By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 25 Settembre, 2023|

I lettori storici di questo blog sono saltati sulla sedia leggendo il titolo dell’articolo di oggi, in parte provocatorio, ma anche consapevole che non siamo (e mai lo saremo) investitori perfettamente razionali.

Chi non ha ricevuto negli ultimi anni qualche “consiglio” commerciale su fondi o strumenti di investimento di natura tematica o iper specializzata alzi la mano. Ma non solo.

Anche persone con un livello di educazione finanziaria sopra la media hanno deviato dal percorso noioso e ripetitivo che caratterizza il classico portafoglio pigro, allargando il perimetro ad una fetta più o meno rilevante di azioni, fondi o ETF cosiddetti “funny”. Cadere nelle tentazioni nel mondo degli investimenti è qualcosa di ben più frequente di quello che si possa pensare.

Nell’articolo “Quella giusta dose di divertimento che serve quando investiamo” ho spiegato nel dettaglio che cosa si intende proprio per funny portfolio e perché tutto sommato la sua presenza non è così negativa se non eccediamo nelle quantità.

L’offerta di prodotti finanziari divertenti è molto diffusa e fa leva sulle emozioni

Praticamente tutte le banche, le case di gestione, i robo advisor e pure alcune compagnie assicurative, si sono attrezzate con offerte alternative di prodotti facendo leva, prima di tutto, sul fattore emozionale. Difficile sfuggire alla legge del marketing finanziario. Anche grandi nomi dell’asset management “passivo” sono entrati nel girone degli investimenti ad alto tasso di “emozione”.

Se qualcuno pensava che la scoperta della finanza comportamentale avesse solo ed esclusivamente lati positivi, adesso può tranquillamente ricredersi senza richiamare nessun complotto. Ogni azienda deve fare utili e per questo utilizza lecitamente tutte le leve lecite a propria disposizione per convincere il consumatore (in questo caso l’investitore) all’azione.

Sfruttando (a proprio vantaggio) quella marea di bias comportamentali che ognuno di noi si porta dietro da quando diventa un investitore autonomo, i gestori di fondi o ETF tematici risvegliano nella mente di un investitore tante emozioni.

La capacità di selezionare il tema del futuro prima degli altri, la convinzione di essere degli esperti competenti superiori alla media della popolazione globale in una certa area di investimento, l’immancabile desiderio di vincere tanto in poco tempo scoprendo l’invenzione del secolo (ovviamente prodotta dall’azienda del secolo).

Sensazioni vissute da chiunque, anche da chi vi dirà che da decenni investe solo nel tal indice e che non azzarda mai la classica “mosconata” da scommettitore.

Le leve commerciali che vanno sul sicuro, quando ad esempio un fondo tematico entra “volontariamente” nel portafoglio di un investitore, sono tantissime.

Non ammettere l’errore quando va male (è il mercato che non riconosce il valore, non siamo noi che sbagliamo visto che conosciamo il settore), non vendere mai ciò che abbiamo eletto a tema di lungo periodo, evitare il rimpianto di essere investitori poco attivi e incapaci di cogliere le opportunità. Per finire con l’innegabile senso di colpa che ogni campagna di marketing scatena dentro di noi quando un prodotto con il marchietto ESG, strizzando l’occhio ,sembra volerci dire che siamo dei zozzoni negazionisti scarsamente interessanti a tutto ciò che ha a che fare il tema della sostenibilità del pianeta.

La vera funzione dei fondi tematici

I fondi ed ETF tematici, per loro natura, non possono che rientrare nella parte di portafoglio catalogata come funny market.

Sicuramente non possono far parte di una asset allocation strategica di lungo periodo. E prima di cercare di convincermi del contrario nella sezione dei commenti vi chiedo per cortesia questo articolo ETF tematici, servono veramente all’investitore medio?, dedicato proprio ai fondi specializzati.

Come le singole azioni, i fondi tematici entrano in quella categoria di investimenti che già decenni di anni fa il professore di economia comportamentale Edward Miller aveva riconosciuto come tipica risposta alla convinzione più o meno esplicita della nostra mente che considera l’investimento anche come un gioco.

La diversificazione annoia e gli investitori non perfettamente informati ricercano scorciatoie ed emozioni perché, come dimostrato da numerose ricerche, guadagni consistenti ma occasionali riscuotono maggiore interesse nell’investitore (e nel giocatore) rispetto a vincite modeste e continuative.

Nonostante questo però anche i prodotti tematici hanno una loro funzione.

Sono un ottimo disintossicante per quella cattiva abitudine di scegliere singole azioni come strumenti di crescita del capitale nel lungo periodo. Come ho scritto in Non è vero che le azioni sono sempre vincenti nel lungo periodo, essere vincenti investendo nel lungo periodo con singole azioni è pura utopia.

Le singole azioni possono essere utili temporaneamente e con un pò di fortuna dalla nostra parte per risolvere problemi di breve periodo come ad esempio il recupero delle minusvalenze pregresse. Con i fondi tematici invece abbiamo un briciolo di diversificazione aggiuntiva che non guasta.

Quello che però non esiste nei prodotti tematici (e lo dicono gli accademici, non il sottoscritto) è un rendimento aggiuntivo riconosciuto dal mercato a fronte di un rischio che può essere tranquillamente diversificabile su un investimento azionario globale.

Morningstar alcuni mesi fa ha pubblicato un interessante articolo proprio sui fondi tematici.

I sostenitori di questo tipo di prodotti fanno leva sul fatto che sono prodotti di investimento multisector, quindi preferibili prima di tutto ai settoriali tradizionali come bancari, utilities o tecnologici. Il tematico va invece  più in profondità nell’allineare interessi finanziari con interessi personali. Questo però non necessariamente è un bene quando si tratta di investimenti.

Con una semplice ricerca sul sito di JustEtf.com scopriamo che i tematici abbondano. Le etichette di marketing sono attraenti. Si parla tanto di intelligenza artificiale? Ecco il prodotto giusto. Gli attacchi hacker si moltiplicheranno in futuro paralizzando il pianeta? Ecco il tema della cybersicurezza. Tutti chiusi a casa in lock down? Via a smanettare con i videogiochi e relativo fondo. Il cambiamento climatico richiede decisioni urgenti nella lotta all’inquinamento? Ecco servite le auto elettriche che risolveranno (forse) i problemi dell’umanità.

Potrei andare avanti all’infinito con questi slogan che purtroppo non risolvono il difetto di fondo che caratterizza molti prodotti tematici.

I difetti cronici dei fondi tematici

Costi più alti degli ETF/fondi tradizionali, maggiore volatilità, forte presenza di piccole capitalizzazioni, incertezza nel quantificare il tempo in cui il prodotto rimarrà tra noi, tasso di reale copertura di quel certo tema di investimento, ma soprattutto un punto interrogativo grande come una casa su cosa succederà ai nostri soldi se quello non sarà il tema del futuro. Ancora una volta vi rimando all’articolo del 2021 per maggiori dettagli.

Come ricorda giustamente Morningstar nel suo articolo, ogni periodo ha il suo tema.

Dal dopoguerra ne contiamo diversi. La televisione, l’energia atomica e nucleare, l’elettronica di consumo, lo spazio, e via così fino ai giorni nostri dove il futuro si chiama intelligenza artificiale, criptovalute, energie alternative.

La voglia di essere protagonisti del futuro (prossimo e remoto), si scontrano con il poco affascinante consiglio di compra il mercato e dimenticati di tutto il resto.

Le leve emozionali sulle quali agiscono i tematici

Comprendo i dubbi dell’investitore medio e capisco perché il marketing ha successo nell’andare diretto agli umori delle persone.

Senso di appartenenza, brivido, la rincorsa a performance esaltanti, evitare il rimpianto.

Tutto questo fa parte del fascino che esercitano i fondi specializzati nella mente di un investitore.

Dal punto di vista finanziario non esiste però nessun tipo di vantaggio che possa portare a benefici concreti nel lungo periodo. Almeno ad oggi, che io sappia, ricerche accademiche consistenti quanto a tempi e volumi di dati analizzati non ne esistono.

Quello sul quale non sono completamente d’accordo è considerare ogni forma di investimento tematico una scommessa senza senso.

I pro dell’investimento a tema

Acquistando un ETF tematico accettiamo di investire in un paniere di azioni che replica un indice costruito ad hoc (come quelli delle classiche gestioni patrimoniali che creano in casa dei benchmark con l’aggravante di non batterli quasi mai).

Società oggetto dell’investimento che non necessariamente sono quelle che avremo scelto singolarmente. Quindi  non siamo noi, privi di competenze e capacità di analizzare migliaia di dati di bilancio, fondamentali e tecnici, a scommettere;  deleghiamo a qualcun altro si spera di esperto e che sceglie per noi le società sulle quali puntare. E già questo è un fattore comunque positivo.

Rispetto alla versione originaria del compro l’azione X e l’azione Y, spalmiamo il rischio, i costi di trading sono più contenuti e all’apparenza siamo investiti sul meglio che c’è in quel settore.

Nessuno può negare che questi sono indubbiamente dei pro di un investimento a tema  rispetto all’investimento in singole azioni.

Attenzione però. Come un partner con il quale usciamo un paio di volte ci sembra quasi privo di difetti, la realtà presto busserà alla porta facendoci ritornare sul pianete Terra mettendoci di fronte ad aspetti meno “perfetti” rispetto alla presunta perfezione delle prime 48 ore. Non necessariamente una realtà disgustosa, ma comunque difetti che nel lungo periodo potrebbero rovinare tutto.

I difetti occulti dei tematici

Nel caso dei fondi tematici, ad esempio, subiremo costantemente le scelte di altre persone che non parlano quasi mai la nostra lingua e che nemmeno mai conosceremo durante la nostra vita. Gli oscuri, quanto fondamentali nella costruzione di un prodotto di questo tipo, provider di indici.

I tematici sono investimenti passivi (nel senso che replicano un indice), ma profondamente attivi nell’animo (visto che gli indici hanno screening di accesso basati su criteri scelti dai provider e successivamente raffinati dai gestori).

In un certo senso il tematico fa emergere in modo ancora più limpido quella che è un’evidenza.

Non esiste veramente l’investimento passivo, perché comunque vada, dall’indice S&P500 all’indice che investe sulle azioni legate alla cannabis, esiste sempre qualcuno che decide come deve essere composto quel paniere di azioni custode dei nostri soldi. I tematici sono però un pochino più attivi dei vari S&P500, Msci World, ecc…

Contestualizzare il fenomeno fondi tematici

I fondi tematici sono un business florido che ha permesso a tutti, gestori attivi e passivi, di diversificare il business aumentando i ricavi.

Negli Stati Uniti la quota di mercato dei tematici azionari rispetto al totale dei fondi gestiti è triplicata negli ultimi anni. Messa giù così potrebbe sembrare un fenomeno dirompente. In realtà due sono i punti da considerare in questa dinamica.

Il primo. Un peso non irrilevante ha avuto il fondo ARK di Cathie Wood, decollato quanto a interesse della massa nel 2021; precipitato (anche nei prezzi) nel 2022. Fondo comunque rappresentativo di una fetta consistente dei prodotti tematici presenti sul mercato e che proprio qualche giorno fa ha annunciato il suo sbarco in Europa con l’acquisizione della casa produttrice di ETF Rize. Una mossa che rafforza la convinzione che la domanda di questi prodotti è in crescita ma questo mi porta al secondo punto della questione.

Parliamo sempre di percentuali di rilevanza dei tematici sulle masse totali che stazionano tra l’1% e l’1,5%. Torniamo quindi alla percentuale da funny market. Assolutamente compatibili con i portafogli di un investitore medio e al momento smarcabili come un fenomeno  fisiologico che vede emergere i desideri degli investitori di dare un po’ di brio a quella noia che circonda l’investimento pigro.

 

(Percentage of U.S. Equity Fund Assets) – Fonte: Morningstar

Non è stato certamente il 2022 un anno dal quale poter estrapolare conclusioni definitive circa le differenze di performance tra fondi tematici e mercato, essendo sceso praticamente tutto; in media però i fondi tematici americani hanno perso l’anno scorso il 30% contro il 10% della media dei fondi impegnati nella stessa area geografica.

Morningstar ha allargato  il tiro ad un periodo più ampio 2017-2023 dove i tori  in borsa si sono alternati agli orsi e il risultato non cambia.

Nessun premio di rendimento offerto dai tematici nel loro complesso a fronte di rischi maggiori.

Conclusione logica e attesa nel lungo periodo per l’investimento nelle singole azioni e che  può essere riportata, seppur in modo più sfumato, anche per i fondi tematici. Il rischio diversificabile non offre premi di rendimento significativi.

 

(Annualized Total Return %, January 2017-April 2023) – fonte Morningstar

I fondi tematici non richiamano solo i peggiori istinti dell’investitore

I fondi tematici richiamano quindi i peggiori istinti dell’investitore come scrive l’autore dell’articolo? Non sono d’accordo.

Al netto di tutti i difetti già riportati all’inizio di questo post, i fondi tematici hanno il pregio di “togliere dalla strada” numerosi investitori avvezzi all’investimento nella singola azione.

Pur concentrando il rischio su pochi settori con specifiche caratteristiche, gli investitori che non resistono alla noia di un classico ETF All Country World, possono sfogare temporaneamente le loro passioni/ambizioni su qualcosa che li fa sentire più partecipi al progetto di investimento, a volte anche meno passivi rispetto agli eventi futuri.

Spesso questo aiuta addirittura i consulenti finanziari perché l’attenzione si concentra sul “come sta andando il fondo o ETF X?” tralasciando tutto il resto che pigramente deve andare avanti seguendo la noiosa corrente di mercato.

Paradossalmente il tematico può trasformarsi in medicina di “paralisi” per il resto del portafoglio. Ovviamente stando attenti a non utilizzarlo come sostanza dopante quando gli stessi fondi realizzano performance stellari facendo scattare il desiderio di aumentare la scommessa.

E’ dimostrato che investendo con i tematici non esiste nessuna forma di controllo o capacità di sovraperformare il mercato inteso in senso aggregato. Lo sa benissimo anche chi offre questi prodotti.

Ma per chi non può farne veramente a meno, e soprattutto per chi ha limitata esperienza finanziaria, una piccola percentuale può anche essere tutto sommato “terapeutica” per non rendere il piano finanziario una gabbia dalla quale prima o poi tenteremo di evadere. Un parallelo con l’ora d’aria per certi investitori è calzante.

La fortuna, come sempre, avrà un ruolo determinante nei risultati di questi fondi e il bilancio finale alla fine sarà probabilmente non a vantaggio dell’investitore.

Ma se l’alternativa è passare il tempo al bancone di un bar a ubriacarsi svuotando in fretta il portafoglio, allora un bicchierino ogni tanto può essere considerato il male minore per proseguire un viaggio che, non sarà forse perfetto, ma risulterà essere molto più vicino al percorso ideale. E probabilmente nel tempo perfezionerà il suo processo grazie alle esperienze pregresse.

Tra eccessi di autostima e soddisfazione che ogni tanto si alterneranno alla voglia di smettere e mandare tutto in vacca, se proprio non ce la possiamo fare anche uno spizzico di tematico ogni tanto può aiutarci a raggiungere il porto di destinazione senza affondare. L’importante è, come sempre, non esagerare e rimanere ben ancorati alla rotta di navigazione prevista.

Buon investimento.

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