Si parla spesso di finanza comportamentale. Questa scienza viene associata a errori mentali che, se indirizzati nella giusta direzione, possono portare importanti benefici all’investitore.
In effetti questo è un lato della medaglia, ma ne esiste un altro che sfrutta la finanza comportamentale indirizzando a proprio vantaggio i cosiddetti “bias”.
Questo lato della medaglia assume la faccia sorridente e luccicante del marketing finanziario.
Un classico esempio di quanta influenza esercita il marketing finanziario sulla mente del risparmiatore l’ho spiegato in un lungo articolo “Quando il conto deposito vincolato diventa specchietto per l’allodola risparmiatore dedicato ai conti deposito vincolati che le banche stanno promuovendo con sempre maggiore aggressività negli ultimi mesi.
Succulenti tassi di interesse attivi il cui accesso è vincolato a condizioni che rendono l’affare poco conveniente per chi vuole impiegare la propria liquidità.
La semplicità è regina quando investiamo i nostri risparmi
Uno dei miei primissimi articoli scritto su questo blog aveva il titolo “Semplicità e buon senso, i segreti del buon investitore stanno tutti qui.
In quell’articolo che, non lo nego, fu uno di quelli che contribuì a cambiare e di molto la mia prospettiva del mondo degli investimenti, la semplicità attraversa costantemente i 15 punti che ho individuato come essenziali per acquisire la qualifica di investitore di buonsenso.
Qualche anno dopo è però arrivata anche la conferma “accademica” di quanto la complessità non faccia bene agli investimenti.
In un paper del 2020 dal titolo “Obfuscation in Mutual Funds” i ricercatori della Foster School of Business at the University of Washington hanno cercato di capire se ci fosse un legame tra complessità della documentazione a supporto del fondo e i costi pagati dall’investitore.
Il legame che si aspettavano di trovare i ricercatori era che più complessità nei documenti finanziari nascondeva più costi e più costi avrebbero generato minore rendimento. A quanto pare le cose stanno veramente così.
Più marketing, più complessità dei prodotti, più costi, meno rendimento
Altro legame abbastanza scontato che si scopre in questa analisi è che più marketing si affianca a maggiore complessità dei prodotti e quindi, di nuovo, più costi e minore rendimento.
Anche qui la questione appare logica. Un prodotto semplice non ha bisogno di troppo fumo attorno all’arrosto per essere spiegato.
All’opposto, i prodotti complessi necessitano di parecchia “spinta” commerciale per essere venduti. Non è difficile comprendere il perché.
L’analisi dei ricercatori si è concentrata nel confronto tra fondi indice e fondi americani a gestione attiva che investono sulle azioni dello S&P500, quindi con un livello di rischio analogo, ma a costi più elevati rispetto ad un ETF o un fondo indice passivo.
Il periodo analizzato è quello compreso tra il 1994 e il 2017. Le informazioni prese in considerazione nella ricerca per valutare il grado di complessità sono quelle contenute nel prospetto informativo, visto che molti emittenti non fanno altro che un copia e incolla di certi passaggi per riportarli nelle schede dei fondi.
Un esempio riportato nello studio è quello che mette a confronto un fondo indice di Schwab con un fondo che investe sempre nello S&P500 di Deutsche Bank.
Lo 0,02% di costo totale del primo si contrappone al costo del fondo di Deutsche che potrebbe addirittura arrivare fino al 5%, se la classe di investimento scelta è quella più onerosa. Anche qui fanno la loro apparizione le “famigerate” commissioni di distribuzione a favore dell’intermediario bancario. che abbiamo ampiamente descritto nel nostro articolo Costi dei prodotti finanziari, la guida definitiva
I due fondi fanno praticamente la stessa cosa, ma basta guardare la quantità di scritto nelle rispettive politiche di gestione per capire che la correlazione diretta tra complessità e costi è molto alta. Schwab usa una riga, Deutsche 15 per dire sostanzialmente la stessa cosa.
La complessità nella documentazione è evidentemente legata a doppio filo alla necessità di mettere in secondo piano costi elevati, quindi un’informazione non favorevole all’investitore.
E qui stiamo parlando di fondi molto basici.
Più saliamo nella complessità del prodotto, più arduo si fa il rendiconto verbale di quale attività a valore aggiunto produce effettivamente il gestore. Naturalmente i costi del prodotto salgono di conseguenza.
Il marketing finanziario prova a convincere il risparmiatore, spesso con successo, ad acquistare prodotti che hanno una elevatissima probabilità di essere perdenti rispetto ad un prodotto passivo low cost come un ETF.
Le evidenze accademiche dicono che solo un numero esiguo di fondi gestiti attivamente batte gli indici di riferimento nel lungo periodo.
Nonostante i fatti, alla nostra mente ogni tanto piace viaggiare, leggere storie, racconti, imprese finanziarie, performance passate, imbarcando i sudati risparmi in avventure a bassa probabilità di successo.
Come il marketing finanziario sfrutta le nostre debolezze cognitive
E così i pregiudizi cognitivi si trasformano in una miniera d’oro per un’industria che utilizza tecniche in alcuni casi anche simili a quelle usate dai prestigiatori per spostare la nostra attenzione su fattori non rilevanti, ma decisamente più attraenti.
Il video, che vi invito a vedere, è di Robert Strong, mago di San Francisco, e spiega esattamente alcune di queste tecniche da illusionista nelle quali cadiamo inconsapevolmente quando acquistiamo un prodotto finanziario.
Il più classico dei difetti della mente umana, sul quale fa leva il marketing finanziario, è credere che il passato è in grado di prevedere il futuro.
Quando osserviamo qualche azione o fondo che ha ottenuto performance incredibili, oltre a essere dispiaciuti per non aver partecipato alla festa, cominciamo a produrre nella nostra mente quella sostanza che di nome fa dopamina.
Fatichiamo a controllare gesti e azioni che sappiamo non essere utili per il nostro benessere, ma alle quali non riusciamo a rinunciare.
Come il guardare continuamente le notifiche sullo smartphone in attesa di qualche lieta sorpresa, oppure rilanciare ogni volta dopo una vittoria da 3 euro al Gratta e Vinci con l’acquisto di un altro grattino ingolositi dal premio più alto.
Quando investiamo del denaro su un prodotto finanziario, una delle regole essenziali è capire dove stiamo indirizzando i nostri soldi. E per capire abbiamo bisogno di semplicità e trasparenza.
La nostra lunga serie di articoli completamente gratuiti dedicata agli ETF ha avuto esattamente questo scopo. Aiutare i lettori (e i nostri clienti) ad essere prima di tutto educati al comprendere pregi e difetti di uno strumento, apparentemente semplice nel suo obiettivo, ma complesso nella sua costruzione e gestione.
La consapevolezza personale di aver raggiunto un minimo di conoscenza necessario per avventurarsi sui mercati finanziari rende tutto più semplice, proficuo e soprattutto meno stressante.
Per l’investitore che sa stare a galla nel mondo della finanza e per il consulente che lo può guidare con maggiore convinzione verso gli obiettivi.
Buon investimento.
Non so se sia un mio problema, ma se avete linkato un video di tale Robert Strong a me appare un box vuoto.
Sempre grazie per i vostri contributi!
Al momento non mi risultano problemi. Comunque ho ricaricato il link (che è questo https://youtu.be/PND5fMM21XA) inserendolo anche nella parola video. Fammi sapere se i problemi persistono.
Grazie della segnalazione.
adesso riesco ad aprire il link, grazie!