By |Categorie: Investimento, Risparmio|Pubblicato il: 11 Ottobre, 2021|

La parola inflazione trova sempre più spazio nei dibattiti pubblici. Dal web alla tv, dalla radio fino alla carta stampata la variazione percentuale annua dei prezzi al consumo dopo anni di ibernazione sembra essere tornata in auge grazie agli effetti del Covid.

Anche il mondo degli investimenti e della pianificazione finanziaria in genere ha riscoperto un concetto che “stranamente” era stato lasciato per strada. Questa attenzione al rendimento reale di un investimento è già di per sè un risultato per l’educazione finanziaria di casa nostra (poi in quanti sono in grado di rendicontarvelo è un altro discorso), ma la vera domanda da fare al nostro consulente finanziario di fiducia (o a noi stessi se agiamo in autonomia) è questa.

Quale tasso di inflazione stiamo utilizzando per fare dei progetti di lungo periodo?

L’inflazione non è uguale per tutti. L’abbiamo scritto anche qui sul blog, ma come dice la stessa BCE sul suo sito ufficiale dedicato al tema, l’inflazione è un aumento del livello generale dei prezzi di beni e servizi acquistati solitamente dalle persone. È misurata come variazione media dei prezzi su un determinato periodo per un paniere di beni e servizi che sono solitamente acquistati in un’economia.

L’inflazione viene misurata a livello europeo ma anche a livello nazionale. La variazione dei prezzi al consumo italiana quasi mai è identica a quella spagnola piuttosto che irlandese. Quindi il dato che servirà per pianificare i nostri progetti finanziari sarà quello italiano e non quello europeo verso il quale tendenzialmente converge, senza però coincidere.

Esistono differenze fra i tassi di inflazione nazionali perché i prezzi sono diversi tra paese e paese per prodotti simili, Gli stessi comportamenti di spesa sono diversi tra i cittadini. La pasta avrà un peso nel paniere italiano superiore alla Finlandia, così come i wurstel saranno più importanti in Germania rispetto alla Grecia.

Ad esempio da giugno 2020 a giugno 2021 l’inflazione italiana è stata del 1,3%, quella portoghese del -0,6% quella francese del 1,9%.

Ogni decimale fa una grossa differenza nel lungo periodo di un rendimento reale e naturalmente quello che interessa a un italiano è appunto il dato annuale che fa riferimento al movimento dei prezzi all’interni dei confini nazionali visto che lì vive.

Ma questi sono i tassi ufficiali di inflazione forniti dagli uffici di statistica. Numeri che quasi mai coincidono con quelli della nostra inflazione personale. Grazie al blog Monevator autore di un articolo tarato sul pubblico inglese, ma anche ad una novità molto interessante arrivata dalla Banca Centrale Europea di recente, ho così deciso di approfondire il tema e se possibile fornire qualche suggerimento utile a tutti.

E’ possibile (e utile) calcolare la propria inflazione personale

Ogni anno gli istituti di statistica rivedono l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando contestualmente le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione.

Ogni anno però i nostri comportamenti di spesa mutano per effetto di variazione anagrafica, di stile di vita, di composizione familiare, ecc…

Euro, Soldi, Monete, Sembrare, Finanza

Quelli forniti dall’Istat sono numeri che sintetizzano un paniere medio di consumo di un italiano nel quale quasi mai ci ritroviamo.

Ad esempio chi non fuma o non mangia carne avrà dei parametri di riferimento diversi. Altre persone potrebbero non prendere i mezzi pubblici, altre ancora fare smart working e acquistare scarpe e vestiti di qualità e quantità diversa rispetto a chi va in ufficio ogni giorno. Altre persone ancora potrebbero preferire il monopattino all’auto o il pesce rosso al cane come animale domestico.

Ognuno di noi ha quindi comportamenti di spesa diversi e quindi tassi di inflazione differenti che evolvono nel tempo.

Il tasso di inflazione personale varia in base a età, zona geografica di residenza, abitudini di spesa, preferenze personali, hobby, composizione della famiglia, sesso, voglia di sbattersi a cercare promozioni, propensione al fai da te, utilizzo più o meno intenso del commercio online e tante altre variabili che rendono veramente tagliato su misura il tasso di inflazione di ognuno di noi.

Se facciamo un progetto finanziario, un calcolo seppur spannometrico di quanto diversa sia l’inflazione personale rispetto a quella nazionale è fondamentale.

Il pianificatore finanziario tende quasi sempre a caricare nei motori di pianificazione un 2% annuo ad esempio per 30 anni. Su questo vengono tarati piano di risparmio periodici, obiettivi finanziari, rendimenti attesi reali, ecc…

Ma se la nostra inflazione personale è del 6%, quel piano è destinato a naufragare o quanto meno a non raggiungere l’obiettivo previsto nei tempi prestabiliti. E come dico sempre, in finanza indietro non si torna.

L’inflazione è una mangiatrice di soldi e capire le sue dinamiche è fondamentale.

Comprendere quanto male fa l’inflazione ai nostri risparmi

Fin da bambini ci insegnano a ragionare sulla ricchezza in termini nominali. Il nostro piccolo maialino ha 100 €? Fantastico!

Quasi nessuno purtroppo ci dice che ogni anno che passa quel denaro perde valore. Ci illudiamo di avere 100 ma anno dopo anno il denaro di quel maialino acquisterà sempre meno beni o servizi se e quando decideremo di spenderlo.

Se poi a tutto questo aggiungiamo anche la tendenza naturale ad ancorarci tremendamente ai ricordi del passato, la frittata è fatta e non riusciamo a spiegare a noi stessi perché tutto oggi è così tremendamente caro.

Numerosi articoli di questo blog sono stati dedicati al tema e capire cosa significa la perdita di potere d’acquisto del denaro nel tempo è un qualcosa che ogni scuola dovrebbe insegnare ai propri studenti. Ma ahimè spesso questo non succede.

L’inflazione annua media italiana degli ultimi 20 anni è stata del 1,4%.

Questo significa che ciò che 20 anni fa costava circa 750€ oggi costa 1000€. Oppure che ciò che oggi acquistiamo per 1000€ fra 20 anni, ipotizzando il medesimo tasso di inflazione, costerà 1300€ circa. 

Fa una certa differenza per le nostre finanze se gli importi crescono, ma soprattutto questo esempio spiega perché i nostri lamenti, una volta costava tutto meno, sono veramente giustificati.

Una volta costava tutto meno e 70 anni fa costava ancora meno. Effetto inflazione non certamente per colpa di quell’esoso del macellaio all’angolo.

E se ci pensiamo bene, per tutta la vita questo lento ma inesorabile nemico erode la nostra ricchezza.

I 1000€ di oggi regalati dal nonno al nipotino appena nato fra 70 anni avranno un valore reale di soli 377€.

Ecco spiegato uno dei motivi più pressanti e forti che ci spingono ad investire i nostri risparmi.

Stando fermi bruceremo il frutto di tanti sacrifici senza neanche provare a contrastare gli effetti negativi.

Appurato che è buona cosa provare a calcolare il nostro tasso di inflazione personale, come facciamo appunto a calcolarlo e utilizzarlo per i nostri fini di investitori?

Nell’articolo della prossima settimana vi spiegherò qualche regola di buon senso utile proprio per raggiungere questo obiettivo.

Leggi anche: Inflazione personale, come calcolarla (e utilizzarla) nel mondo della personal finance (seconda parte)

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