By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 28 Febbraio, 2022|

Il 2022 per gli investitori non è cominciato bene. La tradizionale decorrelazione tra le due asset class regine, azioni e obbligazioni, non ha fatto capolino e il risultato al momento è quello di performance negative sull’uno come sull’altro fronte. Non sarebbe così clamoroso assistere ad un’annata con obbligazioni e azioni in calo, ma se questo evento raro nella storia dovesse materializzarsi nel 2022 gli investitori farebbero bene a sfruttare una finestra così favorevole.

Cosa dice la storia quando azioni e obbligazioni nello stesso anno sono perdenti

Utilizzando i dati storici di borse e obbligazioni americane abbiamo la possibilità di rispondere ad alcuni quesiti che è lecito porsi in periodi in cui nessuna delle due asset class riesce ad archiviare l’anno con un segno positivo.

Il 2022 sembra voler assumere questo tipo di sembianze con azioni e obbligazioni e globali in territorio negativo.

Ogni ipotesi è ancora prematura, ma è lecito chiedersi se questa combinazione di borse e bond che non progrediscono nello stesso anno rappresenta un evento eccezionale oppure no.

La prima risposta a questo quesito è sì, rappresenta un evento eccezionale.

La correlazione negativa delle obbligazioni verso le azioni è un concetto fondante della diversificazione di portafoglio.

Le obbligazioni servono per smussare la volatilità dell’azionario, quasi sempre guadagnando terreno quando le azioni perdono.

Quasi sempre appunto. Non in questo 2022 così come è accaduto in altri momenti storici e quindi mai prendere per assolute le verità del passato.

Le tradizionali correlazioni sono saltate

In casi come questi gli esperti dicono che sono saltate le correlazioni. L’investitore si sente smarrito perché ha comprato obbligazioni a rendimento inesistente che non hanno difeso nei momenti di difficoltà. Il consulente finanziario balbettante deve giustificare perché quegli strumenti obbligazionari che ha fatto comprare al cliente non hanno fatto il loro lavoro.

Prendiamo allora i dati storici americani dal 1928 al 2021 e cerchiamo di capire quante volte questo fenomeno è accaduto nella quasi secolare storia dei mercati finanziari e soprattutto come interpretare questi numeri.

In 94 anni di storia sono stati quattro i casi di doppia performance negativa.

Azioni e obbligazioni hanno archiviato insieme l’anno con una performance negativa nel 1931, 1941, 1969, e 2018.

In meno del 5% del tempo, quindi, azioni e obbligazioni hanno chiuso l’anno in perdita con una correlazione negativa.

Tradotto in parole più semplici e sempre ricordando che il passato non è necessariamente una previsione corretta per il futuro. Una volta su venti i tassi salgono e le borse perdono infliggendo minusvalenze ai portafogli degli investitori.

Esistono anni nei quali non si guadagna nulla dagli investimenti finanziari

Sono pochi, ma sì ci sono anni nei quali nessun investitore al mondo riesce a guadagnare soldi.

E non possiamo fare nulla, se non aspettare con pazienza il recupero che ci sarà sicuramente nei periodi successivi.

Fonte: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/ e rielaborazioni autore

Allargando l’analisi a due asset class aggiuntive, la liquidità e i prezzi delle case, si accende una piccola luce di speranza.

Se la liquidità, come è lecito aspettarsi, non ha mai perso in questi quattro eventi, i prezzi delle case americane in due anni (1969 e il 2018) hanno funzionato come rete di protezione contro i ribassi generalizzati.

Fonte: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/ e rielaborazioni autore

Basta avere pazienza e i risultati diventano interessanti

L’aspetto intrigante della vicenda per un investitore è cosa succede a 10 anni di distanza dopo un’annata così disastrosa e deprimente.

Qui le casistiche si restringono solo a tre visto che il 2018 ancora non può fornirci un ritorno statistico. In tutti i casi le performance decennali sono risultate sempre positive.

Fonte: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/ e rielaborazioni autore

Siccome la statistica mi sembra un po’ troppo risicata ho voluto comprendere il fenomeno sotto una prospettiva diversa.

Quante sono state le annate in cui azionario e obbligazionario hanno chiuso insieme in perdita in termini reali, quindi al netto dell’inflazione?

Il database statistico si allarga fornendo qualche interessante spunto di riflessione.

Cosa succede se consideriamo il fattore inflazione

Cominciamo con il dire che i casi di performance negativa reale in contemporanea per bond e equity dal 1928 sono stati 13.

Paradossalmente esce da questo numero quel 1931 che in termini nominali aveva fatto registrare un calo sia di azionario che di obbligazionario. Il motivo si chiamò allora deflazione al 9%, un fattore che rese l’investimento obbligazionario nominalmente perdente, ma in termini reali vincente per il 7%.

Il 14% del tempo le principali asset class di investimento americane lo hanno passato storicamente a perdere soldi nello stesso anno.

Curiosamente il tasso di inflazione medio di questi 13 casi risulta essere del 7,7% (praticamente lo stesso tasso di inflazione americano di oggi).

Fonte: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/ e rielaborazioni autore

La media del ribasso per lo S&P500 (quindi per l’azionario americano) risulta del 15%.

Sempre in termini reali medi le obbligazioni hanno perso poco più del 6%, ma anche la liquidità non si dimostra quel porto sicuro che in tanti individuano in questi momenti.

In otto casi su tredici il cash inteso come investimento ha chiuso l’anno in perdita in termini reali per un calo medio del 2,6%. L’immobiliare si conferma non tanto una fonte di guadagno ma un diversificatore in grado di mantenere il suo valore al netto dell’inflazione.

Ripetiamo infine lo stesso esercizio di prima.

Cosa succede a distanza di 10 anni se acquisto l’asset class a fine anno quando la combinazione equity + bond chiude con una performance negativa?

Acquistare quando tutto perde. Tutto sommato una buona strategia

In termini cumulati i risultati sono molto confortanti.

Lo S&P500 in media ha visto salire di quasi tre volte il suo valore nominale compresi i dividendi nell’arco di una decade. Per obbligazioni e immobili il valore di partenza sostanzialmente raddoppia.

Fonte: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/ e rielaborazioni autore

Naturalmente tutto quello che ho snocciolato finora va inserito in un contesto che non può essere paragonato ad alcune di queste rilevazioni, soprattutto per quello che riguarda le attuali valutazioni delle asset class principali.

Impensabile pensare ad un raddoppio del valore dei bond quando i tassi di interesse attuali sono così modesti. E probabilmente anche per l’azionario questa visione appare eccessivamente ottimistica viste le valutazioni prezzo utili di alcuni indici principali tra cui la dominante borsa americana.

Ma prendendo i dati più “pessimisti” di queste statistiche ci accorgiamo che la storia ci dice che nel medio periodo non si sono mai persi soldi comprando quando saltano le tradizionali correlazioni tra obbligazioni e azioni.

Le forchette minime di performance oscillano tra il 78% dell’azionario e il 14% dell’obbligazionario.

Numeri che confermano il messaggio di fondo. Quando il mercato fa sconti è sensato tapparsi le orecchie e semplicemente comprare.

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