nel corso del 2021, almeno per i bond.
La partenza del 2021 è stata una delle peggiori dagli anni ’70 e le fiamme che si cominciano a vedere sui prezzi delle commodity potrebbe rinvigorire ulteriormente le aspettative di inflazione.
Provate a chiedere a un venditore di auto o ancora peggio di biciclette e capirete che prodotti finiti e componentistica in questo momento richiedono tempi biblici di approvvigionamento. Rompete irrimediabilmente il componente di un gruppo ciclistico Shimano e con alta probabilità dovrete appendere quella bici al chiodo per qualche mese. Oppure pagare un prezzo salato per averlo a disposizione. L’ inflazione è tornata.
Questo è solo uno dei tanti esempi di un fenomeno inedito che molti imprenditori stanno affrontando un pò inaspettatamente. Chi pensava che la ripresa economica sarebbe stata una passeggiata dovrà ricredersi; la globalizzazione non sta certamente aiutando a causa delle troppe delocalizzazioni selvaggie degli anni passati. Ma questo è un altro discorso.
Tornando ai nostri freddi numeri statistici possiamo però dire che vanno guardati e riguardati per capire una cosa banale, ma non scontata almeno nella mente degli investitori.
Mediamente 1 anno ogni 4 qualsiasi asset allocation scegliamo per i nostri investimenti, è altamente probabile che il segno meno davanti alla performance finale faccia capolino. Potremmo anche trasformare un concetto negativo in positivo. Ogni 4 anni ben 3 sono positivi superando di gran lunga i declini ciclici.
Quanto il segno meno sarà profondo dipenderà naturalmente dai rischi che decideremo di correre sui nostri investimenti e contestualmente quanto premio ci piacerebbe fosse riconosciuto ai nostri soldi.
Quando investiamo cerchiamo sempre din ricordare cosa la storia ha già raccontato. Naturalmente dobbiamo essere consapevoli della realtà che ci circonda e delle valutazioni attuali delle principali asset class, valutazioni che possono rappresentare una buona guida per pianificare gli anni prossimi venturi di mercati finanziari.
Chiediamoci se l’asset allocation che abbiamo scelto è giusta per noi è per i nostri obiettivi.
Chiediamoci se siamo disposti a perdere l’X% ogni Y anni.
Se tutte le risposte sono sì, dormiamo sereni la notte e godiamoci il processo di crescita progressivo dei mercati nel lungo periodo.
bellissimo peccano non mettano il time to recovery per ogni portafoglio
una precisazione : i dati dei 9 portafogli sopra sono riferiti al solo mercato usa giusto ? sarebbe interessante vedere la stessa logica ma applicata con i dati globali. Grazie
Bellissimo e interessante articolo, avanti così!!