By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 8 Gennaio, 2016|

Non ha nessuna utilità previsionale ma quando diciamo sempre che ogni investimento deve essere fatto tenendo conto delle attese di rendimento ecco che certe mappe grafiche aiutano in tal senso.
Gli analisti americani di Bespoke.com si pongono la classica domanda da 1 milione di Dollari, il bull market americano è finito?
Ovviamente non c’è risposta certa, ma è evidente che per i prossimi anni i possessori di azioni non dovrebbero di certo nutrire attese di rendimento da doppia cifra percentuale all’anno.
Realisticamente si potrebbe parlare di un 5%-6% nominale (quindi al lordo di tasse e costi) ma con tanta volatilità. Mai come in questo momento per un giovane investitore ha senso partire con un Piano di Accumulo di lungo periodo, anche perché i cosiddetti “drawdown” (o scivoloni all’italiana) temo saranno frequenti e questa piccola porzione di 2016 ne è un esempio.
Tornando al tema dei massimi di mercato sulla borsa americana; noi abbiamo già fatto qualche ipotesi in questo post circa le conseguenze future qualora fossero stati veramente toccati i massimi, ma Bespoke ci mostra in tutta la sua chiarezza grafica lo stato dell’arte.

BULL MARKET S&P500
Considerando bull market una salita superiore al 20% dopo una correzione del 20%, possiamo notare dal primo grafico come l’attuale rialzo partito a marzo 2009 si colloca al terzo posto per numero di giorni. Se fra 1 anno non si sarà concretizzata la correzione del 20% verrà conquistato anche il secondo posto al momento detenuto dal bull market 1949-1956.

Il secondo grafico invece mostra la variazione percentuale del rialzo. Il +215% si colloca in questo caso al quarto posto dietro anche al +228% del periodo 1982-1987.

Sotto questo punto di vista da notare le due facce del mercato azionario pre e post Seconda Guerra Mondiale. Il rialzo mediano prima dell’evento bellico fu del 46,8%, quello post guerra è stato del 86,4%, praticamente il doppio spalmato su un arco temporale molto più lungo.

Quando sentirete parlare di rendimenti medi storici del mercato azionario americano nell’ordine del 10% annuo andate a tirarvi fuori questo bel grafico redatto da Vanguard.

STORIA BOND EQUITY CAGR ANNUO 1926-2014
Dal 1926 al 2014 le azioni americane hanno reso in media il 10,2% mentre i bond hanno portato a casa mediamente il 5,9%. Numeri eccezionali e difficilmente replicabili nel prossimo lustro. Le valutazioni di entrambi gli asset ce lo stanno dicendo, ma il messaggio più interessante di questo grafico è quello che la media è fatta per non essere quasi mai l’ora giusta dell’orologio dei mercati.

La barra verticale color oro rappresenta il range 8%-12% dell’azionario; dentro questo corridoio solo in 6 degli ultimi 89 anni ci sono finite le chiusure di borsa nel periodo 1926-2014.

La barra orizzontale argento rappresenta il range 3%-7% di ritorno annuo del mercato obbligazionario. Anche in questo caso solo 27 rilevazioni su 89 sono finite dentro questo corridoio.

Queste due considerazioni certamente ci portano a dire come anche le medie possono essere considerate dei punti di riferimento ma non certamente dei totem quando si stilano piani di investimento (ecco perché credo che su questo fronte i Robo-Advisors potrebbero avere dei problemi “relazionali”). Riprendendo lo stesso grafico, è ancora più interessante notare come l’intersezione delle due medie (praticamente avvenuta nel 2014) è evento rarissimo. Solo nel 1926 e nel 1968 le performances sono arrivate all’interno di entrambi i corridoi medi storici.

Ecco spiegato in modo ancora più concreto il significato di diversificazione e decorrelazione delle due asset class principali di investimento.

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