La tragedia piace. L’ottimismo un po’ meno.
Questo è quello che ho capito durante tanti anni di blog. Semplicemente osservando il comportamento di media mainstream (ma non solo) è abbastanza facile arrivare a una conclusione. Nel mondo degli investimenti le cattive notizie trovano molto spazio, le buone un pò meno. Concetto semplice, forse banale, ma che ha degli impatti notevoli sul nostro modo di risparmiare e investire soldi.
Il titolone che richiama disastri, drammi, probabile fine di tutto il genere umano, invasione aliene, locuste e cavallette, attira la maggior parte delle persone. Non c’è niente da fare.
Se avessi messo a questo articolo il titolo “Perché il mercato azionario crollerà nel 2022” oppure “Il vero motivo che spingerà bitcoin a 500 mila dollari”, le statistiche di traffico di domani sarebbero probabilmente dalle 3 alle 5 volte più alte di quelle che invece otterrò con l’attuale titolino, striminzito e poco sexy.
La tragedia piace perché arriva all’improvviso, inaspettata, violenta, mette a nudo le debolezze dell’umanità ma (se ci salviamo) anche la nostra capacità di schivarne gli effetti.
E poi la tragedia mette tutti sullo stesso piano, il ricco come il povero. Ma soprattutto una striscia di eventi negativi soddisfa chi un giorno sì e l’altro pure ripete il più classico dei “te l’avevo detto”. Quante volte abbiamo incontrato sulla nostra strada consulenti finanziari, amici o familiari che ci hanno donato gentilmente una fetta delle loro doti di preveggenza allertandoci circa l’imminenza di un nuova crisi finanziaria.
Guardate qui sotto il titolo di una notissima testata giornalistica e soprattutto la sua data, 19 luglio 2021.
Il 12 luglio, quindi esattamente una settimana prima, l’indice che raggruppa le azioni mondiali Msci World aveva toccato il suo massimo di sempre.
Notizia non pervenuta ovviamente e vi garantisco che ho provato a cercarla ovunque. Chi volete che spenda un suo prezioso clic su una notizia noiosa che raccaonto l’ennesimo massimo storico delle borse mondiali?
Quel crollo enfatizzato dagli amici di TgCom24 in realtà aveva riportato il valore delle borse ai livelli di appena un mese prima.
Tanto per dare un seguito a quella notizia, il 26 luglio, sempre e solo una settimana dopo, un nuovo massimo storico è stato ritoccato. Naturalmente chi avesse venduto sul titolo del TG non potrebbe che rimpiangere di averlo fatto.
L’ottimismo, la crescita lenta, il miglioramento continuo, il progresso, sono belle parole con le quali si riempiono lenzuolate di spesso inutili presentazioni in powerpoint. Chi le scrive, consapevolmente o meno, apprende con il tempo che tutto questo attrae molto poco chi cerca nella borsa il metodo più rapido per moltiplicare il proprio capitale.
Troppo lento il processo, richiede impegno, dedizione e tempo per sbocciare. Questo processo porta poi con sé dei cambiamenti e si sa, l’uomo è sempre un po’ restio a cambiare abitudini come abbiamo visto in questo post di un pò di tempo fa.
Il detto, in Borsa si sale facendo le scale ma si scende con l’ascensore, appare più che mai azzeccato. L’esperienza di un evento piuttosto che un altro che rimane impressa nel nostro cervello è decisamente diversa.
Il mercato azionario è uno dei tanti specchi della realtà umana.
Risvegliando i nostri istinti primordiali di cacciatori-raccoglitori, quando va male molte antenne diventano dritte nel timore di essere in pericolo. Quando va bene diamo per scontato buona parte di quello che ci circonda e l’attenzione così cala drasticamente.
Basta fare una ricerca su Google Trends e vedere come negli ultimi 5 anni alla parola “crollo borsa” ogni giorno viene associato un interesse da parte dei navigatori del web. Poi quando il crollo c’è veramente, come nel 2020, l’interesse schizza alle stelle.
Solamente con questo semplice test possiamo capire come queste due parole generano comunque traffico sul web, in maniera costante e con improvvise oscillazioni quando le borse si muovono verso il basso.
Ho eseguito la stessa ricerca per la versione ottimistica della notizia ricercando parole chiave come borsa ai massimi, cresce la borsa, si impenna la borsa, borsa in guadagno. Niente. Google Trends mi ritorna sempre indietro questo messaggio.
Fonte: Google Trends
Insomma quando le cose vanno bene, in maniera lineare e senza scossoni, non siamo stimolati a fare ricerche sul web.
Eppure la borsa americana nel 2021 ha battuto i suoi massimi storici oltre 40 volte. La borsa italiana è tornata ai massimi dal 2008. Niente da fare.
Qualcuno già borbotta tra i miei lettori. Che ci dici Archeowealth delle bolle speculative? Quelle sì che attirano i media con titoloni e gli investitori al dettaglio impazziscono seguendo in gregge un’onda che sembra non esaurirsi mai.
Verissimo, ma le bolle speculative quasi mai si concentrano su tutto il mercato azionario globale.
Ricordate la bolla sulle dotcom del 2000? Allora si celebrava il rialzo dirompente dei tecnologici così come di recente si è celebrata la crescita esponenziale di bitcoin o qualche anno fa dell’oro. Una bolla al rialzo si concentra su uno specifico tema, il crollo è quasi sempre di tutto il mercato azionario. Per comprendere meglio cosa sta dicendo, consiglio una rilettura di questo post di qualche mese fa sulle bolle speculative su un prodotto molto particolare, la bicicletta.
Quando alla sera ci sediamo a tavola dopo una giornata di lavoro e sentiamo che le borse hanno bruciato X miliardi di dollari, nella nostra mente si fissa proprio quel concetto negativo. Non certo quello che pochi giorni prima i mercati erano sui massimi storici, che il rialzo nell’ultimo anno è stato di oltre il 30% e che negli ultimi 10 anni il rendimento annuo composto di un investimento in euro nell’azionario mondiale sfiora il 15%.
Nel momento in cui leggiamo il titolone sulla borsa molti di noi avvertono un pericolo incombente per i propri risparmi.
Se poi il messaggio viene ripetuto non una, ma due, tre, cento volte nel giro di poco tempo e magari amplificato da qualche social o sito del quale ci fidiamo, allora andiamo a dormire con questo concetto negativo che ci ronza per la testa.
Poche settimane fa ho letto il libro sul sonno “Perché dormiamo” di Matthew Walker. Trovate anche un suo bell’intervento su TED tradotto in italiano.
In un passaggio nel quale viene spiegata la differenza tra veglia, sonno non REM e REM Walker scrive:
“Per quanto riguarda l’elaborazione delle informazioni, pensate allo stato di veglia come a un’attività di ricezione (avere esperienza del mondo che ci circonda imparando di continuo nuove cose), al sonno non REM come a un’attività di riflessione (conservare e rafforzare nuovi ingredienti grezzi di capacità e conoscenze) e al sonno REM come a un’attività di integrazione (connettere questi ingredienti l’uno con l’altro e con tutte le esperienze pregresse)”.
Se i nostri interessi su investimenti e finanza trovano sul loro percorso molto più spesso notizie negative piuttosto che positive il nostro cervello durante il sonno rielaborerà queste informazioni disponibili.
Non dico che avremo gli incubi con l’orso che cercherà di aggredire i nostri investimenti sbranandoli miseramente, ma certamente qualche strascico rimane nella nostra mente.
L’atteggiamento verso l’investimento più “rischioso” con queste tossine addosso risulterà tendenzialmente orientato al pessimismo, allo scetticismo, al desiderio di aspettare il crollo per poi entrare. E ancora non ho conosciuto nessuno che lo ha fatto pur vivendo nel mondo della finanza da oltre 20 anni.
Ovviamente la stessa cosa, ma girata al contrario, accade quando veniamo bombardati da news di guadagni facili sul titolo X o sulla criptovaluta Y. La mente macina e la paura (sempre lei) di rimanere fuori dal giro ci spinge all’azione.
Per questo, tra i consigli che spesso lancio da questo blog, trovate per esempio quello di non frequentare programmi che trattano i temi dei mercati finanziari nel senso generico del termine, così come leggere giornali specializzati sul tema. Quasi mai uscirete con delle buone idee.
L’antidoto a tutto questo? Beh proviamo ogni tanto a ricordarci che negli ultimi 35 anni un portafoglio 100% azionario come quello che vi mostro qui sotto, ha moltiplicato per 25 il capitale iniziale (per 10 se la stessa analisi la facciamo al netto dell’inflazione).
Se ci spaventa il rischio con quegli orribili numeri in doppia cifra percentuale noti come worst year e max drawdown (anno peggore o massimo ribasso), ricordiamoci sempre che in 35 anni questi eventi sono stati molto rari (cinque i cali di borsa superiori al 20%). E nonostante questi numeri, ogni tanto avversi, un investimento ha saputo comunque produrre un rendimento di quasi il 10% all’anno.
Fonte: portfoliovisualizer
Ancora non vi ho convinto? Non mi pare affatto un investimento rischioso quello che a distanza di 15 anni da quando l’abbiamo messo a terra, nel migliore dei casi ha offerto un rendimento annuo di quasi il 13% e nel peggiore di oltre il 3%. Che ne dite?
Fonte: portfoliovisualizer
Fonte: portfoliovisualizer
I futuri rendimenti dei mercati finanziari nessuno li può prevedere e garantire. Questo disclaimer è sempre giusto ricordarlo per onestà intelettuale e professionale.
Cominciare però ad essere un po’ più obiettivi e focalizzati sul tempo a nostra disposizione andando a condire il tutto con un po’ di sano ottimismo fa bene.
E magari dopo aver letto questo articolo il sonno REM regalerà ad ognuno di noi qualche bella soddisfazione finanziaria in futuro.
Buon investimento a tutti.