By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 8 Maggio, 2023|

L’investimento azionario è percepito come il più pericoloso dagli investitori. Sarà per i tristi ricordi di perdite che negli ultimi decenni hanno superato anche il 50% del capitale investito, sarà perché effettivamente è più ballerino, sarà perché è geneticamente diverso dalle obbligazioni che a scadenza offrono una concreta possibilità del rimborso integrale del capitale che l’azionario non può, per sua natura, offrire.

Tutto questo porta con sé la più ovvia delle domande quando si costruisce un portafoglio di investimento per il futuro.

Ma in quante azioni dovrei investire oggi, domani e dopodomani?

Ho già espresso la mia opinione sull’asset allocation ideale in questo articolo, e lo ribadisco: un portafoglio di investimento perfetto e valido per ognuno di noi non esisterà mai. Dobbiamo trovare la giusta combinazione di ingredienti che ci fa stare meglio, invece che perdere tempo a cercare la classe di investimento perennemente più performante. Semplicemente perché è un esercizio impossibile da realizzare non avendo le doti di leggere il futuro.

Ma come i battiti del cuore hanno dei range di normalità oltre i quali si sta male, anche per l’azionario vale la stessa regola.

E il dottore, ovvero il consulente finanziario, dovrebbe muoversi all’interno di una media di pesi azionari consigliati, adattando questi numeri alla personalità, al contesto familiare, al patrimonio e agli obiettivi del cliente.

Un dei capitoli del mio libro “Come investire il mio primo euro” sui quali ho ricevuto i riscontri più interessati è proprio quello che si intitola “La giusta asset allocation”.

Prevalentemente incentrato sull’ideale allocazione per un bambino che fin dalla nascita è beneficiario di un piano di risparmio, nel corso del capitolo sconfino anche in quelle che sono le pratiche più comunemente utilizzate da alcuni grandi consulenti americani.

Molto diverse tra loro, non perfette, queste ricette servono quanto meno per fissare dei paletti validi per chi non ha grandi obiettivi; oppure se questi obiettivi ci sono, per chi è completamente a digiuno sulla materia e non trova risposta all’esterno.

Alcune tecniche per definire quante azioni avere in portafoglio

Tecnica N.1

Uno dei metodi più semplici da applicare è quello del “100 meno l’età”.

In pratica andiamo a sottrarre a 100 il numero di anni dell’investitore. Il risultato rappresenta il peso ottimale di portafoglio della componente azionaria. Per un ragazzo di 15 anni l’investimento potrebbe essere ripartito in 85% azioni e 15% obbligazioni. Al compimento dei 16 anni l’azionario diventa 84% e l’obbligazionario 16%. Negli ultimi anni l’allungamento della vita media ha portato alcuni esperti a spingere la base iniziale di calcolo a 110, ma il concetto è sempre lo stesso.

Se vogliamo trovare un difetto a questa tecnica, l’aggiustamento annuale dei pesi percentuali comporta costi di negoziazione degli strumenti maggiori. La metodologia può essere resa più elastica (e conveniente) con revisioni ogni 3 o 5 anni.

Tecnica N.2

Altro metodo utilizzato dai consulenti finanziari soprattutto americani, è quello di dedicare all’asset class azionaria il 4% del portafoglio per ogni anno di investimento. Orizzonte temporale 10 anni significa 40% di azioni, 20 anni ci porta a 80% di azioni.

Il limite di questa tecnica è che un ragazzo di 25 anni rimane investito al 100% in azioni fino almeno a 40 anni, se la sua intenzione è quella di andare in pensione a 65 anni ritirando a quell’età l’intero capitale. Personalmente non la considero un’eresia, ma per i profili più prudenti (o gli obiettivi più ravvicinati) è un fattore da considerare.

Più complicate altre tecniche di ripartizione dell’investimento tra le varie classi che tra poco descriverò in breve. Scegliamo comunque l’allocazione di portafoglio che reputiamo migliore per il nostro piano solo dopo aver verificato la sua compatibilità con la situazione personale e familiare. Meglio evitare troppe false partenze.

Tecnica N.3

Uno dei consulenti americani più celebri, Larry Swedroe, per individuare la percentuale di azionario ideale preferisce concentrarsi sull’orizzonte temporale adottando una scala alternativa. Se i soldi servono entro 5 anni al massimo investiamo il 20% in azioni. Se invece abbiamo davanti 10 anni possiamo permetterci anche un 70% di azioni in portafoglio.

Questo passaggio è importante perché ci sta dicendo che non dobbiamo sempre essere coraggiosi e propensi al rischio. Esistono momenti della vita (oppure obiettivi) che rendono più opportuno e saggio investire da tartarughe oppure da aquile (due degli animali che ho associato ai vari stili di investimento all’interno del libro).

 

 

Tecnica N.4

Altra opzione praticabile è quella di considerare la massima perdita tollerata sull’investimento. Sulla base di questa valutazione il peso azionario può essere tarato di conseguenza.

Se reputiamo accettabile perdere in un certo momento della vita dell’investimento al massimo il 20%, allora non è consigliato allocare più del 50% del capitale in azioni.

 

Queste non sono, lo ripeto, delle indicazioni da prendere senza se e senza ma.

Come ripartire il risparmio tra diverse tipologie di investimenti è una somma di scelte un po’ piò complessa e soggettiva dove la fase del ciclo di vita gioca un ruolo importante. Gli stessi obiettivi fanno differenza. Non possiamo escludere a priori una quota di investimento azionario importante anche in età avanzata se ci sono le condizioni giuste.

Un celebre “advisor” americano come Michael Kitces propone ad esempio nella decade precedente la pensione e in quella successiva una strategia che si chiama “bond tent”. Aumentare la quota di obbligazioni dai 55 ai 65 per poi diminuirla e riportarla al punto di partenza dai 65 ai 75. Questo per sconfiggere il rischio di incappare in una sequenza di rendimenti avversa.

Da giovani quello che conta veramente è la quantità di risparmio, non tanto il rendimento sull’investimento. Quest’ultimo è ovviamente importante ma per essere efficace ha bisogno di una base di capitale elevata.

Il capitale in gioco da giovani è relativamente basso e le oscillazioni di mercato incidono poco sulla creazione del montante. Il consiglio di massima è sempre quello di investire nell’asset class con il potenziale di rendimento maggiore, ovvero l’azionario; ma se un ragazzo di 25 anni preferisce stare più prudente non sarà un dramma. Lo dice la matematica e non solo il sottoscritto.

Diverso il discorso per le  fasi più avanzate del ciclo di vita.

Dai 50 anni in su l’allocazione degli investimenti è decisiva nel definire con sempre maggiore precisione quel capitale che abbiamo progettato essere parte integrante della pensione pubblica. Il tempo che abbiamo davanti non è infinito e la sequenza dei rendimenti nei primi anni della pensione può giocare brutti scherzi al nostro piano di decumulo del capitale.

Le ricette precotte non valgono nulla senza considerare tanti altri fattori che solo un investitore (e il suo consulente) può conoscere.

La consapevolezza e la conoscenza aiuteranno nell’adottare le opportune contromisure riducendo ai minimi termini i rischi di effetti collaterali sgraditi.

Buon investimento.

2 Commenti

  1. Lorenzo 8 Maggio 2023 at 16:42 - Reply

    Ricordo molto bene un vostro vecchio articolo che per stimare la % max di azionario si andava a vedere il max drawdown dell’indice azionario (credo circa -35%) e di conseguenza sul capitale a disposizione, si tarava il livello max di azionario da inserire nel portafoglio.
    Per quanto riguarda la tecnica 4, come ci si comporta se la perdita presunta cadesse non in quelle descritte? una sorta di proporzione può andare bene? diciamo una perdita del 13%… come si può capire la % max di azionario?
    Grazie
    Lorenzo

    • Lorenzo Biagi 8 Maggio 2023 at 16:58 - Reply

      Ricordi benissimo complimenti. Quello è un altro modo per stimare il peso massimo di azioni in portafoglio.
      Non ne farei una questione di percentuali precise verso le quali convergere, nessuna di queste tecniche ha prove scientifiche e comunque nel corso delle vita è necessaria la giusta flessibilità e ribilanciamento. Una proporzione può comunque essere una soluzione assolutamente compatibile con questo modello.

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