Se volete avere un’idea della storia delle correzioni in doppia cifra del mercato azionario americano potete consultare l’esaustivo documento di Ed Yardeni e capirete come le correzioni in “double digit” come dicono gli americani (o in doppia cifra come diciamo noi italiani) sono la norma a Wall Street e non solo. Una ogni tre anni dal 1980, una ogni due anni dal 1927.
Dal 1980 sono state 11 le correzioni di mercato superiori al 10% (12 considerando l’ultima del 12,4%) intendendo come correzione il cosiddetto drawdown dell’anno, ovvero l’escursione di prezzo dal picco massimo al minimo.
In media queste 11 correzioni sono state del 26% per una media di 260 giorni mentre in termini mediani (quindi eliminando le code) il calo è del 19% per 104 giorni di trading.
Allo stato attuale la correzione cominciata dai massimi di maggio 2015 a 2134 punti è stata del 12,4% per 67 giorni di trading.
La tabella sotto mostra il numero di correzioni in doppia cifra della borsa americana suddivisa per decadi.
In ogni decade le perdite arrivano con regolarità e quindi non è un evento eccezionale. Nessuno può sapere intensità e numero delle correzioni in doppia cifra e questo è evidente osservando le perdite medie per decade, oltre ovviamente alla loro numerosità.
Il punto è proprio questo. Chi investe in azioni deve necessariamente avere orizzonti temporali di lungo periodo e questo indipendentemente dal fatto che si compri a marzo 2009 come a maggio 2015. Possiamo fare delle simulazioni di aspettative dei rendimenti sulla base delle valutazioni espresse dal mercato, ma è un gioco di probabilità non di certezze.
Certo è che chi compra con regolarità tramite piani di accumulo può smorzare il rischio, così come lo stesso risultato viene ottenuto da chi diversifica il proprio portafoglio anche comprando bond.
Rimane però sempre cruciale l’orizzonte temporale. Come avete visto in 10 anni avete la certezza di incappare in correzioni in doppia cifra e non saprete mai se la discesa comincerà domani o fra 9 anni. L’importante è essere disciplinati ed avere ben chiari gli obiettivi costruendo portafoglio diversificati dal lato del rischio cercando di estrarre dal proprio denaro un rendimento aggiuntivo al netto dell’inflazione, cosa che la liquidità avete la certezza che non vi potrà dare.
Sempre con riferimento al tema prendo spunto dall’articolo apparso sul sito ETF.com.
Il grafico mostra dal 1950 ad oggi le massime perdite annue realizzate dal mercato azionario americano (barre gialle) mentre in blu sono riportati i ritorni di fine anno. Non ci vuole molto a capire come la maggior parte delle chiusure di anno sono sopra la linea dello zero, ma soprattutto che in ogni anno, anche quelli più generosi come ritorno finale, le correzioni più o meno importanti ci sono state.
Questo è importante da ricordare nelle fasi di fibrillazione come quella attuale. Nessuno è immune dai cali e spesso le stesse correzioni sono fonti di performance positiva alla fine dell’anno.
Non sappiamo se il 2015 sarà di questo tenore o chiuderà con entrambe le barre sotto lo zero, ma di certo per chi ha davanti un orizzonte di tempo adeguato, l’acquisto non deve e non può essere una parola tabù. Se il 2016 riserverà altre sorprese negative tanto meglio per chi avrà altri risparmi da investire e potrà aumentare così il suo potenziale di rendimento.
Bentornato ;)
Ciao, ottimo intervento come al solito. Quindi tu consigli di continuare con l’accumulo mediante PAC mensile e se possibile incrementare la cifra investita?
Grazie
Mario
Ok! la aspetto con ansia allora! ..Buon WE