Il nome di Isaac Newton è associato alla legge di gravità universale che tiene insieme tutte le cose sul nostro pianeta. Tutte, ma non l’andamento dei mercati soprattutto azionari.
Come Newton scoprì la legge di gravità universale
La leggenda narra che la legge di gravità universale venne formulata da Newton mentre si trovava sotto un albero di mele. Nel 1666 Isaac Newton era seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe quando una mela gli cadde sulla testa. Quell’episodio fece riflettere lo scienziato sulla gravitazione e perché la Luna non cadesse sulla Terra come era successo alla mela.
Gli sviluppi successivi portarono alla formulazione della legge di gravitazione universale che regola ogni nostra azione su questo pianeta e che abbiamo memorizzato con non poca fatica tra i banchi di scuola.
Legge di gravità che però non regola il mercato azionario. Come scrive Burton Malkiel nel suo libro “A spasso per Wall Street”
Per l’insieme dei mercati azionari (ma non per i singoli titoli), la legge di Newton ha sempre funzionato al contrario: quindi, ciò che va verso il basso torna sempre indietro
Per i mercati azionari la legge di Newton funziona al contrario
Questo concetto si lega molto bene a quello che rappresentano le quotazioni azionarie. Il progresso dell’umanità che, come dice la parola, tutto sommato va sempre avanti seppur con qualche incidente lungo il percorso.
Ogni tanto viviamo fasi di euforia, altre volte di depressione. In alcuni casi i prezzi delle azioni salgono troppo in alto, altre volte troppo in basso. Una volta almeno a generazione i mercati azionari subiscono dei ribassi con intensità che possono arrivare anche al 50% se non oltre.
Gli aggiustamenti sono un fenomeno normale in un processo di crescita, ma quello che conta per un investitore è che la forza di gravità del mercato azionario non attira verso il basso, ma spinge verso l’alto. Questo spiega perché, nel lungo periodo, gli utili azionari (e quindi i prezzi delle azioni prese nel loro complesso) hanno una prevalente tendenza a crescere.
La storia del mercato americano (ma potremmo utilizzare anche un indice globale) degli ultimi 50 anni, sia azionario che obbligazionario, è come sempre una prova perfetta per quello che ho appena scritto.

Fonte: Portfoliovisualizer
I primi 10 ribassi per intensità del mercato azionario americano dell’ultima metà di secolo hanno oscillato tra il -51% del 2007-2009 e il -15% dell’ultimo trimestre 2018.
I primi 10 ribassi per intensità del mercato obbligazionario americano hanno oscillato tra il -22% che stiamo vivendo oggi (e cominciato ad agosto 2020) e il -8% del 1984.
In tutti e 10 i casi (escludendo quelli in corso di cui sono ancora ignote date e performance finali), sia per i mercati azionari che per quelli obbligazionari la legge di gravità ha funzionato al contrario. I prezzi hanno smesso di scendere verso il basso e, in un arco temporale variabile, sono ritornati al punto di partenza.
Rimanere sott’acqua in gergo finanziario significa vivere in una situazione con prezzi di mercato attuali inferiori a quelli di acquisto.
Durante il ribasso azionario 2000-2002, lo scoppio della bolla internet, il mercato rimase sott’acqua per quasi sei anni. E se da bravi investitori tenessimo conto anche dell’inflazione il periodo in termini reali è risultato ancora più lungo. Altri eventi drammatici di ribasso azionario, come quello del 1998, lasciarono gli investitori sott’acqua per soli cinque mesi.
La certezza del recupero, l’imprevedibilità dei tempi
L’imprevedibilità dei tempi di recupero non nega la certezza del recupero.
La stessa cosa vale anche per il mercato obbligazionario. Salvo i casi recenti di tassi di interesse negativi dove la sfida contro la matematica diventava improba in partenza, anche per un investimento obbligazionario ad una discesa dei corsi fa sempre seguito una ripresa del risultato complessivo dell’investimento generata dal flusso costante di interessi migliorato dall’effetto benefico della capitalizzazione composta.
La massima perdita sul mercato delle obbligazioni americane degli ultimi 50 anni la stiamo vivendo in diretta ed è già superiore a quel -16% che alla fine degli anni 70 fece rimanere sott’acqua l’investitore per meno di un anno.
Sulle singole azioni la legge di gravità ogni tanto torna a farsi rispettare
Se la legge di gravità non funziona per il mercato azionario nel suo complesso, lo stesso non si può dire delle scommesse su singole azioni, geografie o temi.
L’irrazionalità a volte spinge talmente in alto le quotazioni di un’azione che la caduta fragorosa verso il pavimento può essere violenta e destinata a mantenere per anni le quotazioni schiacciate in basso. Di solito gli esperti in questo caso cercano di liquidare la questione parlando di lungo periodo di accumulazione, se va bene.
Azioni che falliscono e scompaiono dalla circolazione (Enron, Worldcom o le più nostrane Alitalia e Parmalat). Geografie che vivono esuberanze irrazionali e rimangono sott’acqua per intere decadi (Giappone). Temi di investimento che di secolare hanno solo i tempi necessari per recuperare dai minimi (tutti quei temi di investimento che non sono sopravvissuti agli ultimi 20 anni di mercato e di cui nessuno parla più).
Anche Newton si fece travolgere dalla bolla speculativa
Ma che la legge di gravità non regola i mercati azionari nel loro complesso in realtà ce lo ha detto lo stesso Isaac Newton investendo direttamente parecchi risparmi sui mercati azionari nel diciassettesimo secolo.
La sua amara constatazione “posso calcolare il moto dei corpi celesti, ma non la follia della gente” ci dice però che scelse il modo sbagliato di investire. Facendosi travolgere dalla bolla speculativa della bolla dei Mari del Sud.
Personaggio poliedrico, nella seconda metà della sua vita Newton divenne Governatore della Zecca inglese adottando la battitura meccanica e la zigrinatura del contorno delle monete allo scopo di evitare che le monete d’oro e d’argento venissero limate (o tosate, come si diceva allora) dai cittadini disonesti. La pratica della tosatura era giunta addirittura a dimezzare il valore effettivo delle monete rispetto a quello nominale.
In pieno boom da rivoluzione industriale, in Gran Bretagna un sacco di denaro ricercava porti dove investire. E la South Sea Company creata da re Giorgio I per ripianare i debiti della Corona spinse molti ricchi (tra cui Newton) e alcuni poveri a investire in azioni creando il presupposto per una delle bolle speculative più imponenti della storia dopo quella dei tulipani olandesi.
Indipendentemente dalle scelte finanziarie che fece Newton a quel tempo (trovate un ampio e dettagliato resoconto su questa pagina della Royal Society dal quale ho preso il grafico del “timing” sbagliato di investimento di Newton), quello che a noi investitori di buonsenso deve interessare è che la componente tempo, combinata alla forza di gravità (al contrario) agisce in modo benefico su investimenti diversificati e globali.
Ogni deviazione del percorso può avere tempi e modi di recupero diversi. Se le deviazioni da un asset allocation globale (che altro non è che l’asset allocation del “mercato”) rispettano comunque il requisito della diversificazione e della genericità della classe di investimento utilizzata, si può accettare un margine aggiuntivo di variabilità dal percorso madre. Ovviamente in cambio di un’aspettativa di rendimento maggiore a fronte di maggiori rischi.
Se invece la deviazione è fatta senza criterio, senza obiettivi precisi, concentrando i rischi, su scommesse singole o modaiole a volte anche po’ esotiche, allora la forza di gravità di Newton potrebbe essere un fattore con il quale dovremo fare i conti non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche nell’evoluzione del nostro patrimonio finanziario.
Buon investimento.
Articolo interessante.
Una nota sola: la legge di gravitazione universale si chiama così proprio perché quando fu formulata interessava non solo la forza di attrazione delle cose sul nostro pianeta (Galileo era già arrivato in via sperimentale) ma tutto l’universo. Per l’epoca ben valeva per i corpi del Sistema Solare.
La meccanica celeste newtoniana per “piccole distanze e piccole masse” è quella che ha portato l’uomo sulla Luna. Nei primi decenni del secolo scorso Einstein introdusse nuovi elementi nella Fisica moderna che hanno in parte aggiustato il tiro di Newton. Quest’ultimo, peraltro, negli ultimi della sua vita non solo investì male il proprio denaro ma si dedicò all’alchimia, all’esoterismo e ad altri ben poco scientifici studi e pratiche. Purtroppo invecchiare, per taluni, fa male non solo al portafoglio.