By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 21 Febbraio, 2022|

Investire in obbligazioni è rischioso. Un messaggio che tanti risparmiatori che hanno affidato il ruolo di protezione del capitale allo strumento finanziario comunemente noto con il nome di obbligazione oggi stanno comprendendo. Quando però i tassi salgono i prezzi delle obbligazioni scendono, questo è uno dei concetti basilari del mondo degli investimenti. Siccome i tassi non salgono per sempre, è certo come l’alternarsi del giorno con la notte che nemmeno i prezzi delle obbligazioni scendono in eterno. Nonostante il terrore mediatico che accompagna qualsiasi fase negativa di mercato, oggi dimostrerò perchè nessun investitore perde soldi se investe sul mercato obbligazionario nella maniera corretta seguendo adeguato un piano di investimento.

Cosa sta succedendo sul mercato obbligazionario?

Il 2021 non si è chiuso bene per chi ha investito in obbligazioni. Mentre gli antagonisti dell’azionario festeggiavano una delle annate migliori del secolo, il possessore dei cosiddetti titoli a reddito fisso ha messo in archivio una performance negativa.

Un mix di obbligazioni europee di alta qualità (titoli di stato e corporate bond) ha perso il 3,5% del suo valore. Un mix di obbligazioni globali a cambio coperto ha perso il 2,6%. Solo chi ha investito con il rischio valutario aperto ha visto aumentare il proprio capitale.

Il 2022 è cominciato anche peggio con perdite che in soli due mesi hanno superato quelle dell’intero 2021. Perdite teoriche, almeno fino a quando lo strumento non viene venduto sul mercato.

Perché i media mainstream non pensano al nostro benessere finanziario

Nei momenti di tensione finanziaria le testate giornalistiche specializzate si buttano a capofitto sulla notizia. Frustrate da anni di mercati azionari super tonici, stanno trovando nel mercato obbligazionario quella fonte di ispirazione capace finalmente di alimentare le paure degli investitori più prudenti e quindi sensibili a notizie negative.

L’Economist a inizio febbraio è andato in stampa con una copertina dal titolo “How High Will Interest Rates Go?”. La mia personalissima considerazione. Questa è una buona notizia.

Ma come una buona notizia? Le obbligazioni non perdono valore quando i tassi salgono?

Corretto, ma come tante volte ho scritto su questo blog, quando le copertine dei magazine o i titoli di apertura dei TG arrivano sul fenomeno, ormai il mercato ha già fatto buona parte del suo sporco lavoro di riaggiustamento dei prezzi. Intanto la pancia dell’investitore va in fermento.

Se ho investito in obbligazioni con l’intento di proteggere il mio risparmio, ho necessità di comprendere cosa sta accadendo, di avere risposte e soprattutto di difendermi.

Panico e incertezza alimentano vendite (di asset finanziari e di copie). Più le vendite (di asset finanziari e di copie) si fanno consistenti, più c’è interesse nel pompare il fenomeno da parte di società private con fini di lucro alle quali non interessa nulla delle nostre finanze personali.

Perché i guru non esistono

Dal 2000 lavoro nel mondo finanziario e ho visto cambiare attori e temi, ma il film è sempre lo stesso.

Potrei citare decine di casi. Ma come non ricordare il guru dei bond Jeffrey Gundlach che nel 2016 pronosticò rendimenti obbligazionari americani doppi nel giro di cinque anni. A fine 2021, al posto del 6% previsto da Jeff, un titolo di stato americano offriva un ben più misero 1,5%; praticamente la metà dei rendimenti del 2016.

E che dire di un altro mostro sacro del mercato obbligazionario, Bill Gross, che sempre nel 2016 aveva previsto lo scoppio della “supernova” delle obbligazioni a tasso negativo.

Evidentemente il buon Bill non si era accorto che qualcuno aveva bagnato le polveri della dinamite. Chi ha comprato obbligazioni statali americane nel 2016 si ritrova oggi con un dignitoso rendimento annuale del 2%.

Non stiamo vivendo tempi eccezionali

Osservando i numeri tutto questo disastro non c’è stato e molto probabilmente nemmeno ci sarà.

Negli ultimi 25 anni un paniere equipesato di titoli di stato americani e obbligazioni internazionali ha offerto un rendimento annuo composto del 4,8% con una volatilità annua pressoché identica.

Abbiamo vissuto una fase irripetibile di ribasso globale dei tassi di interesse (e quindi salita dei prezzi) con i livelli più bassi della storia toccati nel 2020. Questo non posso ignorarlo.

Chi vi scrive è convinto che se di bolla speculativa dobbiamo parlare questa si è creata nel mondo obbligazionario, non certo su quello azionario.

Un riallineamento verso l’alto dei tassi è quindi fisiologico. In alcune aree geografiche abbiamo vissuto l’era di tassi addirittura negativi. Ma siamo realisti. Un titolo di stato americano a 10 anni paga oggi il 2% di rendimento annuo, lo stesso dell’estate 2019. Quello tedesco lo zero virgola. Eppure nell’estate 2019 nessuno strillava in modo isterico che l’investimento obbligazionario era finito.

Di strada da fare davanti a noi per tornare a una presunta normalità ne abbiamo ancora tanta. Tra il 2009 e il 2019 i tassi decennali americani hanno galleggiato tra 1,3% e 4%. Lecito pensare a questo come uno scenario possibile nei prossimi anni.

Non ho la capacità di prevedere il futuro, ma negli Stati Uniti un titolo con scadenza a 10 anni per passare dal 2% di rendimento offerto nel 1940 al 4% impiegò quasi 20 anni. E per passare dal 4% al 8% servirono altri 15 anni.

Questi fenomeni di generale rialzo dei tassi di interesse richiedono tempo e, impennate troppo violente nei rendimenti, portano a inevitabili recessioni economiche che a loro volta creano le condizioni per un successivo ribasso dei tassi.

La storia sembra dirci che forse non stiamo vivendo momenti così eccezionali sul reddito fisso.

Leggendo i dati statistici quasi secolari dei tassi di interesse americani scopriamo che il 35% del tempo è trascorso con rendimenti sotto la soglia del 3%.

Prevedere il rendimento futuro di un investimento obbligazionario non è difficile

Oggettivamente dobbiamo ammettere che oggi un investitore obbligazionario sta ottenendo esattamente quel risultato che la matematica dei rendimenti attesi aveva previsto diversi anni fa.

Un Bund tedesco nel 2012 veniva acquistato con un rendimento a scadenza del 1,8%. Un T-Note americano offriva qualche punto base in più. Un titolo di stato inglese il 2%. Tanto per intenderci dieci anni fa eravamo in piena tragedia greca con un Btp italiano che poteva offrire agli investitori rendimenti superiori al 7%.

Ma sulle obbligazioni di alta qualità la previsione del rendimento futuro dell’investimento è semplice e ad altissima probabilità di realizzazione.

Photo by eberhard grossgasteiger on Pexels.com

Il capitale investito oggi in obbligazioni americane, tedesche o inglesi ha una una ragionevole certezza di essere rimborsato a scadenza. Le cedole reinvestite, grazie al meccanismo della capitalizzazione composta, determinano un rendimento finale leggermente superiore a quello facciale della cedola stessa. Quindi reinvestendo il 2% di cedola ogni anno, alla fine dell’investimento otterrò un rendimento del 2 virgola qualcosa oltre naturalmente al rimborso integrale del capitale investito.

I problemi, in teoria, arrivano quando investiamo in strumenti che mantengono costante la durata finanziaria dell’investimento come fondi e ETF. Questo significa che i gestori cercheranno di avere in portafoglio obbligazioni mediamente con la stessa durata finanziaria.

In teoria, perché in pratica il rendimento annuo composto di uno strumento a replica passiva in obbligazioni europee negli ultimi 10 anni è stato del 2,7%. Tutto torna se consideriamo che nel calcolo sono entrate anche una quota parte di obbligazioni societarie con rendimenti più elevati (premio per il rischio e rimborso a scadenza non sempre garantito) e che abbiamo vissuto dieci anni di trend discendente nei tassi di interesse praticamente privi di default eu emittenti societari e statali.

Il rendimento annuo composto di uno strumento a replica passiva in obbligazioni governative globali negli ultimi 10 anni è stato di 1,5%. Ancora una volta tutto torna visto che questa era la remunerazione promessa a chi comprava obbligazioni una decade fa. Lo zero virgola visto nel 2020 è la promessa di rendimento del mercato per il 2030. Tutto sempre al lordo di costi, fisco e effetto cambio.

Prevedere quindi con un buon livello di affidabilità il ritorno di un investimento obbligazionario non è così complesso come per le azioni.

Basta annotare su un foglio il rendimento delle obbligazioni di più alta qualità sulla scadenza a 10 anni.

A quel punto avremo a disposizione gratis una eccezionale macchina del tempo in grado di comunicarci quale sarà il rendimento finale del nostro investimento (al lordo di tasse, inflazione, improbabili probabilità di default e rischio cambio). Eventi di mercato possono temporaneamente allontanarci dal percorso come sta accadendo oggi, ma si tratta di fenomeni isolati che un investitore di lungo periodo può tranquillamente ignorare.

La storia dice che con le obbligazioni non si perdono mai soldi

Utilizzando il sempre prezioso database online del professor Aswath Damodaran della New York University, abbiamo la possibilità di esplorare dati statistici quasi secolari delle obbligazioni americane.

Scopriamo così che dal 1927 l’investimento in un titolo di stato americano con scadenza costante decennale, ha chiuso l’anno in perdita diciotto volte. Praticamente una volta ogni cinque anni l’investimento in obbligazioni perde valore. E durante queste fasi le perdite possono essere consistenti e in doppia cifra come vediamo da questo grafico che rappresenta i cosiddetti drawdowns (escursioni dai massimi ai minimi di prezzo).

Fonte: Portfoliovisualizer

Nei primi ventuno anni del secolo corrente gli episodi di segno meno nell’investimento obbligazionario sono stati quattro. Siamo in media.

Se il 2022 chiudesse con l’ennesimo segno meno saremmo di fronte a un evento epocale? No visto che il biennio 1955-1956 e 1958-1959 si chiuse con due anni di perdita consecutivi; eppure a distanza di quattro anni il recupero delle perdite fu completato.

Ma c’è una buona notizia nonostante tutto.

Se investiamo per sfortuna in obbligazioni di alta qualità in un anno nel quale si registra una perdita (come il 2021), la storia secolare americana ci dice che a distanza di quattro anni, in ben diciassette occasioni, gli investitori hanno recuperato il capitale. In un solo caso il recupero non c’è stato (1959) con 100 $ investiti nell’anno negativo che si trasformarono dopo quattro anni in 99,50 $. Minusvalenza accettabile.

Un investimento in titoli di stato americani a distanza di dieci anni ha sempre ottenuto un rendimento positivo. Quindi se il concetto che nel lungo periodo (oltre 20 anni) le azioni non hanno mai perso soldi è da sempre pubblicizzato come un punto di forza dell’investimento azionario, lo stesso bisognerebbe raccontare per quello obbligazionario.

Con quali prospettive di battere l’inflazione è tutto un altro paio di maniche. I lettori del blog hanno ampio materiale per inquadrare ancora meglio questa mia affermazione all’interno del proprio piano di investimento.

Attenzione però. Questi sono numeri validi solamente per investimenti effettuati su indici che solo gli ETF possono replicare al 100%.

Se l’investimento viene effettuato in fondi obbligazionari con costi annui anche superiori al 1% il recupero delle perdite è altamente improbabile e la storia non è quella che ho appena raccontato.

Photo by Tina Nord on Pexels.com

Per concludere:

  • Se ho investito 1000 euro nel 2021 in una singola obbligazione di alta qualità con rendimenti a scadenza compresi tra 1% e 1,5%, fra 10 anni ho una elevatissima probabilità di avere a disposizione un capitale di circa 1.105-1.160 euro a scadenza. Acquistando un titolo, il rialzo o il ribasso dei tassi non mi interessa perchè ho davanti una scadenza certa. Unico rischio la mancanza di diversificazione.
  • Se ho investito 1000 euro nel 2021 in una singola obbligazione a rendimento negativo semplicemente… mi verranno restituiti meno soldi di quelli investiti. Pessimo affare.
  • Se sono impaurito dalle perdite accumulate finora sugli investimenti obbligazionari devo mantenere la calma e non vendere oggi se quella quota parte di obbligazioni fa parte del mio piano di investimento di lungo periodo. La storia dice che tra il 2025 e il 2026 esiste una elevata probabilità di vedere già azzerate le attuali minusvalenze.
  • Se ho investito 1000 euro in strumenti come ETF obbligazionari di alta qualità, quello che ho detto al primo punto ha una probabilità di realizzazione vicina al 100%.
  • Se ho investito 1000 euro in fondi comuni di investimento, a causa dei costi elevati di questi prodotti, delle cedole modeste e della statisticamente provata incapacità dei gestori di battere il mercato nel lungo periodo, le probabilità di recupero stanno quasi a zero.
  • Se ho investito 1000 euro in obbligazioni societarie ad alto rendimento, obbligazioni emergenti, bond bancari subordinati e altre robe di questo tipo, devo essere consapevole che ho contrattualmente acquistato obbligazioni ma con un rischio da azioni. Sono entrato in un territorio dove nulla è garantito.

Buon investimento.

16 Commenti

  1. MisterK 3 Marzo 2022 at 10:09 - Reply

    Ieri sera ho comprato due pile AA.
    Mi servivano per la mia sfera di cristallo a pile. Che ho acceso stanotte per leggere Dostoevsky (sembra sia illegale a Milano in questi tempi, non ditelo in giro. a me piace: lo leggevamo al liceo).
    Al momento i BTP 10y rendono 1,6%. Inflazione = 5,7%. Ogni anno perdiamo il 4% secco (non conto tasse, costi). In termini reali tra 10y avremo perso il 33% del valore.
    Ma guardiamo la sfera.
    Vedo i governi che monetizzano il debito. La China invade Taiwan (lo dice Trump).
    La NATO, ANKUS etc etc mettono sanzioni da manuale.
    Fine della globalizzazione. Inflazione 10% annuo (dove comprerò le mie lampadine Philips a risparmio energetico Made in China?). Le banche centrali: una operetta ottocentesca.
    Mentre guardo la sfera accesa, mi chiedo. Che senso ha comprare carta colorata? (alla fine questo sono le obbligazioni).
    Mi viene tanta voglia di avere solo beni reali (mi compro un orto e lo affitto?)
    E niente. Pile scariche. Chissà se potrò comprare ancora quelle cinesi (buone, costano poco).
    Non citatemi la storia dei dati economici. Le performance passate non sono un buon indicatore delle performance future.

  2. Cristian 23 Febbraio 2022 at 07:27 - Reply

    Vale lo stesso se si possiede in portafoglio un etf obbligazionario a lunga scadenza, quindi con titoli a 10/15 anni? Questo etf non sconta un ribasso dovuto alla presemza di titoli a lunga scadenza con un tasso molto piú basso di quello che sará per i prossimi? É il primo commemto che inserisco e mi sento in dovere di farvi i complimenti per questo ottimo, utile e speciale blog finanziario. Grazie

    • archeowealth 23 Febbraio 2022 at 08:14 - Reply

      Grazie Cristian per i complimenti. Sì il ragionamento è fatto anche e soprattutto per questi tipi di ETF con le cosiddette duration lunghe. I reinvestimenti delle scarse cedole ma soprattutto dei titoli in scadenza aumentano il potenziale di rendimento dell’investimento facendo sì che fra 10-15 anni il tuo rendimento nominale sarà più o meno quello a scadenza oggi dal paniere di titoli dell’ETF. Poca roba lo so ma difficilmente si perderanno soldi. Diverso il discorso al netto dell’inflazione dove la perdita è praticamente certa a meno che non ripiombiamo un pò a sorpresa in deflazione. Ecco perchè è sempre importante diversificare i propri investimenti. In ogni ambiente ci sarà qualcosa che andrà meglio e altro che andrà peggio. L’importante è che la nava si muova complessivamente avanti riducendo al minimo i danni che le inevitabili tempeste apporteranno durante il percorso.

  3. Nicola B. 22 Febbraio 2022 at 19:21 - Reply

    Anzitutto complimenti Giovanni, se hai preso un ETF Global Inflation-Linked 3 anni fa ci hai visto giusto…! Considerato come va l’inflazione… Tornando però al tema principale, ed esaminando un iShares Core Global Aggregate, alla data di oggi il YTM (rendimento a scadenza medio ponderato) è del 1,52% (lordi ovviamente). Mi domando: ma ha senso “entrare” in un titolo del genere? E’ poco meglio della liquidità (con i rischi che comporta avere comunque un titolo che oscilla col mercato). E poi, conviene una posizione secca oppure un PAC (con ulteriori costi)? Grazie a tutti.

    • archeowealth 22 Febbraio 2022 at 19:49 - Reply

      I livelli sono quelli del 2019. Ricordo anche allora gli stessi dubbi che la pandemia spazzò via per l’intero 2020 quando i tassi andarono a zero virgola. Non chiederti se i livelli attuali hanno senso. Chiediti piuttosto a cosa serve nel tuo piano di investimento una tipologia di strumento di questo tipo. Se darai qualche risposta di buon senso adatta a te a questa domanda allora è ok 1% come 5% di rendimento. Consocerlo il futuro…. Posizione secca o PAC dipende da quanto investi, dal tuo capitale complessivo, da come ribilanci, insomma ci sarebbe da parlarne per un pò….

      • Nicola B. 22 Febbraio 2022 at 20:15

        Ovunque si parla di diversificazione come unica certezza, quindi, anche i Bond debbono (credo, da quello che ho capito e appreso) far parte di un paniere ben diversificato. Solo che mi piange il cuore a sapere di “entrare” su uno strumento che perde regolarmente da anni…

      • archeowealth 22 Febbraio 2022 at 20:57

        Perde da anni? Non so a cosa ti riferisci, ma i bond non perdevano da parecchio tempo prima del 2021. Nonostante tutto questo calo ancora oggi un Global Aggregate Bond a 3 anni porta a casa quasi il 7% di performance. E i tassi negativi li abbiamo in buona parte smaltiti. Il problema è l’inflazione, ma su questa perdi ancora di più su un conto corrente rispetto a un titolo che porti a scadenza. Ma ripeto vedilo come ammortizzatore della macchina. Se ti sparo 2000 euro di preventivo per sostituirli ti piange il cuore, ma che fai? Vai in giro senza?

      • Nicola B. 22 Febbraio 2022 at 21:38

        Ah ah è vero…! 😛

    • Giovanni 22 Febbraio 2022 at 21:14 - Reply

      In realtà, devo essere sincero, non avevo la sfera di cristallo. Io sono un Investitore classico: massima diversificazione e te lo dico solo perchè questa regola nasce dalla modestia di non comprendere tutte le vicessitudini del mondo dei mercati. Ho comprato l’Inflation Linked perchè avevo il dubbio che sarebbe arrivato questo momento, ma era anche giusto metterlo nel portafoglio. Come ho messo pure l’ETF Commodity. E anche l’ETF Gold ha rialzato la testa anche a causa della guerra Russia-Ukraina. Quindi non è l’unico che ha guadagnato. Certo fa specie che il Global Aggregate Bond perda. Però tieni presente che, sempre in assenza di sfera di cristallo, ho anche la liquidità per sopperire alla situazioni che si prospetteranno. Il problema che non si verifichi uno squanquasso dei mercati con una guerra in Europa. All’investitore questi eventi possono anche andar bene perchè rappresenta l’occasione per acquistare. Quindi tenete d’occhio i mercati. Ma alla fin fine anche il buon Global Aggregate Bond me lo terrò, anzi ne ho già acquistato un pochino per mediare. Poi il tempo farà il suo corso e ritornerà alla media. Beh….sui forum c’è chi non ha più comprato questo ETF Aggregate ed ha tenuto tutta la liquidità sul C/C in attesa. Altri hanno fatto la scelta sul lungo periodo di comprare solo ETF Azionari. Diciamo che ognuno deve fare delle scelte. Io ho preferito comunque tenere questo ETF Global Aggregate ugualmente. Ma io non ho niente da dolermi, il mio portafoglio è in guadagno………certo la situazione non è rosea. L’importante per me è non perdere e non fare scelte azzardate di cui potrei pentirmi. Ribadisco….nei periodi di calma magari ci buttiamo nel Trash pur di guadagnare, magari con cedole sostanziose………poi quando il vento cambia direzione per l’nflazione ed i mercati si fanno traballanti anche per uno scenario di guerra cominci ad andare nel panico pensando, col senno del poi, che forse avevi fatto il passo più lungo della tua gamba. Quindi, sempre massima diversificazione

      • Nicola B. 23 Febbraio 2022 at 13:58

        Ciao Giovanni, grazie per la dettagliata risposta. Il tuo plan è pieno di buon senso. Da quel che mi sembra di capire: nessuna corsa al “guadagno forsennato”, una diversificazione fatta di un paniere molto differenziato e acquisti from-time-to-time per mediare e accumulare. Se posso fare una domanda: negli acquisti sporadici tieni conto del fattore commissionale per l’acquisto? Grazie.

  4. Giovanni 21 Febbraio 2022 at 11:30 - Reply

    Beh, si le cose stanno così, ma volevo sottolineare una cosa. Un riaggiustamento ce lo potevamo aspettare perchè sulle obbligazioni non si poteva andare avanti all’infinito con tassi negativi. Ma non sono così sicuro se i risparmiatori che hanno scelto di avere un portafoglio con quasi 100% di azionario abbiano fatto la giusta scelta, almeno per quelli che non investono a lungo termine. In pancia questi ETF Obbligazioneri, che tutti deteniamo, hanno titoli con basso rendimento e prima che ci sarà un ricambio passeranno alcuni anni. In altre parole meglio, comunque, avere sempre un portafoglio equilibrato. Chi, come me, ha nel portafoglio un ETF Inflation Linked sà che ha guadagnato un 10%. C’è anche da dire che nessuno conosce come andrà in futuro, se gli obbligazionari cominceranno a guadagnare molti risparmiatori saranno più propensi a spostare il rischio dell’azionario comprando di nuovo ETF obbligazionari. Non sappiamo in realtà l’azionario come potrà reagire. Non abbiamo ancora considerato l’effetto a breve termine che potrà avere la guerra Russia-Ucraina sui portafogli Azionari Europei prospettando un effetto “crisi” all’inizio della pandemia covid-19. Potrebbe causare uno sconquasso azionario, come potrebbe essere l’occasione per un acquisto. Quindi in definitiva non mi preoccuperei di questo riaggiustamento degli ETF obbligazionari se un risparmiatore possiede un portafoglio equilibrato, però bisogna essere sempre preparati alle sorprese inaspettate degli eventi e dei mercati.

    • Giuseppe 21 Febbraio 2022 at 17:33 - Reply

      10% ? Sono curioso mi dai l’isin ??? Voglio proprio vederlo questo 10 !!!

      • Giovanni 21 Febbraio 2022 at 18:29

        Xtrackers Global Inflation-Linked Bond UCITS ETF 1C EUR hedged LU0290357929 comprato quasi 3 anni fa, mi rende il 12% (da come si evidenzia dal mio portafoglio che non ti posso postare), tutti gli altri obbligazionari globali sia Governativi, Societari e Aggregate sono in perdita. E’ l’unico e rappresenta solo il 18% della mia componente obbligazionaria. Se vai su JustETF il grafico è chiaro. Mi sembra un po’ strano il tuo stupore…………..è logico che se l’hai comprato in questi mesi perde……..il suo grafico non mente.

  5. Cristiano 21 Febbraio 2022 at 08:19 - Reply

    Per l’aspettativa di rendimento di un ETF obbligazionario di alta qualità, dovrei controllare il rendimento a 10 anni del sottostante?

    • archeowealth 21 Febbraio 2022 at 08:36 - Reply

      prendi un factsheet di un ETF global aggregate per esempio, vai alla voce yield to maturity del portafoglio. Ad esempio iShares Global Aggregate oggi ha un YTM del 1,74%. Se invece vai solo su euro, quindi Eur Aggregate Bond sempre iShares a oggi hai ytm di 0,65%. Naturalmente questi numeri sono al lordo di costi ETF (0,1%), imposta di bollo (0,2%) e tassazione su cedole (12,5%). Il rialzo dei tassi tendenzialmente aumenterà un pochino il rendimento finale se la tendenza proseguirà grazie al reinvestimento a condizioni migliori delle scadenze.

      • Cristiano 22 Febbraio 2022 at 08:15

        Grazie!

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