By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 3 Aprile, 2023|

Una delle forme di investimento alternative che negli ultimi anni ha catturato la curiosità e alcuni risparmi degli italiani è certamente il crowdfunding.

Prendendo a prestito da Consob la definizione, con il termine crowdfunding si indica il processo con cui più persone (“folla” o crowd) conferiscono somme di denaro (funding) per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso genere utilizzando siti internet (piattaforme o portali) ricevendo talvolta in cambio una ricompensa.

Gli utenti investitori aderiscono così alla proposta di raccolta di risorse per un progetto concedendo un prestito (lending based model) piuttosto che sottoscrivendo quote del capitale di rischio di una società (equity-based model).

Secondo i dati dell’ultimo Osservatorio sul Crowdinvesting promosso dal Politecnico di Milano, sono attive sul mercato nazionale 90 piattaforme di crowdfunding per una raccolta annuale che supera di poco i 400 milioni di euro. Numeri ancora modesti ma in costante crescita.

L’equity crowdfunding

Per quello che riguarda l’equity crowdfunding  possono essere promossi progetti immobiliari e non e si diventa soci dell’impresa. La “ricompensa” per il finanziamento concesso è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa.

I progetti immobiliari hanno livelli medi di raccolta più modesti (204 mila euro nel 2022), gli altri progetti hanno tagli più importanti e che superano il milione di euro.

La media dei sottoscrittori per progetto è mediamente inferiore a 100. Le persone fisiche mediamente investono 3.913 euro. Mamacrowd, Crowdfundme e Walliance sono le piattaforme vigilate da Consob che hanno raccolto nell’ultimo anno rilevato dall’Osservatorio la quota maggiore di capitali.

Ogni investitore troverà quindi nei portali on line la porta di accesso per effettuare l’investimento. Portali vigilati da Consob, ma come vedremo dopo, non nella maniera così approfondita e capillare che siamo abituati a vedere su fondi, emissioni obbligazionarie e IPO. Consob che comunque tiene un registro di emittenti abilitati liberamente consultabile online e che certifica il rispetto di alcuni requisiti minimi.

Il lending crowdfunding

Nel lending crowdfunding si presta denaro ma non si diventa soci; Soisy, October e Rendimento Etico sono state le piattaforme con maggiore raccolta nell’ultimo anno. In alcune di esse sono attivati fondi di garanzia in caso di prestiti sofferenza, in altri casi si fa leva sulla garanzia pubblica del Fondo statale per le PMI. L’investimento avviene attraverso la concessione di un prestito verso una persona fisica o un’impresa con un contratto di mutuo o un’obbligazione mobiliare che prevede le modalità di rimborso e remunerazione del capitale attraverso un tasso di interesse.

Il Real Estate crowdfunding rimane uno di quelli più apprezzati dagli investitori italiani. Ben 27 piattaforme svolgono questa attività con progetti di breve medio termine che mirano alla riqualificazione (o alla realizzazione ex novo) e successiva cessione di proprietà immobiliari.

Le piattaforme di crowdfunding guadagnano solitamente sulle commissioni sul capitale raccolto che variano dal 2% al 10%, ma esistono svariati metodi di remunerazione per l’attività svolta.

L’Italia è stata una delle prime nazioni europee ad adottare un tessuto regolamentare per l’equity crowdfunding. Per la fine del 2023 tutte le piattaforme europee dovranno adeguarsi ad un Regolamento che su scala continentale armonizzerà molte delle attività  anche autorizzative delle società operative in Italia. Questo, probabilmente, creerà le premesse per un aumento degli operatori sul territorio nazionale. Con la centralizzazione del registro degli operatori presso l’ESMA si andrà poi verso una maggiore trasparenza e regolamentazione.  Ad esempio sarà obbligatorio una specie di KID per ogni progetto. Il settore maturerà in meglio con una più stringente regolamentazione.

Quanto rende investire nel crowdfunding

Capitolo rendimenti. Purtroppo è abbastanza difficile reperire dati di rendimento medio per l’equity crowdfunding, non esistono parametri indipendenti che possono fornire delle indicazioni precise sui rendimenti dei progetti al netto dei tassi di insolvenza.

Rendimenti in doppia cifra anche del 14%-15% sono quelli promessi dai promotori sui progetti più rischiosi e soggetti ad una elevata probabilità di perdita integrale del capitale. In altri casi i rendimenti proposti (mai garantiti ma in alcuni casi con collaterali a garanzia) possono essere assimilati a quelli offerti dalle obbligazioni high yield. Siamo comunque nel campo dell’investimento ad alto tasso di rischiosità. La difficoltà principale sta nello stabilire i meriti di credito dei vari promotori la proposta i quali solitamente offrono a supporto una certa documentazione (business plan, bilanci, contratti, autorizzazioni comunali, …). Lo sforzo di comprendere e analizzare questi documenti è tutto a carico del piccolo investitore.

Per le attività di prestito (lending) i proventi da investimento ottenuti da persone fisiche sono oggi soggette alla ritenuta a titolo definitivo con aliquota 26%, come già accade per altri proventi finanziari quali dividendi e cedole di obbligazioni. Fino al periodo d’imposta 2017 tali proventi concorrevano alla determinazione del reddito imponibile da dichiarare e subivano una tassazione ai fini IRPEF secondo l’aliquota marginale del contribuente in funzione degli scaglioni di reddito.

In questo caso solitamente i richiedenti valutano la proposta di remunerazione offerta dalla piattaforma, proposta che comprende la remunerazione netta per il prestatore, più un margine per la piattaforma stessa e un secondo eventuale margine che va a finanziare un fondo di sicurezza a tutela dei crediti non rimborsati, laddove previsto.

Come accedere alle proposte

Il prestatore ha due modelli di accesso alla proposta. Il modello diretto e quello diffuso.

Nel modello diretto gli investitori scelgono se e quanto investire nelle diverse campagne di raccolta. Si tratta di un modello che ha naturalmente un rischio di insolvenza elevato se non accompagnato da una certa diversificazione tra progetti. Inoltre questo modello richiede una certa dose di tempo dedicata dal prestatore alla selezione del progetto. La piattaforma in questo caso fa una selezione a monte dei progetti che verranno pubblicati e resi accessibili agli investitori.

Il modello diffuso prevede invece un ruolo attivo della piattaforma, sia nel selezionare le richieste di credito fra tutte quelle pervenute, sia nel decidere l’allocazione del capitale investito.

I prestatori decidono quanto denaro destinare all’investimento fornendo alcune indicazioni relative a importo, rischio, rendimento atteso, ecc….Automaticamente la piattaforma spalma il denaro fra i progetti che soddisfano i criteri di filtro indicati dall’investitori. Prestiamoci, Smartika, Soisy sono alcune delle piattaforme che mettono a disposizione questi servizi. Esistono anche piattaforme che prestano a imprese non immobiliare (October, Ener2Crowds, Credimi) oppure dedicate al mondo real estate (Housers, Crowdestate, Rendimento Etico).

Il successo del Real Estate Crowdfunding

Il Real Estate crowdfunding è un sottoinsieme del crowdinvesting, probabilmente il più ambito dagli investitori italiani. In questo caso gli investitori possono partecipare al finanziamento di un progetto immobiliare in ambito residenziale o commerciale, in cambio di una remunerazione del capitale.

Il Real Estate crowdfunding ha mosso i primi passi negli Stati Uniti dove sono nate le prime piattaforme ‘verticali’ nel 2012. In Europa nel 2020 è stata raggiunta la cifra di raccolta di 5 miliardi di euro con le piattaforme del Vecchio Continente che prevalentemente offrono modelli di lending. Qualche dato di rendimento medio annuo a consuntivo trapela da questa attività. Pur trattandosi del 2020 i rendimenti medi erano compresi tra il 5.25% e il 10.84%. Non abbiamo dati attendibili sui tassi di insolvenza, ma è abbastanza legittimo pensare che in una fase di rialzo dei tassi come quella che stiamo attraversando tutte e due le grandezze, rendimenti proposti e tassi di insolvenza, sono aumentate.

Questi progetti prevedono tipicamente l’acquisto di un immobile per metterlo a reddito, piuttosto che la ristrutturazione di una proprietà immobiliare (che pure sarà messa a reddito o venduta maturando una plusvalenza). I raccoglitori solitamente non fanno riferimento esclusivamente al canale crowd per finanziare il progetto che integra il tradizionale canale dei prestiti bancari o dell’autofinanziamento.

Attraverso il Real Estate crowdfunding vengono risolte alcune delle problematiche tipiche dell’investimento immobiliare. Ad esempio, la concentrazione del rischio, l’elevato impegno di capitale, la necessità di avere competenze e tempo per seguire i progetti.

A questi pro si contrappongono naturalmente anche dei rischi.

Qualche suggerimento per mitigare i rischi

Come comportarsi di fronte ai rischi di questa innovativa attività di investimento alternativo?

Qualche buona regola di buonsenso la troviamo direttamente scritte dalla Consob sul suo portale dedicato.

Prima di tutto diversificare il più possibile tra progetti. Considerando che si tratta di progetti poco conosciuti e innovativi meglio mettere più uova nello stesso paniere. Una regola sempre efficace.

Tenere ben presente il rischio di liquidità. Nella maggior parte dei casi vendere un progetto a qualche altra controparte prima della scadenza è impossibile o molto difficile per l’assenza di market place regolamentati.

Valutare con attenzione il rischio emittente. Non è garantita da nessuna parte la solvibilità non solo del proponente il progetto, ma anche quella del portale online che fa da intermediario tra noi e l’offerente. Anche in questo caso meglio spalmare gli investimenti tra vari portali.

Anche l’Osservatorio curato dal Politecnico di Milano individua dei fattori di rischio di un investimento in attività di crowdinvesting. In parte si sovrappongono a quelli individuati da Consob.

Ad esempio le limitate informazioni disponibili. Possibili comportamenti opportunistici e fraudolenti del soggetto finanziato. La sostanziale illiquidità dell’investimento essendo praticamente inesistenti piattaforme di scambio sul secondario (solo negli ultimi mesi sono partite le cosiddette bacheche elettroniche). Il rischio d’impresa del progetto e l’assenza in molti casi di un collaterale a garanzia. Il ruolo limitato delle autorità di vigilanza Consob e Banca d’Italia che vigilano sulla regolarità del funzionamento delle piattaforme e sul rispetto di requisiti minimi delle campagne, ma difficilmente entrano nel merito dei progetti.

Questa forma di investimento alternativo troverà sicuramente spazio nei prossimi anni se guardiamo al grande successo ottenuto in paesi come la Gran Bretagna e soprattutto gli Stati Uniti.

Se il segmento dell’equity crowdfunding può essere assimilato ad un ibrido tra investimento in obbligazioni high yield e azioni, il comparto real estate sembra essere quello dalle maggiori potenzialità in un paese come l’Italia dove la cultura del mattone è ben radicata.

Come tutti gli investimenti alternativi serve cautela.

Siamo ancora agli albori. La regolamentazione sta velocemente ricoprendo i buchi degli anni passati, ma i rischi insiti in questa particolare tipologia di investimento sono elevati.

Il rendimento potenziale più alto della media è il necessario premio per accettare offerte che presentano anche rischi più alti della media.

Il fattore liquidità, fondamentale per ogni asset di investimento, rappresenta forse uno dei talloni d’Achille più importanti per una tipologia di investimenti alternativi che pone a carico del singolo investitore l’onere di analizzare, seguire e rendicontare  ogni passaggio dell’investimento per avere un quadro completo del processo, soprattutto in termini di redditività rapportata per il rischio.

I precedenti articoli della serie Investimenti Alternativi:

Viaggio negli investimenti alternativi: le infrastrutture

Viaggio negli investimenti alternativi: i REITs

Viaggio negli investimenti alternativi: l’oro

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