Il lunghissimo bull market che ci ha accompagnato dal 2009 a quanto pare è terminato. Con il crollo degli ultimi giorni la borsa americana ha così messo fine ad una delle cavalcate più esaltanti e prolungate della sua storia.
Dalla celebre chiusura di 666 punti di marzo 2009 la borsa statunitense è salita del 410% esclusi i dividendi. Da quel momento è partita una correzione.
E’ praticamente impossibile che esista sulla faccia della Terra un investitore che è stato capace di catturare tutta questa performance. I più tenaci e distaccati (ma sono in pochi) hanno portato a casa almeno la metà di questa performance, una fetta importante ha visto raddoppiare il capitale. Gli scettici sono entrati alla fine di questa corsa ed ora imprecano.
Una correzione che porta via un quarto del valore del nostro investimento (o meglio della attuale valorizzazione di mercato) fa male, questo è ovvio. Ma siccome nulla sale in eterno ogni tanto l’orso bussa alle porte e chiede il conto.
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Questo momento è purtroppo arrivato. I prezzi subiscono un ridimensionamento poichè gli operatori si attendono in futuro utili più bassi dalle aziende, forse una recessione economica o addirittura una depressione. Chi può saperlo.
Ogni correzione che genera un bear market ha una causa diversa da quella precedente. Ma ogni volta sono gli utili aziendali previsti in contrazione la causa scatenante del calo nei prezzi.
Non ho idea di quale forma assumerà questo bear market.
Soft (quindi compres0 rtra il -20 e il -30%) oppure brutale (tra -30% e -50%) o addirittura devastante come quello del 1929.
Di certo questo bear market è cominciato in maniera decisamente più violenta rispetto ai casi del passato. Cosa signigica questa eccezionalità lo capiremo in futuro.
Grazie al sempro ottimo blog awealthofcommonsense.com nella tabella seguente possiamo vedere uno dietro l’altro i bear market storici della borsa americana in termini di perdita massima, di mesi e anni necessari a tornare in pari.
Come vedete c’è di tutto. Dal drammatico bear market della Grande Depressione che si prese l’86% delle quotazioni di borsa, fino a correzioni non tanto dissimili da quelle viste finora. Dal 1928 mediamente il tempo per recuperare le perdite è stato di circa 2 anni, ma anche su questo dato c’è molta dispersione e quindi non contiamoci troppo.
Nelle due ipotesi peggiori la storia ci ricorda che ci vollero rispettivamente 6.4 e 13.3 anni per reuperare il denaro investito. Abbiamo questo tempo davanti a noi? Se sì allora è comprensibile il disappunto ma possiamo stare tranquilli e portare avanti il nostro piano. Se no, beh allora Houston abbiamo un problema e come nel celebre film Apollo 13 dobbiamo cercare una via di uscita.
E’ chiaro che l’impatto della perdita determina anche il guadagno necessario per tornare in pari. A tal proposito consigliamo la rilettura dell’articolo l’impatto delle Perdite
Se questo bear market dovesse fermarsi a poco più del 20% basterà circa un 25/30% per tornare in pari.
Se invece si estenderà al 50% allora per recuperare dovremo fare +100%. Se poi dovessimo assistere a perdite simil Grande Depressione allora servirà oltre il 600% di guadagno per recuperare le perdite.
Il grafico dell’indice Msci World (azionario mondiale) ci mostra quale percorso grafico potrebbe assumere l’indice dell’azionario mondiale. La disesa potrebbe fermarsi qui, oppure tornare sotto i massimi del 2000 e del 2007 o addirittura tornare sui minimi del 2003 e del 2009.
Con un calo del 70% torneremo proprio su quei livelli ed è altamente probabile che l’economia entri in una spirale di depressione.
Ovviamente non possiamo escludere nulla.
Però possiamo fare qualcosa di utile ripassando il nostro piano di investimento, controllando e verificando se per noi è sostenibile.
Come detto prima, possiamo permetterci un calo del 70% perchè davanti abbiamo ancora tanto tempo e soprattutto tanti risparmi da investire a prezzi da “svuoto tutto”? Ok allora andiamo avanti dopo aver opportunamente ribilanciato l’investimento se necessario.
Il prossimo bull market sarà bellissimo se lo cavalcheremo nel modo più corretto ed appropriato al nostro profilo di rischio, sempre con un occhio attento agli obiettivi che ci siamo dati.
Ci siamo accorti che dopo questa correzione non dormiamo la notte perchè fra 4-5 anni ci serviranno tutti i soldi investiti? Beh allora abbiamo sbagliato l’asset allocation meglio cambiare finchè siamo in tempo.
Questa prima parte di 2020 certamente non riscca di soddisfazione è anche utile anche per capire che tipo di investitore siamo. Un bell’esempio di test del nostro profilo di rischio che stiamo vivendo nella realtà.