La differenza tra una gestione attiva ed una gestione passiva degli investimenti è la stessa che intercorre tra il bianco e il nero. Non ci possono essere infatti dubbi sulla natura (e le conseguenze) delle due attività di gestione del risparmio. In una gestione passiva semplicemente si segue l’andamento di un indice di riferimento (per l’azionario ad esempio il classico Msci World) mentre in una gestione attiva si cerca di battere questo parametro di riferimento facendo scelte più soggettive pescando all’interno dello stesso recinto. Comprare Eni a discapito di Unicredit è una scelta di gestione attiva che diverge chiaramente dall’indice FtseMib italiano dove entrambe sono presenti con un peso predefinito.
I commenti pro e contro le due strategie si sprecano e sinceramente non demonizzo né l’una né l’altra. Se un investitore si sente “forte” e “confidente” su certi tipi di investimenti non vedo per quale motivo non possa tentare di aumentare la redditività del portafoglio con scelte attive. Il punto è che ad ogni vincente corrisponde un perdente e quindi la media dei risultati della gestione attiva altro non sono…che i risultati della gestione passiva.
Se avete dimestichezza con l’inglese leggetevi questo documento che William Sharpe (l’inventore dell’indice di Sharpe) scrisse nel lontano 1991 e con il quale dimostrò come matematicamente la gestione attiva è mediamente sempre perdente rispetto a quella passiva.
I nodi della questione sono sostanzialmente due.
1) Prima dell’applicazione dei costi (di gestione ed intermediazione) la gestione attiva in media non può mai battere quella passiva. Mentre quest’ultima altro non fa che replicare un benchmark ottenendo lo stesso risultato, la gestione attiva è fatta di attori che ogni giorno fanno scommesse.
Come già spiegato qui il gioco è a somma zero nel senso che se qualcuno compra un’azione, ci sarà qualcun altro che la venderà. Da una parte avremo soggetti con un’esposizione a quell’azione superiore al valore previsto da un benchmark, dall’altra parte avremo soggetti con esposizione inferiore.
Ad un gestore attivo che vince la scommessa ce ne sarà uno che la perde. Compensando i segni + e – otterrete lo stesso risultato del benchmark o della cosiddetta gestione passiva, è matematica pura e semplice.
2) Ad un certo punto entrano però in gioco i costi. Siccome la gestione attiva richiede attività di trading, di ricerca, amministrative, di stipendio dei gestori, molto più intensa rispetto ad un classico ETF a replica passiva ecco che ancora una volta la matematica ci viene incontro.
Se mediamente la gestione attiva ha un rendimento pari a quella passiva al lordo dei costi, è inevitabile che al netto dei costi la gestione attiva otterrà sempre un rendimento peggiore.
A questo punto, un piccolo risparmiatore inesperto, o è particolarmente fortunato per tanto tempo oppure difficilmente riuscirà in modo sistematico a battere il mercato di riferimento.
Non che questo risulti facile nemmeno ai gestori (vedi qui) ed anche in questo caso per il piccolo risparmiatore scatta il fattore “C”. Scegliere tutti gli anni il gestore che batte il mercato è praticamente impossibile e rimanere fedeli allo stesso fondo per anni non si rivela quasi mai la scelta ottimale. Le statistiche internazionali dimostrano proprio l’incapacità dei gestori attivi di ottenere persistenza di performance superiore al mercato nel lungo periodo.
Mi piace molto la definizione che diede Jason Zweig in un suo articolo del 2001 circa le qualità di un investimento a gestione passiva. “I don’t know, I don’t care”, non conosco e non me ne preoccupo scrisse il columnist del WSJ.
Possono le azioni tecnologiche fare meglio di quelle farmaceutiche? Non lo sappiamo e non ce ne preoccupiamo poiché la replica passiva di un indice contiene sia l’una che l’altra. Potrebbe annidarsi nell’indice principale la nuova Google? Non lo sappiamo e non ce ne preoccupiamo perché dentro l’indice ci sarà o ci entrerà anche la nuova Google.
Con un prodotto a replica passiva vi liberate dalla perdita di tempo di ricercare l’occasione finanziaria del secolo o di spendere troppo tempo davanti a giornali specializzati. Voi svolgete altre professioni; cercate di massimizzare il rendimento su quelli oppure di ritagliarvi del tempo libero con la famiglia.
Le previsioni, o meglio i tentativi di previsione, lasciateli ad altri piuttosto fatevi guidare dal pilota automatico della replica passiva. Meno costi, meno stress, più efficienza e tempo a disposizione.
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