By |Categorie: Educazione finanziaria|Pubblicato il: 16 Settembre, 2022|

In questo nostro ormai lungo viaggio educativo all’interno del mondo degli ETF abbiamo capito che il costo di un ETF non è esclusivamente rappresentato dalle spese correnti indicate sui KIID informativi. Esistono infatti anche altre voci di spesa interne ed esterne allo strumento che sommate tra loro definiscono il cosiddetto TCO (Total Cost of Ownership), il costo totale di possesso di un ETF.

Un’informazione, quella del TCO, difficilmente reperibile in rete se non per alcune sue componenti visto che è composta da voci di costo dipendenti da fattori non controllabili di mercato oppure per loro natura soggettive in quanto diverse da investitore a investitore.

Nonostante questa precisazione gli ETF rappresentano ad oggi uno degli strumenti più a buon mercato per investire sui mercati azionari e obbligazionari. Soprattutto se confrontati con un fondo di investimento.

Cos’è un fondo comune di investimento e le differenze con l’ETF

Prima di andare avanti voglio però aprire una parentesi per spiegare che cos’è un fondo comune di investimento. Non ci sono sostanziali differenze rispetto all’ETF se non che il fondo (a parte alcune rare eccezioni) non è quotato sul mercato di borsa come l’ETF.

Mentre l’ETF ha un valore di NAV (il valore del patrimonio del fondo con ogni singolo titolo che lo compone) che non sempre coincide con il prezzo di mercato (quello che effettivamente utilizziamo per acquistare o vendere l’ETF). Il fondo di investimento ha invece sempre e solo un NAV di fine giornata che altro non è che il prezzo di acquisto o di vendita che ci verrà riconosciuto quando decideremo di entrare o uscire sul fondo.

Dal punto di vista tecnico non ci sono grandissime altre differenze.

Il denaro che verseremo all’ETF o al fondo per investire sarà segregato e al riparo dai creditori dell’emittente. La diversificazione è garantita e i nostri investimenti sono una frazione di un investimento ben più ampio effettuato assieme ad altri investitori in giro per l’Italia, l’Europa o il mondo.

Il fondo, a differenza dell’ETF, solitamente (ma non necessariamente) ha una gestione attiva con un team di specialisti che cercano di catturare le migliori opportunità di mercato per riuscire ad offrire rendimenti più alti del benchmark di riferimento del fondo.

L’ETF invece replica passivamente un indice e il suo scopo come sappiamo è quello di realizzare la stessa performance dell’indice stesso.

I costi minori dell’ETF derivano proprio dal fatto che attività di ricerca, selezione titoli, team di gestione e tanto altro se sono presenti, hanno costi ovviamente più bassi rispetti a quelli di un fondo di investimento.

Esistono altre piccole differenze che riteniamo essere irrilevanti per un piccolo investitore che sta cercando il miglior strumento sul quale investire.

Non tutti i fondi sono più costosi degli ETF

Ci tengo a dire che è sbagliato, sbagliatissimo dire che i fondi di investimento sono sempre più cari degli ETF.

Sono più cari quelli riservati alla clientela al dettaglio, categoria alla quale apparteniamo noi comuni mortali investitori.

Se andiamo sul sito pubblico di Morningstar e cerchiamo per il medesimo fondo che abbiamo acquistato dalla nostra banca di riferimento lo stesso fondo, ma in classe istituzionale o addirittura super istituzionale, ci accorgeremo dell’enorme differenza di costo.

Il motivo? Semplice gli investitori istituzionali (ovvero banche, assicurazioni, ecc…) sono disposti ad acquistare volumi superiori rispetto a quelli che acquisterebbe un investitore ordinario e per questo sono in grado di spuntare prezzi più bassi. Allo stesso tempo tra gli investitori istituzionali e l’emittente del fondo non si pongono altri intermediari come tra noi investitori al dettaglio e l’emittente del fondo.

Ecco un esempio.

Prendendo uno dei tanti articoli sul sito di Morningstar.it a caso digito l’isin del fondo Fidelity Global Dividend classe I. La I sta per istituzionale. Le spese correnti indicate nel KIID sono di 0,89% all’anno. Lo stesso fondo con classe di collocamento F (una delle classi destinata al piccolo investitore) ha un costo di 2,39%. L’1,4% in più in un anno senza considerare i costi extra KIID e le commissioni di sottoscrizione.

La differenza tra classi istituzionali e non nei fondi di investimento

Solitamente i fondi di investimento, istituzionali e non, hanno costi crescenti in linea con la rischiosità dell’asset sottostante. Mi spiego meglio. Se compro un fondo obbligazionario mi aspetto di spendere un pò meno rispetto ad un fondo azionario. E in effetti è così come conferma anche l’analisi sui costi effettuata da ESMA qualche anno fa e che abbiamo segnalato in un precedente articolo.

Nel mondo degli ETF non è così, anzi a volte è l’esatto opposto. Solitamente sugli indici azionari ed obbligazionari più celebri i costi molto bassi sono equivalenti.

Ad esempio nel caso dell’ETF iShares S&P500 il costo annuo è di 0,07% che è lo stesso di iShares Usd Treasury Bond 1-3 yrs.

I mercati azionari e obbligazionari americani sono i più liquidi e capitalizzati del mondo e quindi tra obbligazioni e azioni non ci sono grandi differenze.

Dove però le inefficienze e la liquidità di mercato si restringono assistiamo ad una sorta di capovolgimento rispetto ai fondi di investimento. Ad esempio l’ETF di iShares che investe sui mercati azionari emergenti costa 0,18%.L’ETF che opera sempre sui mercati emergenti, ma obbligazionari, costa 0,45% all’anno.

Si dice che gli ETF sono democratici perché rendono accessibili all’investitore a basso costo una buona parte di obbligazioni e azioni globali.

Bisognerebbe anche aggiungere che questa democratizzazione è vera anche fra asset class, azionario e obbligazionario in particolare. Non troverete mai un fondo obbligazionario con costi superiori a quelli azionari all’interno della stessa area geografica. Nel mondo degli ETF è possibile.

Queste le differenze principali tra fondi e ETF. L’alfa, ovvero il valore aggiunto che la gestione attiva degli investimenti dovrebbe apportare all’investimento, sappiamo per certo che non è un fattore che incide sulla differenza finale di un rendimento di lungo periodo di un investimento.

Il cuore del discorso si sposta quindi sull’aspetto dei costi, la causa principale dell’incapacità di 9 fondi su 10 di battere nel lungo periodo il proprio benchmark di riferimento.

Il calcolatore online che abbiamo messo a disposizione nella sezione risorse utili del blog può essere di aiuto nel quantificare in termini monetari queste differenze.

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