È probabilmente la moneta metallica più amata dagli italiani. Richiamando anche esteticamente le vecchie 500 lire, che con il bicolore aureo-argenteo rappresentavano la porta d’ingresso alla banconota da 1000 lire, la monetina da 2 euro è da sempre un “peso” apprezzato dentro il borsellino di ogni consumatore.
Ed è apprezzata perché, scavando a fondo, rivela un piccolo tesoretto non contabilizzato nel nostro bilancio mentale. Tesoretto che, con pochi pezzi, può portarci in dote inaspettatamente anche 10 euro o 20 euro.
La storia della moneta da 2 euro
Come rendiconta la Banca Centrale Europea, la moneta da 2 euro è leader anche nel controvalore circolante all’interno dell’Unione. Grazie al suo maggior valore incorporato in un unico pezzo di metallo, ma anche a un utilizzo più intenso rispetto ad esempio alla moneta da 5 cent.
La più larga e pesante monetina circolante in Eurolandia ha fatto la sua prima apparizione nei portafogli degli italiani il primo gennaio 2002, quindi ha già passato i 20 anni di vita.

fonte: ECB
Vent’anni sono un orizzonte temporale che un investitore può cominciare a considerare un lungo periodo, anche per un investimento.
Prendo spunto così da un articolo apparso sul sempre interessante blog della casa di investimento M&G, per fare il punto sul “reale” valore della monetina da 2 euro.
Un esercizio sempre utile per capire quanto potere d’acquisto perde una moneta che giace dentro un salvadanaio e quanto valore guadagna quella stessa moneta se, ovviamente in compagnia di qualche altro metallo o banconota amica, viene investita sui mercati finanziari.
In questo ultimo caso il guadagno ci dovrebbe essere, ma il risultato non è così scontato.
Dipende sempre in cosa e come investiamo il denaro.
La pratica dell’investimento dovrebbe sempre incorporare un rendimento atteso positivo, ma non sempre va come ci aspettiamo.
Che valore hanno realmente 2 euro oggi?
Il primo esercizio che si fa in questi casi è dare valore a quei 2 euro.
Un portamonete ritrovato in una scatola dei ricordi con dentro 2 euro coniati nel 2002, nominalmente ci mette in tasca 2 euro, ma praticamente che cosa può comprare oggi al supermercato?
L’inflazione media italiana dal 2002 a oggi è stata del 2% annuo, cumulata il 52%.
Tradotto in pratica “monetaria”, quello che acquistavamo con 2 euro nel 2002, nel 2023 si acquista con 3 euro.

Inflazione Italia 2002-2023 fonte:inflationtools.com
Un normale processo di svalutazione della moneta causato da quell’inflazione che rende più poveri coloro che quella moneta non la investono per volontà, scarsa educazione finanziaria oppure dimenticanza.
Quel 52% di aumento dei prezzi al consumo dal 2002, non si è sviluppato in Italia in modo uniforme su tutti i prodotti.
Questo può cambiare (e non poco) la percezione che abbiamo dell’inflazione.
Quanto costava un caffè nel 2001?
Ho scovato in rete un articolo che indica i prezzi applicati ad alcuni beni di consumo a fine 2001.
Questo ci permette di comprendere meglio come la dispersione attorno a un dato di inflazione è enorme. E fa molto riflettere anche su quanto sia importante calcolare una propria inflazione personale per avere una corretta percezione della realtà che ci circonda.
Abbiamo dedicato proprio due articoli che spiegano come come costruire un personalissimo indice di inflazione personale dei quali consiglio la lettura.
Tra i prodotti con prezzi “esplosi” dal 2001 a oggi ben oltre il 50%, possiamo ricordare ad esempio il cono gelato, che costava 0,80 € come il tramezzino al bar, la passata di pomodoro (0,60 €), il biglietto dell’autobus (0,8 €), 1 litro di olio extravergine (4 €), tanto per citare alcuni esempi.
Tra quei prodotti cresciuti meno dell’inflazione il latte fresco (costava 1 € nel 2001), il prosciutto crudo al Kg (20 €), 1 chilo di zucchero (1 €), il parmigiano reggiano (15 €).
Altri articoli di largo consumo hanno invece avuto tassi di crescita esattamente in linea con l’inflazione come l’auto utilitaria (circa 10.500 € il costo di listino nel 2001) oppure il tanto contestato caffè al bar (1 €).
L’euro ha portato meno inflazione, non più inflazione
Ah caro mio, ma tutto era già aumentato prima con la conversione lira-euro, dirà il solito contestatore.
Dal 1990 al 2001 l’inflazione media è stata in Italia del 3,6%.
Con l’euro l’aumento dei prezzi ha decelerato, non accelerato.
Per chi fosse interessato a vedere cosa è successo negli ultimi 20 anni a 10 mila euro non investiti sui mercati finanziari, ma tenuti gelosamente sotto al materasso, raccomando sempre un passaggio nella sezione risorse utili del blog per dare un’occhiata al nostro grafico interattivo. Lo shock è garantito.
Cosa sarebbe successo investendo quei 2 euro?
Dopo aver visto cosa sarebbe successo alla monetina da 2 euro non investita, arriva il momento di capire a quale destino sarebbe andata incontro decidendo invece di indirizzarla verso qualche asset finanziario.

Fonte: curvo.eu
L’investimento con un ETF azionario globale avrebbe moltiplicato per 3,5 volte il valore della monetina da 2 € grazie a un rendimento annuo nominale che ha sfiorato il 6% nel periodo 2002-2023.
I 2 euro oggi sono diventati 7 e possono comprare oltre due volte e mezzo quello stesso prodotto che ha visto salire nel corso del tempo il prezzo al supermercato fino a 3 euro. Potere d’acquisto mantenuto. Anzi, migliorato.
Passiamo ad un altro tipo di investimento molto gettonato. Quello obbligazionario.
Tenendo conto della conversione in euro le obbligazioni globali hanno offerto un rendimento annuo composto del 1,6% dal 2002 al 2023.
In questo caso i 2 euro investiti sono diventati 2,8. Il potere d’acquisto non è stato mantenuto seppur di poco.
Però attenzione. Dal 2002 al 2013 il mercato obbligazionario ha fatto meglio di quello azionario. Nella decade successiva l’azionario ha fatto decisamente meglio dell’obbligazionario. Questo, per chi ragiona con obiettivi entro i 10 anni, dovrebbe sempre tenerlo in considerazione quando costruisce una asset allocation di buonsenso che deve necessariamente bilanciare crescita con conservazione del capitale in vista del traguardo.
Meglio è andata con le obbligazioni europee capaci di trasformare i 2 € iniziali in 3,6 €. Missione compiuta e potere d’acquisto mantenuto, almeno per quei prodotti che hanno fatto registrare aumenti in linea con l’inflazione.
Chi ha scelto di mettere tutto nel classico bene rifugio, l’oro, non si può lamentare. I 2 € sono diventati ben 10 € grazie grazie a un rendimento annuo composto del 8%. Missione compiuta!
E la casa? Certo, con 2 € non si va molto lontano e il mutuo in banca non te lo concedono, ma mettendo assieme tante monetine avremmo comprato un asset reale il cui valore mediamente è cresciuto in Italia del 2%.
L’immobile ha tenuto il potere d’acquisto al lordo però di tutte le spese che una casa si porta dietro (ma anche delle eventuali rendite generate ad esempio da affitti).

Prezzo medio casa in Italia 2002-2023. Fonte: FRED
E se con quei 2 euro oggi volessi andare a fare un bel viaggetto fuori dai confini europei?
Ringraziando l’euro oggi abbiamo mantenuto mediamente potere d’acquisto nei confronti dei paesi stranieri dove circola una moneta diversa dall’euro.
Tenendo ovviamente conto dell’inflazione, il cambio effettivo reale dell’euro per un italiano è praticamente invariato rispetto al 2002.

Fonte: BIS – cambio effettivo euro Italia
Perché non fare nulla è sempre perdente
Il tempo si mangia inesorabilmente il valore di una moneta. Stare fermi è perdente, sempre.
Possiamo essere vincenti verso qualche concorrente estero grazie alla rivalutazione del cambio, ma questo non ci esenta comunque dal dazio di dover sommare ai 2 euro per ogni anno che passa altre monetine necessarie per acquistare lo stesso bene che, 20 anni prima, ricordavamo di aver comprato in quel negozietto a così buon mercato.
Tutto costerà sempre di più (a meno di entrare in uno scenario di deflazione, quindi prezzi che scendono per anni), questo è inevitabile.
È la storia plurisecolare dell’umanità che ce lo dice. Sta a noi scegliere come contrastare questa perdita di valore della moneta.
Nel libro “Come investire il mio primo euro” ho cercato di rappresentare l’inflazione con un esempio reale.
Facciamo finta di essere stesi su una spiaggia tropicale cullati dalle onde. Il mare è a distanza di sicurezza. Ora dopo ora l’alta marea fa risalire l’acqua verso di noi. In un primo momento ci regala una piacevole sensazione sfiorando i piedi. A differenza però della marea che arriva e poi se ne va rispettando i cicli naturali, l’inflazione non abbandonerà i nostri soldi. L’acqua salirà sempre di più coprendo le gambe, poi la pancia, fino ad arrivare alla gola. La carezza diventerà un incubo. Ciò che sembrava innocuo all’inizio è diventato pericoloso con il passare del tempo. Il gruzzoletto non solo non crescerà (questa è stata una nostra scelta), ma addirittura vedrà diminuire il suo valore in termini reali.
Una soluzione a questo problema esiste.
Si chiama investire, possibilmente con buonsenso, allocando e diversificando nel modo corretto e con gli strumenti giusti.
Grazie anche alla gradita e sorprendente insistenza di alcuni lettori, a breve pubblicherò un secondo libro che darà continuità al mio primo fortunato viaggio editoriale-finanziario.
Ancora una volta l’inflazione e la sua gestione durante l’intero ciclo di vita di un investitore occuperanno un numero di pagine rilevante.
L’attrito fastidioso per il nostro patrimonio prodotto dall’inflazione ho voluto questa volta associarlo alla forza contraria del vento che subiamo mentre, ad esempio, pedaliamo con una bicicletta.
Il primo vero rischio in questi casi è l’effetto sorpresa che potrebbe provocare comportamenti scomposti e dannosi per il nostro benessere.
Passato l’effetto sorpresa, potremo e dovremo adottare una serie di contromisure per essere investitori più performanti ed efficaci riducendo gli impatti negativi e facendo prevalere il desiderio di progredire. Ecco un breve estratto:
Oltre alla diversificazione, al maggior risparmio e all’adeguare il portafoglio al ciclo di vita e/o alla distanza temporale dagli obiettivi, l’acquisto di prodotti passivi a basso costo come gli ETF (meglio se ad accumulazione dei proventi) ridurrà la “zavorra”, riducendo così l’impatto negativo di tasse, costi e inflazione. Meno fattori di attrito, più soldi in tasca.
Quello che dobbiamo sempre ricordare è che se desideriamo aumentare il potere d’acquisto della moneta, possiamo certamente scegliere strumenti potenzialmente più redditizi, ma con un margine di incertezza sul raggiungimento del risultato più ampio se non rispetteremo l’orizzonte temporale definito in partenza. L’azionario è in questo caso un classico esempio di investimento molto più redditizio del mercato obbligazionario, ma che per raggiungere questo obiettivo necessita di tempo. Lo abbiamo visto anche nell’esempio di poco fa durante il periodo 2002-2023.
Possiamo però anche solo desiderare di mantenere il potere d’acquisto. Esistono per questo classi di investimento che ci permettono di raggiungere l’obiettivo con meno patemi d’animo. Come sempre è questione di obiettivi.
Abbandonare però la monetina da 2 euro al suo triste destino non sembra mai essere una buona scelta.
Meglio metterla al lavoro fin da subito per essere sicuri di regalarle un numero di amici sempre maggiore nei prossimi anni.
Buon investimento.