La fortuna ha fatto piovere una grossa somma di denaro sul nostro conto corrente bancario. Dopo aver (giustamente) festeggiato, ed essersi tolti magari pure qualche sfizio, dobbiamo decidere qual è la strategia migliore di investimento per gestire e far crescere tutto questo denaro nei prossimi anni.
Ingresso graduale sui mercati finanziari oppure entrare con tutto e subito?
Che si tratti di eredità, vincita oppure una ricca buonuscita dal mondo del lavoro, questa è la domanda che si pone ogni persona che si trova in questa fortunata situazione.
Due sono le alternative se non vogliamo lasciare depositati su un conto corrente tutti questi soldi. E visti i chiari di luna sul mondo bancario non è mai una buona idea eccedere i canonici 100 mila euro (e nemmeno aprire decine di conti correnti) anche solo per qualche giorno.
Investire direttamente sui mercati finanziari tutta la somma, oppure entrare con gradualità attraverso ingressi scaglionati e progressivi destinato a durare anche anni? Questo è il dilemma.
Gli americani chiamano queste due tecniche Lump Sum (LS) e Dollar Cost Averaging (DCA). Esistono ormai diversi ricerche che confermano la migliore efficacia finanziaria dell’una rispetto all’altra, con dei però che andremo ad analizzare insieme in questo articolo.
Prima di addentrarci in quale delle due strategie è più opportuno utilizzare, un breve ripasso di che cosa è il piano di accumulo del capitale può essere utile.
Cos è il Piano di Accumulo del Capitale
Il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) è la strategia perfetta per chi non ha grandi capitali disponibili, ma entrate regolari da stipendi, affitti o rendite varie e vuole investire sui mercati finanziari con cadenza periodica (mensile, trimestrale, semestrale, annuale). Quando le risorse sono limitate non ci sono grandi dubbi su qual è la strada migliore da intraprendere. Nel caso presentato nel primo paragrafo è evidente che le risorse le abbiamo già ma la strategia funziona esattamente allo stesso modo. Alla parola accumulo sostituiamo ingresso, ma l’esercizio sarà lo stesso.
Essendo una pratica utilizzata prevalentemente per mercati con rendimenti volatili come quelli azionari, il PAC ha il grande vantaggio di mettere da parte la soggettività del momento di entrata sul mercato (market timing), evitando nello stesso tempo un ingresso “tutto subito” che psicologicamente potrebbe provocare disagio in caso di discesa paurosa nel valore dell’investimento poche settimane o mesi dopo l’acquisto.
Questo blog ha già dedicato diversi articoli al tema del piano di accumulo, articoli ai quale rimando per ripassare alcuni concetti di base di questa tecnica di investimento.
Piano di Accumulo (PAC), una soluzione di Investimento buona per tutte le stagioni
Dollar Cost Averaging o Piano di Accumulo
Il Piano di Accumulo tradizionale ha la caratteristica di utilizzare un importo periodico solitamente fisso (ad esempio i classici 100 € al mese), ma esiste anche una versione variabile più efficace in certe fasi di mercato come il Value Averaging.
La gestione del VA si priva però di una delle caratteristiche più vantaggiose del PAC, quello dell’automatismo dell’investimento. Infatti le quote acquistate saranno diverse di volta in volta e questo richiede una certa complessità di gestione per l’investitore. Ma la tecnica del Value Averaging ha anche dei pregi che ho illustrato in questo articolo.
Oggi, come detto, vogliamo però capire se una somma di denaro cospicua ha più senso che venga investita tutta e subito sui mercati azionari oppure se è meglio procedere per gradi. Vi anticipo subito che c’è un vincitore finanziario, che però non stravince.
Il vincitore finanziario e quello morale della sfida
Inutile stare qui a perdersi in simulazioni cervellotiche visto che c’è già qualcuno di autorevole che prima di noi ha fatto una serie di esercizi molto utili a supporto del quesito che vogliamo risolvere.
Ma prima di andare a vedere cosa dicono queste ricerche voglio portare una prova concreta di cosa è successo dall’inizio di questo ventunesimo secolo scegliendo una strada rispetto all’altra.
Investendo realmente 200 $ nell’ETF SPY che replica lo S&P500 dal 2000 a fine 2022 (versamenti totali di 55.200 $) un investitore si ritroverebbe con oltre 180 mila $ di capitale per un guadagno del 227%.

Fonte: buyupside.com
Ripetendo lo stesso esercizio, ma investendo immediatamente i 55.200 $ all’apice della bolla speculativa di internet del 2000, il risultato finale sarebbe stato, a fine 2022, di un capitale pari a 230 mila $ per una performance complessiva del 318%.
Sono 50 mila euro di differenza a favore dell’investimento in unica soluzione, nonostante quattro bear market in 23 anni. Questo potrebbe essere già considerato uno scenario molto estremo visto che comprende anche la cosiddetta decade persa 2000-2010.
A questo punto mi aspetto però la classica critica dei sostenitori del PAC.
Ma quei soldi, noi adepti del PAC, non li abbiamo investiti tutti. In parte sono rimasti disponibili e potevano essere investiti altrove, ad esempio sul tranquillo mercato monetario o su un titolo di Stato a breve scadenza rinnovato a scadenza.
Osservazione giusta, non sempre praticabile in modo agevole, ma che teoricamente con un “decumulo” organizzato da un fondo monetario a un fondo azionario potrebbe avere una sua ragione di esistere.
Voglio allora accontentare la vostra curiosità. Ho simulato un decumulo di 200 $ al mese (la simulazione è fatta con i dati americani) partendo dai 55.200 $ di partenza per 23 anni ipotizzando di rimanere investito in fondi monetari con tutto ciò che non finisce temporaneamente nel PAC.
Quello che rimarrà nella simulazione sarà il valore aggiunto generato da questo tipo di gestione sicuramente più efficiente del PAC. Come sempre lordo tasse e costi di transazione.

Fonte. Portfoliovisualizer
Il risultato della simulazione è il seguente. Mantenere investito il risparmio non utilizzato nel PAC sul mercato monetario ha generato un “avanzo” di circa 16 mila $ che, sommato ai 180 mila di partenza, porta il risultato finale a 206 mila.
Il PAC è comunque perdente confermando quello che stiamo per vedere.
Una ricerca spiega perché conviene investire tutto il prima possibile sui mercati
Nel 2012 Vanguard ha pubblicato un’interessante ricerca dal titolo “Dollar-cost averaging just means taking risk later”.
Cercherò di sintetizzare i punti chiave di quella ricerca che metteva a confronto un piano di accumulo annuale con un investimento in unica soluzione su un orizzonte temporale di 10 anni. L’esercizio della ricerca venne replicato anche su portafogli non esclusivamente 100% azionario USA.
Utilizzando i dati storici della borsa americana dal 1926 al 2011 (e quelli disponibili dagli anni ’70 e ‘80 per la borsa inglese e australiana), i ricercatori hanno analizzato i periodi decennali rolling nei quali le due strategie potevano essere implementate. Rolling significa che i dati sono stati calcolati replicando la strategia per ogni blocco di 10 anni. Ad esempio 1926-1936, 1927-1937, 1928-1938 e così via fino all’ultimo 2001-2011.
La conclusione di questa ricerca è stata che il Lump Sum (quindi l’investimento in unica soluzione) è risultato vincente nei due terzi del tempo mediamente del 2,3% in termini di rendimento complessivo sulla decade (2,2% in UK e 1,3% in Australia).
Quindi non è vero che il PAC (Dollar Cost Averaging all’americana) è sempre stato perdente e non è vero che tra una tecnica e l’altra tecnica si apre un abisso. Stanno tornando quindi le buone notizie per la strategia del piano di accumulo.

Fonte: Vanguard
Questo risultato è stato di recente rinforzato da un’altra ricerca di Vanguard dal titolo “Cost averaging: Invest now or temporarily hold your cash?”. I ricercatori hanno spiegato perché accade quello che la ricerca del 2012 aveva già fatto emergere.
Ad esempio nel periodo 1976 – 2022 l’azionario è stato un investimento migliore della liquidità nel 76% del tempo e l’obbligazionario nel 68% del tempo. Nella maggior parte del tempo l’investimento in azioni è vincente e quindi conviene partecipare il più a lungo possibile.
Il PAC ha avuto la sua finestra di gloria soprattutto nelle fasi di mercato declinanti, confermando la capacità della strategia di ridurre la volatilità dell’investimento complessivo. Sul mercato americano il PAC ha visto un declino nel valore dell’investimento nel 17% del tempo contro il 22% dell’investimento una tantum.
Anche utilizzando metriche di rendimento aggiustate per il rischio (ad esempio Sharpe Ratio) il vincente delle simulazioni risulta nella maggior parte dei casi l’investimento in unica soluzione.
La storia dimostra quindi che il premio al rischio viene ripagato, rendendo preferibile l’investimento immediato senza troppi pensieri sul timing.
Ma visto che siamo investitori non sempre razionali l’entrata progressiva ci fa sentire più a nostro agio
Nella maggior parte del tempo infatti i mercati azionari tendono a salire. Ma per l’investitore che mal sopporta le correzioni di mercato, il PAC non è una strategia sbagliata e soprattutto è stato dimostrato che non perde così tanto terreno nel confronto con l’altra strategia tali da giustificare una netta preferenza dell’uno rispetto all’altro.
Poi c’è la gestione “emotiva” dell’investimento. Se le perdite infliggono dolori più che doppi rispetto ai guadagni, il PAC è un ottima medicina per abbassare la soglia del dolore.
Dipende naturalmente anche dai contesti. Nelle fase dove il toro galoppa forte il distacco tra le due strategie si amplia, ma le correzioni che mediamente una volta ogni quattro-cinque anni accompagnano i mercati contribuiscono a riequilibrare la situazione in un tipico effetto fisarmonica.
Un’altra ricerca condotta da Ben Felix di PWL Capital nel 2020 dal titolo “Dollar Cost Averaging vs Lump Sum Investing” ha allargato l’analisi ad altri mercati internazionali come quello tedesco, giapponese e canadese.
Praticamente le metriche sono le stesse utilizzate da Vanguard. PAC annuale spalmato su 10 anni di tempo per un investimento 100% azionario. Dal 1970 al 2020 mediamente l’investimento in unica soluzione ha prevalso nel 64% dei casi rispetto al PAC, con un vantaggio annuo di rendimento dello 0,38%.

Fonte: Pwl Capital
La ricerca di PWL Capital conferma l’ovvio, ovvero che il PAC (Dollar Cost Averaging) fa meglio nelle correzioni di mercato, ma guadagna meno nelle fasi di rialzo, più numerose e prolungate.
L’analisi condotta da Ben Felix ci spiega anche cosa succede quando investiamo tutta la posta sul mercato azionario in un momento in cui le metriche fondamentali (in questo caso il Cape di Shiller, il rapporto tra prezzo e utili aggiustato per il ciclo economico) ci stanno dicendo che i mercati sono cari.
Il mercato americano conferma la totale indifferenza per la strategia visto che l’investimento tutto subito batte il PAC nel 63% del tempo.
L’investimento immediato di una somma considerevole sui mercati è quindi finanziariamente la scelta migliore nella maggioranza dei casi.
Allungando i parametri temporali (15, 20 e 30 anni) la statistica vincente del “Lump Sum” migliora costantemente; questo è ovvio visto che nel lungo periodo le quotazioni azionarie tendono a crescere.
Ma non sappiamo cosa ci riserveranno i prossimi anni e non sappiamo nemmeno quali e quante correzioni di borsa dovremo metabolizzare.
Nell’arco di 10 anni una volta su tre vince il PAC. Siccome dobbiamo rimanere investiti per riuscire a realizzare gli obiettivi pianificati, questa è una notizia importante per la nostra mente di investitore non sempre razionale. Avere qualche dito legato (ma non tutta la mano) non è poi così negativo.
Investire richiede non solo conoscenze di finanza, ma anche di materie come le scienze umane e sociali vista l’incidenza non irrilevante dei nostri comportamenti nel risultato finale.
Proprio questo fattore smussa, e non di poco, il vantaggio di una tecnica rispetto all’altra.
Rimanere in gioco è decisivo per il progresso di lungo periodo che vogliamo assicurare al nostro capitale e il PAC ha la grande capacità di allontanare rimpianti (sono entrato sui massimi, accidenti), rabbia (scende ogni cosa e io non ho più cartucce da sparare) e depressione (ho investito tutto e non mi rimarrà nulla).
Le elaborate simulazioni che chiunque potrà metterci di fronte per dimostrare la bontà di una strategia rispetto all’altra servono a poco.
Con esiti numericamente così ravvicinati come quelli che abbiamo visto poco fa, quello che conta è essere tranquilli e consapevoli di fare la cosa giusta.
E questo valore morale nessun foglio di calcolo potrà mai conteggiarlo.
Buon investimento.
Buongiorno, una domanda che può sembrare banale: il pmc solitamente ad ogni ingresso di nuova liquidità cambierà, quindi se compro ad un prezzo più basso del pmc, si abbasserà e per contro se compro ad un prezzo più alto, aumenterà. Ma se invece disinvesto qualcosa all’interno di un etf o fondo? cosa accade al pmc?
Ho comprato da poco il libro e ho recensito su amazon!! Tantissimi spunti interessanti
Grazie Lorenzo, anche dell’apprezzamento per il libro e mi fa molto piacere che stati trovando tanti spunti interessanti. L’obiettivo era proprio quello. Bene così.
Riguardo alla domanda, se ho ben capito tu chiedi cosa succede al pmc quando vendi una parte degli ETF. Rimane identico. Quando acquisti nuove quote ovviamente varia perché cambia la base di capitale investita a prezzi diversi, ma quando vendi è vero che il capitale scende, ma non stai introducendo nuove quote, stai solo rimuovendo quelle già esistenti che dal minuto successivo all’ultimo acquisto è come se diventassero un unico acquisto fatto al pmc. E infatti fiscalmente il calcolo del cap gain si applica sul prezzo medio di carico.
Grazie come sempre della rispsota..Perfetto… era proprio questo dubbio che avevo… Ora è chiaro. Il pac lo vedo come una sorta di “paracadute emotivo” per chi ha paura di entrare tutto subito nel mercato o per chi deve costruirsi il capitale. Tendenzialmente il mercato sale e con il pac presumo che si acquisti a prezzi sempre maggiori. Poi un conto è impostare il pac su investimenti ancora nelle fasi iniziali: hp 500 euro su un etf che cuba 4000 euro ha un impatto diverso rispetto a 500 euro su un etf che cuba 50000 euro.. il pmc non inciderà molto… corretto come ragionamento?
Esattamente così. Il risparmio conta moltissimo (più del rendimento) all’inizio del percorso, ma quando il capitale diventa più sostanzioso quello che ha il peso maggiore nel determinare il successo dell’investimento è l’evoluzione delle performance. Ecco perché è importante aggiustare il tiro del rischio man mano che ci si avvicina all’obiettivo per esempio.