Come abbiamo già commentato qui il marketing del risparmio gestito si sta scatenando con nuovi ed accattivanti maquillage d’immagine dei prodotti collocati sul mercato.
Prendendo spunto da questo articolo di Morningstar è secondo me sempre opportuno inquadrare con dei numeri e dei ritorni annui questo fenomeno.
I prodotti analizzati dal portale americano sono i cosiddetti “non direzionali” (ne abbiamo già parlato qui), ovvero quei fondi che cercano di sfruttare i trend del mercato abbassando la volatilità (ovvero il rischio) del portafoglio. C’è chi opera sull’azionario oppure sui futures, o sui bond o ancora i cosiddetti market neutral.
Non voglio commentare i numeri e ciascuno potrà analizzare ciò che più gli interessa. Per poter agevolare un confronto “reale” ho però volutamente aggiunto l’andamento di portafogli bilanciati equity/bond (sempre in Dollari e relativi agli indici americani).
Non disponiamo dei dati di volatilità delle categorie presentate da Morningstar ma obiettivamente, dal 2009 ad oggi, utilizzare due semplici indici (e quindi prodotti che li replicano) avrebbe portato numeri molto interessanti schivando egregiamente il 2011, anno horribilis per tutti prodotti non direzionali.
Il punto è proprio questo. Questi prodotti ovviamente sono fatti per portare rendimenti a bassa volatilità ai loro possessori, ma basta un anno come il 2011 per rovinare tutto. Siccome è prevedibile che ogni tanto i mercati inciampino in qualcosa diventa difficile giustificare, a mio modo di vedere, la loro allocazione in un portafoglio di investimento di lungo periodo.
Qui torniamo sempre al solito discorso, quello dei costi.
Sempre Morningstar indica in una tabella i costi medi di questi prodotti gestiti non direzionali e già qui capiamo l’inghippo. Ogni anno, pronti via, lasciate sul campo dai 139 ai 209 punti base per pagare il gestore e capite bene che con tassi monetari e obbligazionari così bassi riuscire a creare rendimento (oltretutto abbassando la volatilità) è un esercizio che richiede grande competenza, timing e fortuna…e non sempre va bene.
Chiudiamo solo con un cenno al vincitore di quest’anno della categoria Azionari Internazionali dei Morningstar Awards 2015
Sarà sicuramente un caso, ma il miglior fondo è stato…un ETF, chissà perché?
Fonte: Morningstar
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