By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 9 Luglio, 2015|

Sentite spesso parlare di Var, volatilità, diversificazione, risk parity e tanto altro come strumenti che possono permettere di monitorare e controllare il rischio mantenendo efficiente il portafoglio. Poi un bel giorno Grecia ed Europa rompono le trattative le borse perdono in apertura il 5% (in Cina si era arrivati fino a -10%) e tutti i modelli di rischio cominciano a ballare pericolosamente perché basati su serie storiche troppo tranquille. E’ come andare in mare aperto con un materassino confidando sul fatto che il mare è stato calmo negli ultimi due mesi, poi arriva la tempesta non prevista dai meteorologi ed il materassino affonda.
La voglia e soprattutto la convinzione del genere umano di tenere tutto sotto controllo, compreso il rischio finanziario, prima o poi genera delusioni, ridimensionamenti e sofferenze. Cercare di ingabbiare il rischio in finanza è un comportamento che trova la sua ispirazione principale nel comprensibile desiderio dell’uomo di non soffrire, nel non accettare periodi di perdita, nel non subire emotivamente della volatilità dei mercati.

Ogni crisi è fondamentalmente uguale per certi aspetti generali a quelle passate, ma tremendamente diversa nelle cause che la scatenano. Davvero pensate che esiste un algoritmo o un modello matematico in grado di proteggere i vostri soldi dalle correzioni di mercato? Dai su siamo seri.

Più volte ho accennato su questo blog a quanto importante possa risultare la diversificazione e la completezza di un asset allocation (compresi i bond governativi quindi) nel proteggere a costo quasi zero gli investimenti. Proteggere non vuol dire evitare ed i costi saranno sicuramente inferiore a quelli di cervellotici prodotti da laboratorio finanziario.

Sempre più complessi, sempre più accattivanti, sempre più sicuri. Guardatevi lo splendido film Jurassic World e ditemi se la follia degli scienziati non assomiglia a quella degli ingegneri finanziari anche nella ciclica ripetitività storica.

A proposito di dolori da perdita ho trovato questo ottimo sito che secondo me vale più di qualsiasi stress test e che può aiutarvi a curare certi istinti pericolosi.
Inserite il vostro capitale iniziale e poi il valore attuale dell’investimento. Ho fatto l’ipotesi di un capitale iniziale di 50 mila euro che subisce una perdita del 30% e che si trova quindi con 35 mila Euro. Ovviamente il fastidio è tanto, ma già tengo a precisare come, per un portafoglio bilanciato 60% azioni 40% bond, siamo di fronte ad un ipotesi parecchio estrema. Se il nostro bravo investitore continuerà con il suo piano di accumulo dei risparmi da 200 euro al mese, con un rendimento reale atteso del 3% (5% di rendimento annuo nominale – 2% di inflazione) dopo 4 anni e 1 mese rivedremo il pareggio (ovvero saremo di nuovo in possesso dei nostri soldi compresi quelli da versamento mensile aggiuntivo).

dinky

La nostra mente ci spingerebbe a fare un ragionamento di autoprotezione con una vocina che ci direbbe: “Pericolo scampato, vendo tutto metto sul conto corrente e chiudo definitivamente con gli investimenti finanziari”.

Peccato che lo sconforto abbia dominato i vostri pensieri. Dopo 10 anni (quindi al 15 esimo anno del nostro grafico) vi ritrovereste ad avere il doppio dell’importo (circa 100 mila) frutto del combinato effetto di risparmio aggiuntivo e di effetto capitalizzazione composta.
Alzando il rendimento nominale del vostro portafoglio al 7% annuo (mantenendo sempre al 2%) l’inflazione, il tempo di recupero dalle perdite sarebbe ovviamente più breve, 3 anni e 4 mesi, ma soprattutto già al 12 esimo anno del vostro piano vi trovereste con un capitale raddoppiato.

La prossima volta che vi ritroverete con meno soldi di quanti ne avete messi sul piatto degli investimenti (e avrete fatto tutto per bene compresi costi, diversificazione, piano di accumulo, ecc…) aprite questo link e fate qualche simulazione, magari l’istinto del suicidio finanziario si allontanerà da voi.

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