By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 9 Novembre, 2015|

i giovani investitori devono sperare in un crash dei mercati finanziariUno dei problemi con cui ogni investitore prima o poi si scontra è quello del riuscire a mantenere la pazienza e la calma durante tutto il periodo scelto per portare avanti un piano di accumulo del capitale. Abbiamo già cominciato la discussione qui e non ci resta che approfondire ulteriormente l’argomento.
Molto spesso tendiamo a voler ottenere i risultati nel minor tempo possibile o ci innervosiamo se dopo mesi (o anche anni) il nostro portafoglio non ritorna numeri consistenti. Se a questo si abbina la fretta di vendere troppo in fretta quando si guadagna oppure di vendere troppo in fretta quando si è in preda al panico, allora la frittata è fatta.
In finanza nulla viene regalato ed il tempo è galantuomo se lo si lascia lavorare. Tutte le statistiche che proponiamo qui hanno un senso se prevedono una sorta di pilota automatico degli investimenti che richiede aggiustamenti solamente al variare del profilo di rischio di un cliente o per effetto di necessari ribilanciamenti anche di natura temporale (se ad esempio ci avviciniamo alla pensione).
A tal proposito ho trovato interessante questo articolo in cui si mettono a confronto due assunti fondamentali. Le azioni fanno tendenzialmente meglio del cash e la diversificazione fa meglio della concentrazione.

azioni cash diversi concentra

La riga “Azioni meglio di cash” mostra il cosiddetto premio al rischio, ovvero la percentuale di volte in cui, dal 1970 al 2014, l’azionario ha fatto meglio della liquidità.

Prendendo scansioni temporali annue nel 28% dei casi questo non è successo, su 5 anni rolling idem, su periodi rolling di 10 anni siamo fermi al 13% delle rilevazioni in cui l’azionario non ha ripagato il cash.

Il rischio quindi non è eliminato completamente seppur con un premio annuo che nella storia presa in considerazione è stato complessivamente del 5,4% annuo a favore delle azioni.

Stesso discorso vale per un investimento azionario diversificato rispetto ad un solo indice (in questo caso lo S&P500). Notiamo come la diversificazione non ha funzionato nel 36% delle rilevazioni a 1 anno e poi via via a scendere fino al 12% delle rilevazioni rolling decennali. Anche qui sul dato aggregato abbiamo però un bel 2,8% di premio di rendimento della diversificazione rispetto alla concentrazione.

Interessante notare come, a fronte di rischi di poco superiori al 10% di trovarsi in 10 anni a non avere a proprio favore un premio dell’azionario rispetto al cash o della diversificazione rispetto alla concentrazione; mai le due variabili si incrociano nello stesso lasso temporale.

Anche da questo possiamo dedurre come la diversificazione ha sempre rappresentato un buon cuscinetto ammortizzatore nei momenti deludenti del mercato azionario americano.

Ecco perché i pilastri del rischio e della diversificazione sono fondamentali e necessari per ogni portafoglio. Ottenere rendimenti superiori alla liquidità comporta dei rischi che possono essere attutiti con la diversificazione, ma tutto questo richiede pazienza, tanta pazienza.

Leggi anche: Ci vuole molta pazienza

Lascia un Commento