Esistono diversi ingredienti che rendono eccellente una ricetta finanziaria di decumulo del capitale. Alcuni di questi molto spesso ingiustamente ignorati. Mi dispiace per alcuni dei nostri affezionati lettori che fanno di prodotti finanziari e portafogli modello la base del loro mestiere, ma questi due fattori non dovrebbero essere in cima alla lista delle “cose da fare” quando pianifichiamo un percorso di indipendenza finanziaria.
Perché preferiamo evitare di pensare a scenari poco piacevoli
Quando trattiamo il tema dell’alimentazione, oppure di vizi come fumare o giocare d’azzardo, tendiamo sempre a evitare di educare noi stessi sulle cose spiacevoli che potrebbero accadere in un futuro più o meno remoto. Questo ci porta completamente fuori strada, in vicoli sempre più angusti dai quali è difficile uscire.
Nel mondo dell’investimento, soprattutto in quello che riguarda la gestione di un patrimonio durante la fase post lavorativa, per ottenere un eccellente risultato di pianificazione dobbiamo proprio partire da quante probabilità di lasciare questa vita abbiamo da oggi in avanti.
Capisco che il discorso possa non essere piacevole, ma l’aspettativa di vita media è la prima pietra dalla quale partire in un processo di pianificazione. Insomma, è un rituale un po’ triste ma indispensabile per ottenere un ottimo risultato finale.
A questo punto qualcuno potrebbe anche ragionare in modo semplicistico ed estrapolare in rete il dato di vita media che lo riguarda sulla base del sesso che madre natura ci ha attribuito alla nascita.
Trovato questo numerino e sempre semplificando la questione, potremmo affermare che abbiamo il 50% di probabilità di vivere di più e il 50% di vivere di meno rispetto alla vita media. Apparentemente un’affermazione incontestabile. In realtà stiamo commettendo un errore.
Analisi superficiali possono avere effetti molto negativi sul risultato finale
Il nostro stile di vita ha infatti la sua importanza.
Alimentazione sana, movimento, no fumo e alcolici, mente attiva, sono solo alcuni dei fattori che possono spingere più in alto quel 50% di probabilità di vivere più a lungo dell’aspettativa di vita media per persone della nostra età e sesso.
L’aspettativa di vita è cresciuta in tutto il mondo occidentale negli ultimi decenni. E questa è una bella notizia.
In soli 25 anni noi italiani abbiamo visto crescere la speranza di vivere di oltre il 6%, passando dai 78 a 83 anni. Un dato limato all’ingiù causa Covid (nel 2021 l’aspettativa è di 82,4 anni) che naturalmente vede una netta distinzione tra uomini e donne. I primi vivono mediamente 80,1 anni, le seconde 84,7.

https://ourworldindata.org/
Quando prendiamo la decisione di vivere di rendita con il nostro capitale, a partire ad esempio dai 65 anni in avanti, se siamo uomini sappiamo che mediamente dobbiamo avere a nostra disposizione almeno 15 anni di denaro sufficiente a finanziare la vita quotidiana. Quasi 20 se siamo donne. E se siamo una coppia anche di più.
Raccontare con superficialità la bellezza di vivere di rendita senza fare un calcolo delle probabilità di sopravvivenza è un errore clamoroso da dilettanti allo sbaraglio.
Purtroppo tante persone si fanno abbagliare in rete da video, musichette e parlantina facile assumendo informazioni che nuoceranno gravemente alla loro salute.
Come quantificare il rischio di sopravvivenza ed evitare errori fatali
Esiste un rischio che gli assicuratori conoscono molto bene, quello di sopravvivere oltre la media della popolazione.
Per noi questo rischio si traduce nel sopravvivere più del nostro capitale finanziario.
Il rischio di sopravvivenza o di longevità si materializza nel momento in cui abbiamo speso tutto il nostro gruzzoletto e la pensione pubblica non è più in grado di finanziare il tenore di vita della nostra famiglia.
Una pianificazione seria deve quindi tenere conto anche della probabilità che si vada oltre la vita media per un numero di anni tale da farci stare relativamente tranquilli nella fase del decumulo. Ma non finisce qui.
Un errore comune in fase di pianificazione è quello non solo di standardizzare tutto quanto su un numero di anni (di solito 30), ma anche di stimare ciò che potrebbe succedere a un solo componente della famiglia.
Se siamo in due le probabilità che almeno uno dei due possa sopravvivere oltre un certo periodo di tempo sono più alte. Il grafico fonte J.P.Morgan seppur basato sui numeri americani mette in luce proprio le probabilità dell’evento.

Fonte: Guide to Retirement 2022 J.P.Morgan Asset Management
Fondamentale conoscere perciò alcuni rudimenti di base della statistica. E soprattutto dedicare tempo e studio a un processo che non può essere standardizzato. E che per questo viene fatto solo a livello “artigianale” da alcuni consulenti finanziari proprio perché non riproducibile su scala industriale.
Ma torniamo al nostro dato di aspettativa media di vita.
Calcolare la corretta aspettativa di media
Una media è una sintesi di una popolazione composta da individui che vivono in luoghi e con stili di vita diversi.
Un buon punto di partenza per affinare il nostro dato personale è quello di consultare le tavole di mortalità Istat. Attraverso un comodo menù a tendina possiamo indicare anche le informazione del luogo in cui viviamo. La speranza di vita che emergerà sarà differente a seconda di dove abbiamo deciso di fissare la nostra residenza abituale.
Chi vi scrive vive a Bologna e secondo le tavole statistiche potrebbe avere una speranza di vita media di ulteriori 32 anni partendo dai 50 attuali. Ripetere lo stesso esercizio per il rispettivo compagno o compagna determina una prima preziosa informazione per la pianificazione.

https://demo.istat.it
L’esercizio più corretto dovrebbe essere quello di prendere in considerazione il dato di aspettativa di vita alla nascita, più basso naturalmente, ma i miglioramenti continui nello stile di vita hanno dimostrato che questo numero rischia di essere sotto stimato.
Raffinata quindi la media sulla base del nostro luogo di residenza entra in gioco un altro fattore, salute e stile di vita.
Lo stile di vita conta
Esistono studi statistici che genericamente misurano la maggiore longevità di chi non fuma o fa attività fisica regolare tanto per fare due esempi.
Quello che serve a un pianificatore è però avere delle probabilità.
In Italia non ci sono strumenti del genere ma potremmo ad esempio accontentarci di questo calcolatore online fornito dal governo inglese. Alla probabilità di vita media si sommano le probabilità di arrivare fino a 100 anni.

Fonte: https://www.ons.gov.uk/
Sicuramente esiste qualcosa di più valido in rete, ma questo sito americano che si basa sulle informazioni elaborata dall’associazione statunitense degli attuari offre qualche informazione in più che mi è stata utile nel mio processo di pianificazione personale.
Il difetto principale di questo calcolatore è che le tavole di mortalità sono quelle degli americani (che vivono mediamente meno degli italiani).
Il pregio principale è quello di tenere conto nel calcolo dell’aspettativa di vita dello stato di salute attuale e di alcuni vizi come il fumo.
Si può facilmente effettuare online e in maniera assolutamente gratuita una simulazione personalizzata.
Basta inserire alcune informazioni anagrafiche, di genere e di salute essenziali per determinare la nostra probabilità di sopravvivenza intesa non solo come singoli, ma anche come famiglia.
La data di ritiro dal mondo del lavoro è personalizzabile così come le informazioni relative al nostro compagno/compagna.
Quello che otterremo da questo simulatore è una probabilità di sopravvivenza per noi, per la nostra compagno o compagno e per entrambi per ogni blocco di anni da 60 (se è questa l’età scelta per il ritiro) a 100.
Quantificare in modo ancora più raffinato il rischio di sopravvivenza
Questa informazione è molto utile perché ci permette di quantificare in maniera più precisa e gestibile il rischio di sopravvivenza.
Andiamo sul concreto. La probabilità che il sottoscritto ad esempio possa arrivare a soffiare sulla 95esima candelina è del 26%, inferiore al 36% di mia moglie.
Ma il simulatore fa anche altro. Indica quale probabilità esiste fra 30, 35 o 40 anni di essere ancora presenti in due oppure di essere single.
Secondo i dati del simulatore c’è un 32% di probabilità di essere ancora qui insieme dopo 30 anni partendo dai 60 anni di età. Probabilità che si riduce al 3% fra 40 anni, ma attenzione.
C’è una possibilità del 39% che uno dei due sia ancora su questa Terra fra quattro decadi.
Ecco perché sarebbe da irresponsabili non tenerne conto nell’elaborazione del piano di indipendenza finanziaria per tutta la mia famiglia.

Fonte: https://www.longevityillustrator.org
Come muoversi una volta raccolti i dati
Cosa fare a questo punto della pianificazione?
A parte vivere bene la nostra esistenza presente cercando di progettare con serenità quella futura, il mio suggerimento è quello di utilizzare lo scenario più ottimistico che emerge dal simulatore online. Ad esempio quello con il 10% di probabilità di realizzazione. Capite la differenza rispetto all’evoluzione del capitale affidato ai mercati finanziari? In quel caso andremo a prendere lo scenario tendenzialmente meno favorevole per non rimanere sorpresi da sequenze di rendimenti avverse. Quando ragioniamo sull’aspettativa di vita dovremo prendere quello tendenzialmente più favorevole, sempre per stare sul sicuro.
Il simulatore di longevità mi dice che esiste una possibilità piccola (ma neanche così tanto) del 10%, che fra 36 anni saremo ancora in due a goderci il nostro gruzzoletto.
Un buon compromesso per creare un piano di decumulo tarato sulle abitudini di spesa di due persone impostato sui 36 anni (e non sui 30 iniziali) mi fa stare “dalla parte dei bottoni”.
Forse qualcuno riterrà tutti questi calcoli inutili e anche un po’ macabri.
Io li definirei responsabili. Poi ovviamente ciascuno di noi può decidere in autonomia come pianificare il proprio futuro finanziario.
Personalmente (e professionalmente) preferisco sempre stare dalla parte delle maggiori probabilità di successo.
In questo caso specifico ciò che dobbiamo assolutamente cercare di comprendere è la nostra probabilità di sopravvivenza.
Pianificare su un orizzonte temporale fisso senza fare dei ragionamenti aggiuntivi è semplice, ma incompleto.
Bisogna adattare il numero alle nostre stime di longevità tenendo anche conto di chi ci accompagna. L’ufficio nazionale di statistica ci offre sotto questo punto di vista molte informazioni utili. Informazioni da integrare e migliorare per considerare anche alcuni fattori personali.
Meglio essere conservativi quando si pianifica il rischio di longevità
Ma quali sono le conseguenze di questo nostro atteggiamento più puntuale e conservativo in fase di pianificazione?
Una delle più importanti conseguenze è che prelevare capitale ogni mese o anno a un tasso percentuale fisso non è la migliore delle soluzioni.
Essere flessibili con un tasso di prelievo variabile diventa a questo punto la soluzione consigliata per vivere con un tasso di prelievo sostenibile.
E naturalmente anche il capitale che dobbiamo mettere da parte per il futuro subirà una revisione allungando i tempi necessari per garantirci una maggiore probabilità di successo.
Le simulazioni che vengono fatte per definire un tasso ottimale di prelievo del capitale hanno sempre delle percentuali di insuccesso, questo è normale e inevitabile.
Se le probabilità di insuccesso sono pari a zero probabilmente avremo scelto un tasso di prelievo molto basso. Se prossime al 50% avremo scelto un tasso di prelievo troppo elevato e correremo il rischio di sopravvivere al capitale.
Se però riusciamo a raggiungere un equilibrio tale da avere ad esempio percentuali di successo del 90% combinate a un orizzonte temporale che già sposa lo scenario probabilistico più favorevole quanto a longevità, avremo raggiunto un ottimo compromesso in termini di funzionalità ed efficacia del progetto.
La pianificazione diventa quindi estremamente personalizzata, si complica ancora un po’, ma diventa più precisa e sostenibile.
Quello che serve per essere più sereni è aver fatto tutto il possibile di fronte a eventi imprevedibili, ma fino ad un certo punto.
Il rischio di vivere troppo con il rimpianto di aver risparmiato troppo poco va ridotto ai minimi termini.
Buon investimento.