By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 23 Settembre, 2016|

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Un post apparso sul blog del sempre ottimo advisor americano Ben Carlson ci ricorda che, essendo il mondo degli investimenti sostanzialmente fatto di due motori (quello obbligazionario e quello azionario) ha senso adottare un approccio di diversificazione se l’uno decorrela l’altro. In parole più semplici, azioni e bond stanno bene insieme se il cattivo di uno di loro viene smussato dal buono dell’altro.

Si parte sempre dal solito punto e dalle consuete paure. Azioni care perché ai massimi storici (chissà perché poi visto che i massimi sono fatti proprio per essere battuti) e obbligazioni care perché a rendimenti infimi.

Ben Carlson parte da una tabella che mette in evidenza come, dal 1928 al 2015, i casi di bond decennali governativi americani in perdita sono stati 16 (il 18% del tempo) e solo in 3 di questi casi c’è stata una perdita contestuale dell’azionario (1931,1941 e 1969). La perdita media dei bond è stata di appena il 4% annuo e da questo punto di vista possiamo certamente dire che sì, le azioni sono un buon diversificatore per l’obbligazionario.

Se il numero di annate in perdita per i bond può sembrare modesto in termini numerici e di performance è semplicemente perché si commette il solito errore, considerare il rendimento nominale come risultato dell’investimento e non quello reale depurato dall’inflazione.

Ecco allora la stessa tabella ma tenuto conto dell’effetto erosione dei prezzi al consumo.

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Le perdite dei bond diventano così 37 su 88 anni, circa il 40%. Ops, i bond in 4 casi su 10 non fanno crescere i nostri investimenti in termini reali.

Anche in questo caso si conferma un beneficio di diversificazione nel possedere azioni con un calo contemporaneo bond azioni in soli 12 dei 37 casi.

L’obiezione che potrebbe arrivare dai nemici dei bond è che stiamo vivendo momenti storici eccezionali con un bull market di lunghissimo periodo che ha portato i tassi ai minimi assoluti, quindi in futuro il crash è garantito. E’ vero che viviamo momenti eccezionali, ma è anche vero che dal 1950 al 1981 il mercato obbligazionario sperimentò un consistente bear market alimentato da inflazione in rialzo e sopra le attese. Anche in quel caso però (31 anni) furono solo 5 i casi in cui azioni e bond persero terreno nello stesso anno in termini reali.

Quindi calma e gesso. Non dipende solo dai tassi bassi il rischio di perdere denaro sui bond, anzi questo è lo scenario meno devastante. E’ l’inflazione il vero killer e come insegna Ray Dalio, avere in portafoglio un po’ di inflation linked e di oro offre sollievo ad un eventuale scenario negativo.

E se mai serve una conferma che azioni e bond devono stare sempre e comunque insieme in un portafoglio equilibrato di investimento, questo post mi pare abbia messo un ulteriore punto fermo almeno in termini probabilistici.

Leggi anche: La diversificazione perfetta non esiste

2 Commenti

  1. rob 23 Settembre 2016 at 15:41 - Reply

    Un portafoglio che comprenda un azionario e un obbligazionario globale sarebbe sufficientemente diversificato? Si potrebbe fare a meno di materie prime, oro e immobiliare o sono settori indispensabili? Rigirando la domanda, se li aggiungessimo, aumenteremmo in qualche modo il rendimento finale, la decorrelazione e l’efficienza, abbasseremmo la volatilità e i drawdown? Grazie

    • pgrecoit 23 Settembre 2016 at 22:36 - Reply

      Si potrebbe rendere pubblica la risposta a beneficio di tutti i lettori di questo blog? Grazie

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