By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 10 Maggio, 2015|

Un interessante studio di S&P Dow Jones Indices ha fatto un focus sulle cosiddette strategie Low Duration che il mondo degli ETF sta cominciando ad utilizzare tra i cosiddetti Smart Beta.

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L’analisi è molto dettagliata e la trovate qui  supportata da dati storici di oltre 20 anni. Osservando il grafico presentato da S&P è evidente come l’indice S&P500 ribasato tenendo conto della strategia a bassa volatilità (basandosi sulla deviazione standard giornaliera vengono acquistate le 100 azioni con la minor volatilità pesandole in modo decrescente e ribilanciando il tutto ogni tre mesi) è vincente rispetto al classico S&P500 dal 1991 al 2014.

Abbiamo quindi già un punto che mette in discussione molte teorie accademiche classiche imparate sui libri di economia e gestione di un portafoglio. Guadagno di più se rischio di più è quello che ci hanno insegnato, invece qui il risultato è esattamente l’opposto, guadagno di più con uno sconto sulla volatilità del 24%. Interessante vero? Prima di andare avanti vale la pena di ricordare come stiamo vivendo decenni di bassissima volatilità storica e questo è un elemento di incertezza per il futuro che non si può trascurare.

Torniamo allo studio e notiamo come i numeri aggregati offrono alcune elementi distintivi interessanti. Se è vero che il Low Volatility protegge l’investitore nelle fasi di impennata della volatilità (perdendo meno ma non esonerandovi dalle perdite) è anche vero che la capacità di sovraperformare viene meno quando la volatilità si abbassa drasticamente. Nel test fatto da S&P sono state selezionate le 50 variazioni mensili peggiori dello S&P500 e le 50 migliori per poi metterle a confronto con il Low Volatility. Il risultato è stato quello ovvio di una strategia che attenua il ritorno di mercato in entrambe le direzioni, mentre si nota una differenza nelle performances. Nel caso ad esempio dei 50 peggiori risultati mensili dello S&P500 l’indice Low Vol ha fatto meglio nel 88% dei casi con uno spread medio del 2,89%, mentre dal lato opposto nel caso dei 50 mesi migliori dello S&P500, solo nel 18% dei casi la strategia è risultata vincente sottoperformando in media del 1,73%.

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Lo studio è stato poi allargato anche ai mercati internazionali ed anche qui emergono caratteristiche analoghe con la strategia che tendenzialmente abbassa sempre la volatilità facendo meglio del benchmark seppur sottoperformando nelle fasi di maggior rialzo dei mercati.

Evidente quindi come questo prodotto rappresenti un buon compromesso per investitori più prudenti che non vogliono tralasciare l’azionario e che sono disposti a pagare qualche cent in più di commissione di gestione per avere questa attenuazione dalla volatilità.

Come conclude però giustamente la società americana il comportamento umano tende prima o poi a far emergere l’animo dello scommettitore. Razionalmente un essere umano non comprerebbe un biglietto della lotteria sapendo che la probabilità di vincere è praticamente inesistente, ma la possibilità di essere uno dei prescelti scavalca la razionalità e ci spinge comunque a comprare quel biglietto piazzato a milioni di altri speranzosi. Lo stesso succede con le azioni quando siamo spinti dalla possibilità di trovare la futura Apple nel mare dell’azionario per poi molto spesso ritrovarsi dopo un po’ di tempo con performance deludenti proprio a causa del fai da te.

Il cosiddetto “gambling” tra gli investitori rimane (e rimarrà) sempre molto diffuso e per questo credo che questi ETF troveranno una larga diffusione tra gli istituzionali, un po’ meno tra i consumatori al dettaglio. Questa strategia è stata testata con alle spalle oltre 20 anni di storia; non necessariamente continuerà a funzionare in futuro, ma certamente può essere un buon compromesso a basso costo per chi vuole avere a disposizione un azionario meno ballerino. Piuttosto che pagare profumatamente fondi che utilizzano strategie proprietarie poco comprensibili di contenimento della volatilità e massimizzazione del rendimento e se proprio non sapete resistere alle mod,e date uno sguardo a questi prodotti.

                       Un semplice metodo per attenuare i rischi di mercato

2 Commenti

  1. erreffe 12 Maggio 2015 at 19:44 - Reply

    Grazie, gentilissimo e puntuale come sempre! Buona serata!

  2. erreffe 11 Maggio 2015 at 15:55 - Reply

    Ciao AW, ma se non ho capito male, pur apprezzando molto questa strategia a bassa volatilità,continui comunque a preferire i prodotti a replica tradizionale dell’indice, il classico msci world,giusto?
    in un piano di investimento con un numero limitato di strumenti,dovendo scegliere per quanto riguarda l’azionariato europeo,preferiresti piu l’immobiliare reit o la strategia aristocrats,alla ricerca dei dividendi?
    infine,per quanto riguarda l’azionario emergente,lo ritieni,a piccole dosi,indispensabile o un msci world(che non li contiene)e appunto uno dei due azionari europei suddetti sarebbe sufficientemente rappresentativo del 60% del portafoglio(azionario)? Molte grazie!

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