Un giorno vorrei avere 1 milione di euro. Questa frase fa parte del libro dei sogni di ogni investitore e potremmo definirla un evergreen da quando l’euro è entrato nei nostri portafogli.
Non cambia molto spostandosi dall’altro lato dell’Atlantico dove il mitico milione di dollari viene citato dai sempre più numerosi blogger americani che professano questo come uno degli obiettivi per vivere di rendita il resto dei nostri giorni.
C’è solo un piccolo e non irrilevante problema.
La nostra mente non riesce ad aggiornare questo simbolico traguardo in termini reali. Non riesce, quindi, ad inserire l’inflazione nello schema.
Il valore della stessa somma di denaro cambia nel tempo
Un milione di euro o di dollari di oggi non ha più lo stesso valore o potere d’acquisto che aveva 20 anni fa. E 20 anni fa non aveva lo stesso valore di 20 anni prima.
La cattiva notizia è che l’asticella va sempre spostata in alto, quasi mai in basso. La mangiatrice di soldi è sempre all’opera. A volte in modo discreto, altre volte come nel 2022 in modo aggressivo.
Quando ho iniziato gli studi universitari negli anni ’90 in Italia aveva corso legale la Lira.
All’interno della facoltà di economia l’obiettivo degli studenti più ambiziosi era quello di diventare miliardari. Siamo tutti cresciuti con i fantastiliardi di Zio Paperone quindi ci poteva anche stare.
Raggiungere la soglia del miliardo di euro accompagnava anche i discorsi di mio nonno e dei suoi amici quando, il sogno di una vecchiaia ricca, tranquilla e serena, faceva sempre capolino nella loro mente. Eravamo comunque sempre lì. Nel sogno degli italiani ricorreva la cifra tonda del miliardo di lire. Così come oggi ricorre il sogno del milione di euro.
Solo con il tempo ho capito che qui si annida uno dei peggiori difetti della nostra calcolatrice mentale finanziaria. Non riuscire a tener conto degli effetti dell’inflazione nel tempo.
La nostra mente fatica a tener conto degli effetti negativi dell’inflazione
Fra 20 anni, quando arriverà la famosa indipendenza finanziaria che tanto abbiamo sognato, la realtà ci sbatterà in faccia con tutta la sua violenza il fatto compiuto: 1 miliardo di euro fra 20 anni avrà un valore molto inferiore rispetto a quello di oggi.
Provo a spiegare meglio il concetto con qualche numero.
Facciamo finta di tornare indietro nel tempo, al 1975 per la precisione.
Quando mio nonno mi raccontava la storiella del “quando fra 20 anni avrai 1 miliardo di lire in banca” ometteva un pezzo importante di verità finanziaria.
Convertendo 1 miliardo di lire in euro al cambio di 1936,27 (giusto per avere idea di che numeri stiamo parlando) nel 1975 516 mila euro circa erano l’equivalente del miliardo di lire. Comprendo che il calcolo non è preciso essendo il tasso di conversione un’invenzione che arriverà più avanti nel tempo, ma questo passaggio ci serve per arrivare al cuore del problema.
Nel 1995, quindi 20 anni dopo, ipotizziamo che effettivamente nella cantina di casa avessi avuto la fortuna di ritrovare una cassetta lasciata lì chissà perché da mio nonno con dentro un miliardo delle vecchie lire. Peccato che il loro potere d’acquisto non era più quello del miliardino del 1975. Con un tasso di inflazione annuo del 10% in 20 anni, quel miliardo di lire del 1975 si sarebbe dovuto trasformare in 6 miliardi e 800milioni di lire nel 1995 per acquistare gli stessi sogni di 20 anni prima.
Va bene era un altro mondo, alta inflazione, svalutazione della lira e tanto altro.
Allora facciamo finta di partire dal 1995.
Anche allora 1 miliardo di lire era un traguardo importante. A breve sarebbe arrivata la conversione con l’euro. Dopo 20 anni, ovvero nel 2015, il miliardo di lire (quindi sempre i nostri 516mila euro) per effetto di una inflazione ben più moderata del 2% all’anno (a proposito grazie euro) valeva molto meno.
Per acquistare gli stessi beni e servizi del 1995 era necessario disporre di 1 miliardo e 500 milioni di lire. E mancando 500 milioni di lire (non noccioline), semplicemente avremmo dovuto rinunciare a molti dei nostri progetti.
Quello dell’inflazione è quindi un grosso problema che dobbiamo imparare a gestire, anche mentalmente.
Un classico esempio di errato calcolo mentale sui prezzi delle case
Un esempio che può aiutare a capire quanta fatica facciamo a sradicare dalla nostra mente certi automatismi ormai consolidati è quello dei prezzi delle case.

Fonte: FRED
Il grafico fonte Federal Reserve mette a confronto i prezzi nominali delle case italiane con quelli reali depurati dall’inflazione dal 1975 a oggi.
La linea blu ci dice che i prezzi delle case italiane nel 1985 avevano visto moltiplicare il loro valore di tre volte e mezzo.
Caspita che investimento in 10 anni era stato il mattone italico!
E infatti questi erano i racconti mitologici che sentivo uscire anche dalla bocca dei miei genitori quando si parlava di investimenti. Con le case sì che si fanno i soldi.
Peccato che in termini reali (linea rossa), ovvero tenendo conto dell’inflazione, il valore delle case italiane nel 1985 era praticamente identico a quello di 10 anni prima. Servivano solo parecchie mazzette in più da cento mila lire, ma la casa aveva sempre lo stesso valore reale.
Quando qualcuno strilla che il mattone è un investimento sicuro in costante crescita, per ignoranza o per volontà, si dimentica di osservare la linea rossa dei prezzi reali facendo luccicare sulle brochure patinate solo la linea blu.
La casetta italiana ha così visto moltiplicare il suo valore di 17 volte dal 1975 a oggi; in effetti nominalmente è così.
Peccato che per colpa di quella cattivona dell’inflazione il valore di un immobile residenziale medio italiano è cresciuto nello stesso arco temporale solo di 1,3 volte. Il valore di oggi è lo stesso dei primi anni ’90 con l’unico particolare (non irrilevante) che rispetto ad allora si compra oggi a prezzi doppi in termini nominali.
Visto che questo blog è frequentato da lettori abituati ad avere a che fare con le performance di obbligazioni e azioni, tradotto in tasso di rivalutazione annua composta, il valore nominale di una casa italiana è cresciuto del 6,6% all’anno.
In realtà, tenendo conto dell’inflazione, il valore di una casa italiana è cresciuto ogni anno di, udite e udite, 0,6%!
Il nostro miliardino nello stesso periodo di tempo progressivamente ha visto il suo valore diminuire sempre più.
E continuerà inesorabile questa erosione quasi fosse, ahinoi, un ghiacciaio alpino destinato all’estinzione.
Ecco uno dei motivi che ci motivano ad investire i nostri risparmi.
Ed ecco perché quando pensiamo di poter vivere di rendita fra 20 anni con 1 milione di euro stiamo commettendo un grosso errore di valutazione.
Ipotizzando un tasso di inflazione del 2% all’anno da qui al 2043, per avere lo stesso valore l’asticella del mitico milione di euro dovrà essere spostata un pò più in là.
Tenendo sotto il materasso i nostri soldi, oppure depositandoli su un conto corrente senza nessuna forma di remunerazione, ci ritroveremmo fra due decadi con l’equivalente potere di spesa di circa 670mila euro di oggi.
Il nostro milioncino fra 20 anni dovrà quindi trasformarsi in quasi 1,5 milioni di euro per avere la stessa potenza di azione.
Un particolare non irrilevante quando sogniamo di toccare la spiaggia dell’indipendenza finanziaria con la nostra barchetta da bravo investitore.
Una storia che quasi nessun venditore di sogni vi racconta fino in fondo.
Buon investimento.
Buona sera,
io applicherei la stessa regola del valore reale anche al PIL che per la verità è più sulla bocca degli italiani rispetto alle azioni o alle case. Così almeno si smetterà di credere che l’anno scorso abbiamo avuto una crescita economica coi fiocchi. E soprattutto quest’anno con un PIL previsto allo 0,8% avremo, considerando un’inflazione del 10? o anche 8%?, un vero crollo dell’economia in termini reali.
Purtroppo non c’è l’interesse a far vedere la realtà.
Solitamente il dato di PIL che viene comunicato è quello reale e non nominale, quindi già al netto dell’inflazione… o no?
Esattamente le previsioni macroeconomiche solitamente sono fatte sul PIL reale, quindi PIL nominale più inflazione
Ottimo articolo, come d’abitudine. Non conoscevo da vicino quei numeri precisi, ma ovviamente immaginavo che il cc o peggio il materasso potessero offrire quel destino nefasto, ma mi chiedevo se un portafoglio “banale” come il 4060 fosse sufficiente per permettere un decumulo (cd vivere di rendita o indipendenza finanziaria) per 30 e passa anni. 1 milione iniziale, 20k annui nominali nel materasso esaurirebbero il capitale in 50 anni, ma in termini reali e investiti come detto sopra resisterebbero o bisogna alzare l’asticella a 6040 o anche 8020? Poi se mi permettete una considerazione/domanda aggiuntiva: mettendo che uno fosse cintura nera (per evitare l’overconfidence facciamo nera chiara e non scura) di finanza comportamentale e appunto volesse utilizzare quella somma per i prossimi 30-40 anni, non sarebbe “doveroso” in un certo senso spostarsi sull’8020 invece di “accontentarsi”? (spiego meglio: uno si prende un lifest..80..senza fare nomi e cognomi..e si preoccupa solo di prelevare ogni x la somma (abbiamo ipotizzato 20k) senza badare al valore della quota e a qualunque altro tipo di informazione: in quel caso forse non sarebbe piu opportuno massimizzare il rendimento atteso e quindi andare di 8020, oppure visto che di certezze non ce ne sono, anche consultando i dati storici di un seocolo, meglio non correre rischi non necessari all’obiettivo minimo e in qualche modo accontentarsi di quanto restituiràil mercato sottoforma di 4060? mi scuso, purtroppo sono andato lunghissimo e spero di non risultare troppo noioso, presuntuoso e confuso nell’esposizione. grazie per l’attenzione e le eventuali considerazioni. buona giornata
Ciao Nico e grazie per i complimenti. Riguardo alla tua prima domanda ti posso dire che le simulazioni che oggi utilizziamo per i nostri clienti che vogliono pianificare una “vita di rendita” su cifre e orizzonti temporali che hai indicato hanno una probabilità reale (anche i prelievi tendiamo sempre ad aggiustarli per l’inflazione futura stimata) di centrare l’obiettivo ben superiore al 90%.
Il rialzo dei rendimenti dei bond ha aiutato; sommato ad un 40% di rischio azionario globale e una pretesa di prelievo non così esosa come quella da te indicata rende lo scenario abbastanza sicuro.
Per la seconda domanda in parte ti sei già risposto da solo. Spingere di più sul rischio (se per tale consideriamo solo l’azionario) significa maggiori oscillazioni il che è incompatibile con un tasso di prelievo fisso (questo articolo può spiegare meglio quello che voglio dire https://investireconbuonsenso.com/2022/11/11/tasso-di-prelievo-la-percentuale-che-decide-il-destino-dellindipendenza-finanziaria/). Quindi o crei un piano di prelievo flessibile sulla base delle condizioni di mercato oppure rischi seriamente di sopravvivere al tuo capitale. Il singolo prodotto può essere un’opzione ma sinceramente anni come il 2022 suggeriscono che è meglio un approccio più ragionato soprattutto sui bond.
Riguardo ai dati storici ho letto di recente uno studio molto interessante e autorevole che analizza i dati storici reali di bond e azioni del 19°secolo in USA. I risultati sono diversi da quelli che tutti noi commentiamo o pianifichiamo relativi al 20°secolo.
Ad esempio non è sempre stato vero che le azioni battono i bond, non è sempre stato vero che il premio per il rischio azionario sui bond è del 4-5% sui bond.
Quindi dobbiamo navigare in acque incerte e pianificare di conseguenza. Piano A e piano B.
Infine ci sono gli obiettivi. I tuoi sono quelli di non lasciare nulla in eredità? allora certo che l’80/20 ha maggiori probabilità di successo. Se gli obiettivi sono diversi va tutto calibrato di conseguenza.
L’argomento come vedi richiederebbe molto tempo per essere analizzato bene. Spero di averti dato qualche indicazione utile. A presto
Buonasera Lorenzo, molte grazie per l’esauriente e confortante risposta. Non si finisce mai di imparare qualcosa e questo mi sembra il posto giusto per continuare a studiare. Buona serata
Non fai un po’ di confusione tra miliardi e milioni?
Potrebbe anche essere tra così tanti numeri e tassi di conversione -). Premesso che i miliardi sono di LIRE e i milioni di EURO, ti sarei grato se mi segnalassi l’errore. Grazie
Tutto verissimo, il che mi porta a non capire perché i rendimenti azionari siano sempre citati scordandosi di detrarre l’inflazione. Tipo il 2022 non solo è stato un anno di borse in discesa ma anche combinato ad un anno di forte inflazione che ha eroso ulteriormente il valore del portafoglio
Per comodità pratica e mentale in primis. Il minor fascino che eserciterebbero in termini reali i rendimenti di azioni e soprattutto obbligazioni renderebbe meno “dorate” le brochure di molti venditori di prodotti finanziari.
Ma anche perché l’inflazione non è la stessa per tutti.
Il dato che utilizziamo per fare simulazioni o ascoltiamo nei TG, è un media simbolica; in realtà ogni famiglia ha una propria inflazione personale.
Se vuoi toglierti la curiosità di come calcolarla ti consiglio di leggere questi due articoli dove (ahimè) la mia inflazione era ancora sotto l’1%. Bei tempi – ) https://investireconbuonsenso.com/2021/10/11/inflazione-personale-come-calcolarla-e-utilizzarla-nel-mondo-della-personal-finance-prima-parte/ + https://investireconbuonsenso.com/2021/10/25/il-tasso-di-inflazione-personale-come-calcolarlo-e-la-sua-utilita-nel-mondo-della-personal-finance-seconda-parte/.