Molto spesso sentiamo parlare di strategie che si basano sulla selezione di azioni ritenute particolarmente a sconto dal punto di vista fondamentale; questa opportunità commerciale di vendita di un sogno non se la sono fatta sfuggire le case di investimento che sia sul versante fondi attivi (Income, Value, Growth, Unconstrained, Absolute Return, ecc…) che su quello fondi passivi (Smart Beta) prospettano potenziali ed enormi benefici che ogni risparmiatore avrà dall’adottare strategie che vanno a raccogliere sul mercato le cosiddette occasioni, ovvero azioni sottovalutate che il resto degli operatori (a questo punto stupidi…) ha trascurato. Sapete quanto critico sono circa questa vendita di illusione, ma questa volta vi stupirò e vi racconterò anche un lato positivo della medaglia.
Un esempio di come queste strategie possono essere applicate nell’industria degli ETF è rappresentato dall’iShares Msci World Factor , un prodotto che, come si legge dalla scheda “ I titoli che costituiscono l’indice vengono selezionati nel paniere dell’indice originario sulla base di tre principali indicatori, egualmente ponderati, che segnalano se le azioni di una determinata società rappresentano un buon investimento value. Ciò si ottiene confrontando il prezzo di un titolo azionario con gli utili futuri previsti (sulla base delle opinioni prevalenti degli analisti pubblicate da fonti terze riconosciute nel settore), il prezzo di un titolo azionario con il book value della società (cioè il valore di un’azione così come appare nel bilancio), e il valore d’impresa di una società (una misura del valore di una società, che comprende debito e capitale) con il suo flusso di cassa operativo (cioè una misura della quantità di denaro generato dalle normali operazioni di una società), fermo restando che il valore d’impresa non venga utilizzato come indicatore value per le aziende del settore finanziario a causa della loro struttura patrimoniale”.
Vogliamo soffermarci proprio su uno di questi tre elementi di valutazione fondamentale, ovvero il cosiddetto book value. Vi dimostreremo come cercare di catturare le azioni sottovalutate con questo indicatore non appare poi una scelta di grande buon senso se fatta in modo limitato ad una cerchia ristretta di azioni; qualcosa di meglio si comincia a vedere quando la platea si allarga rendendo quindi merito a uno dei pregi del risparmio gestito. La fonte è l’ottimo sito Millenialinvest.com .
Il periodo analizzato sul mercato americano è quello che va dal 1963 al 2014.
Il grafico mostra il cosiddetto excess return (in italiano il rendimento in eccesso) rispetto all’indice di mercato di riferimento, lo S&P500.
In questo arco temporale l’indice benchmark ha portato a casa un eccellente ritorno annuo del 11,45% e solo a partire da portafogli costituiti da almeno 25 tra le azioni più a sconto in termini di rapporto tra patrimonio e valore di libro si cominciano a vedere ritorni superiori che progressivamente salgono all’aumentare della platea (potere della diversificazione).
Interessante anche notare il notevole balzo di performance che esiste tra selezionare ogni anno l’azione con price/book value più basso e selezionare le 10 azioni con price book più basso. Il motivo è anche immediato da capire. Guardando i numeri del 2014, delle 5 azioni americane con Price Book value più basso, ben 4 avevano utili negativi risultando molto care se consideriamo altri parametri di valutazione come ad esempio quelli legati agli utili. Ecco perché aumentando la platea questa strategia si rafforza.
Il secondo grafico è illuminante in tal senso. La strategia che prevede la scelta delle 5 azioni più a sconto è destinata a sottoperformare per la maggioranza del tempo salve qualche occasionale e veloce fiammata.
Concludendo, evitate di imbarcarvi in avventure solitarie di selezione di qualche azione magari tramite qualche raffazzonata raccolta di dati trovata sulle pagine di qualche quotidiano o di qualche sito internet.
Come spesso succede in finanza i battitori liberi avranno vita breve ed il cibo self – service difficilmente è gradevole. Diffidate ovviamente di chi vi racconta il contrario ed affidate invece il vostro denaro a qualche strumento gestito (possibilmente poco costoso) con strategie chiare e soprattutto ben diversificato. Chi si vanta di aver trovato il Sacro Graal semplicemente facendo trading con 4-5 azioni vi sta raccontando balle. Per quale motivo questo fenomeno della finanza fai da te rimane in Italia a farsi tassare in modo feroce quando potrebbe tranquillamente fare trading in qualche paradiso tropicale? Mistero.
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