By |Categorie: Investimento, Risparmio|Pubblicato il: 17 Luglio, 2023|

Non è la prima volta che leggo o ascolto contenuti dove si fanno tanti bei sogni pieni di euro su quello che potrebbe accadere se, per ogni nuovo nato italiano, venisse aperto un investimento destinato a rimanere tale fino all’età della pensione.

La classica dote di nascita da 1000, 5000 o 10000 euro che, investita sui mercati finanziari, potrebbe addirittura far diventare milionario il neonato cittadino italiano.

E la spesa non sarebbe neanche così elevata. Con 400 milioni all’anno di euro si potrebbero offrire 1000 euro ad ogni nuovo nato in Italia.

Tagliando qualche spreco si potrebbe arrivare tranquillamente a 10 mila euro a testa.

Premesso che lo Stato già sta provvedendo in tal senso con l’assegno unico universale (qui trovate un mio articolo sul tema), purtroppo sappiamo bene che questi soldi si perdono in mille rivoli della vita familiare senza andare efficacemente a colpire l’obiettivo.

Le spese quotidiane devono essere finanziate e l’investimento viene affidato ad estemporanee attività individuali, soprattutto da parte di persone con un alto livello di educazione finanziaria.

Ammesso e non concesso che ci si trovi di fronte a questo virtuosismo, è comunque impossibile pensare che questi denari arrivino fino ai 65 anni senza essere utilizzati dai futuri adulti per altri fini.

E qui starebbe la buona idea di un conto di Stato che impedirebbe l’utilizzo preventivo di questo tesoretto da parte del neonato quando sarà adulto e capace di intendere…e di spendere.

Cosa succederebbe a 10 mila euro investiti alla nascita?

Ma cosa succederebbe a 10 mila euro investiti, ad esempio, su un fondo bilanciato investito senza interruzioni per 65 anni?

Ipotizzando un rendimento del 7% annuo composto e, voglio essere generoso, costi dello 0,5% in regime esentasse, quali fortune accumulerebbe il nostro fortunato ragazzo o ragazza appena atterrato sul patrio suolo? Facciamo due conti.

I 10 mila euro si trasformerebbero in 675 mila euro dopo 65 anni di investimento.

Con poco più del 7% di rendimento il milione di euro non sarebbe un sogno impossibile. Ma…

All’interno del libro “Come investire il mio primo euro” ho commentato anche questa ipotesi, smontando molte delle illusioni che alimentano il sogno. Che può essere raggiunto, ma seguendo altre strade.

L’inflazione è una mangiatrice di soldi silenziosa e ce ne accorgiamo immediatamente con qualche esempio.

Ipotizzando un valore di inflazione medio del 3% all’anno, il sogno di avere un figlio milionario a spese dello Stato si ridimensiona e non di poco.

Prendiamo il nostro milione di euro e proviamo ad attualizzarlo ai valori attuali. Il risultato è di quelli che non ti aspetti.

Il milione di euro del 2088 equivale a 145 mila euro di oggi. Il valore di una casa popolare di periferia neanche tanto grande che lo Stato ha pensato bene di garantirci per trascorrere una vecchiaia sotto un tetto. Sotto questo punto di vista potremmo considerare la misura socialmente utile.

E l’ipotesi che ho fatto è stata estremamente semplificata. Costi di gestione bassissimi, rendimenti generosi, no tasse, no prelievi.

La realtà è ben diversa dall’illusione e va coltivata nel modo più corretto e purtroppo, mi duole dirlo, fuori dal girone della spesa pubblica.

Una ricetta che ho suggerito nel libro (con annesso trucchetto per aggirare l’inflazione) è la seguente.

Investiamo 100 euro al mese incrementando ogni anno il versamento del 3% per abbattere la perdita di potere d’acquisto della moneta. Una sola condizione. Non si può mai vendere nulla, solo ribilanciare quando serve.

Naturalmente l’impegno sarà tutto sulle nostre spalle di risparmiatore, ma quello che uscirà saranno 2,4 milioni di euro disponibili all’età di 65 anni.

Anche in questo caso, in termini di potere d’acquisto attuali il tutto verrebbe ridimensionato ai 350 mila euro di oggi, però quasi due volte e mezzo il valore precedente.

Ecco che a questo punto una dote di Stato potrebbe essere molto più utile per integrare un futuro ritiro dal mondo del lavoro che farà diventare i neonati di oggi, persone finanziariamente molto meno fragili (e più educate) di domani.

Buon investimento.

 

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