Quando ci troviamo di fronte alla necessità di dover scegliere se investire in un fondo di investimento oppure in un ETF, o anche solo semplicemente se vogliamo capire come, dove e con che efficacia investe uno strumento finanziario gestito, il factsheet (altresì detto all’italiana scheda mensile) è uno dei primi documenti che incontriamo lungo il percorso assieme al KID di cui abbiamo ampiamente parlato in questo articolo.
Solitamente la scheda mensile è costituita da due paginette che, per i non esperti, possono essere una vera e propria enciclopedia scientifica.
Nonostante la presenza dei glossari, la terminologia è sempre piuttosto tecnica e le varie informazioni sono frammentate in sezioni non standardizzate. Per questo la scheda dell’emittente X non sarà mai uguale a quella dell’emittente Y.
Il segreto in questi casi è focalizzarsi sulle poche informazioni utili al nostro scopo. Scopo che può essere l’investimento oppure il trading. A noi interessa naturalmente solo la prima opzione.
Come ricercare con facilità le schede mensili
Ogni emittente è obbligato a mettere a disposizione del pubblico alcuni documenti essenziali, gratuiti e in lingua italiana all’interno del proprio sito. Basta digitare ad esempio il nome dell’ETF nella barra di ricerca e il gioco è fatto.
Consigliato sempre come alternativa l’utilizzo del motore di ricerca justETF.com al quale abbiamo dedicato in passato un’ampia recensione in tre puntate.
Nella funzione “ricerca ETF” digitiamo il nome, o ancora meglio il codice ISIN del prodotto; immediatamente avremo accesso ad un primo filtro del prodotto. Cliccando entreremo in un secondo livello dove sarà possibile eseguire il download di factsheet e KID.
Questi due sono infatti gli unici veri documenti utili per comprendere le caratteristiche del prodotto che stiamo per acquistare.
Prospetti da 100 e passa pagine, oppure altri documenti spesso non in lingua italiana, servono agli esperti legali, non certo a un piccolo investitore alla ricerca di un semplice strumento di investimento.
Come detto ogni casa crea documenti personalizzati per i propri ETF o fondi. Ma vediamo come ricercare e leggere questo documento all’interno dei siti internet degli emittenti.
Ad esempio digitando sul sito di iShares ETF il nome del prodotto Core Msci World che investe in azioni globali, immediatamente in alto a destra appaiono i due pdf (PRIIP KID e facthseet o scheda informativa), documenti ritrovabili anche nella sezione “letteratura”. iShares presenta ancora il vecchio KIID che, come ben spiegato nella nota, dal 2023 è stato sostituito e quindi praticamente inutile per l’investitore di oggi. Interessante anche notare la presenza di un quarto file in formato excel che permette di scaricare tutti i componenti del portafoglio e relativi pesi presenti all’interno dell’ETF.

Fonte: iShares ETF
Sul sito di Vanguard, entrando nella sezione Prodotti di Investimento – ETF, troviamo immediatamente a fianco di ogni strumento i due documenti scaricabili in formato PDF, con una letteratura legale ancora più completa nella sezione dedicata “Documenti” dove tra gli altri si trovano i prospetti in lingua inglese.

Fonte: Vanguard ETF
Il rischio che corre il piccolo investitore, quando si entra in queste sezioni dedicate, è quello di perdersi in un marasma di informazioni.
Su cosa concentrarsi quando leggiamo un factsheet
Per questo motivo, quando apriamo la nostra scheda prodotto, dobbiamo concentrarci su poche ma essenziali informazioni che ritroviamo, seppur dislocate in posizioni diverse da emittente a emittente, su ogni factsheet.
Per qualsiasi ETF l’investitore deve comprendere se lo strumento assolve a dei requisiti minimi, quindi andare a verificare le seguenti informazioni:
– la data di partenza dell’ETF (più anziano è più probabile che il secondo punto della lista sia soddisfatto).
– la capitalizzazione o dimensione in $ o € dell’ETF. Più alto è questo valore (consigliato dai 100 milioni in su e se oltre 500 milioni ancora meglio) e più è probabile che lo strumento avrà lunga vita davanti a sé, non rischierà chiusure anticipate e la liquidità sul mercato sarà ampia con uno spread tra denaro e lettera in ogni momento della giornata contenuto.

Fonte: iShares ETF
– il codice ISIN. Il codice fiscale dell’ETF. Informazione essenziale quando dovremo inserire l’ordine di acquisto all’interno della piattaforma del nostro intermediario, oppure quando comunicheremo l’intenzione di comprare un certo strumento al nostro consulente di fiducia. Dovremo anche accertarci di quale è la piazza di quotazione dell’ETF per evitare spese eccessive di negoziazione accedendo a mercati di contrattazione diverse da quella italiana.
– le spese correnti dell’ETF. Informazione utile per sapere se stiamo comprando uno strumento caro o molto conveniente e quanti euro all’anno dovremo consegnare al gestore per mantenere l’ETF in portafoglio. Tendenzialmente un costo da 0,25% in giù su un ETF può essere considerato un buon affare.

Fonte: SPDR ETF
– la descrizione dell’ETF. A una prima occhiata capiremo se abbiamo trovato quello che cercavamo e soprattutto se stiamo andando ad investire veramente sull’indice che stavamo ricercando. Ad esempio una dicitura “world” o “global” ci dice già che stiamo facendo una buona scelta di investimento di diversificazione globale anche se non basta e servirà un esercizio aggiuntivo andando a leggere il KID e la relativa politica di gestione. Dalla descrizione capiremo anche se lo strumento scelto adotterà una politica di copertura del rischio di cambio o meno (se è presente la dicitura eur hedged il rischio cambio sarà coperto). Ricordiamoci sempre che non deve mai mancare la parola UCITS, così saremo sicuri che stiamo acquistando un fondo armonizzato che non ci darà noie e sbattimenti vari a livello fiscale.
– Il benchmark replicato dall’ETF. Se stiamo cercando uno strumento che replica la borsa americana più importante allora il benchmark sarà S&P500. Se ricerchiamo qualcosa in grado di replicare la borsa mondiale allora dovremo ricercare Msci All Country World o Ftse All World tanto per fare qualche esempio. Sarà proprio sul benchmark che si svilupperanno tutti i confronti di rendimento tra ETF e indice utili a capire se il gestore sta lavorando bene. L’indicatore di riferimento in questo caso sarà la tracking difference di cui abbiamo parlato ampiamente in questo articolo. Se quindi troviamo un ETF che sulle varie scansioni temporali analizzate fa peggio del benchmark avvieremo un supplemento d’indagine. Attenzione il confronto delle performance viene sempre fatto al valore di NAV dell’ETF, non sempre coincidente con il prezzo di mercato.
– la modalità di replica dello strumento. Informazione meno essenziale delle precedenti, ma che ci permetterà di capire se abbiamo di fronte un ETF a replica fisica o sintetica, quindi se il gestore comprerà direttamente le azioni dell’indice, in tutto o in parte, oppure utilizzerà strutture derivate.
– la volatilità dello strumento utile per comprendere quali oscillazioni annue possono essere più probabili (ma questo non esclude eventi ben più avversi) sullo strumento.
– la modalità di utilizzo dei proventi incassati dal fondo che siano cedole o dividendi. Ad accumulazione verranno sempre reinvestiti dall’ETF e non riceveremo nessun accredito sul conto corrente fino alla vendita; se a distribuzione riceveremo con una certa frequenza una liquidazione dei proventi sul conto corrente (pagando subito le tasse sui guadagni e decurtando il prezzo dello strumento del valore corrispondente al dividendo nel giorno dello stacco).
– per gli ETF obbligazionari il valore della duration modificata o effettiva. Questo numero serve per capire quanto è rischioso lo strumento obbligazionario sulla base della scadenza più o meno lontana dei titoli presenti in portafoglio. Per convenzione dato un valore di duration (ad esempio 7) ogni rialzo dei tassi di 100 punti base (1%) provoca una perdita del 7% nel valore del portafoglio. Lasciamo invece perdere quello che solitamente viene indicato come Yield to Maturity o rendimento effettivo. Questo valore è puramente indicativo e valido solamente per chi acquista un titolo e lo porta fino a scadenza. Nell’ETF i titoli vengono sostituiti prima della scadenza proprio per mantenere allineata al benchmark la duration. Non è questo il rendimento dell’investimento che ci porteremo effettivamente a casa in maniera certa, ma solo una vaga indicazione di quello che potrebbe essere un rendimento atteso in un arco temporale di almeno 7-8 anni (se questa è la duration del portafoglio).
Per avere un’idea ancora più precisa di cosa aspettarsi dall’investimento conoscendo la duration consigliamo la lettura di questo articolo.

Fonte: iShares ETF
– per gli ETF azionari è importante verificare il numero di società comprese nell’indice replicato e quindi all’interno del fondo se la replica è totale. Maggiore è il numero di azioni, più ampia la diversificazione e quindi minore il rischio di essere dipendenti da un numero troppo ristretto di società (il cosiddetto rischio di concentrazione che ritroviamo in molti strumenti tematici). Altra sezione da guardare con attenzione è quella relativa alle 10 azioni più pesate all’interno dell’ETF e soprattutto quanto queste 10 azioni pesano rispetto al portafoglio complessivo. Se le prime 10 azioni pesano per il 40/50% del portafoglio allora questo è sinonimo di scarsa diversificazione. La sezione relativa alla distribuzione geografica e settoriale è da monitorare come punto di attenzione solo qualora non viene scelto volutamente uno strumento dedicato ad una certa area o settore. Rimane comunque un elemento in grado di definire il grado di diversificazione dell’investimento. Più ampi sono i settori e le aree geografiche, più ampie sono le opportunità, minori i rischi di concentrazione. Irrilevanti le sezioni dedicate a metriche come rapporto prezzo-utili, dividendo-prezzi e altro ancora che rappresentano un contorno statistico poco importante per un investitore di lungo periodo (soprattutto con un piano di accumulo in corso) che vedrà cambiare questi numeri nel corso del tempo parecchie volte.

Fonte: Vanguard ETF
Esistono naturalmente tante altre informazioni più di dettaglio che il singolo investitore potrebbe estrapolare da una scheda prodotto.
Ciò che conta veramente è analizzare una serie di informazioni chiave che abbiamo elencato in questo articolo, con la speranza di aver contribuito a sollevare un pò di curiosità nell’investitore.
Tramite la corretta lettura di scheda mensile (e KID) ognuno di noi potrà elevare decisamente sopra la media la propria cultura finanziaria, ma soprattutto la conoscenze di quell’investimento che, per nostra iniziativa o perché consigliati da un consulente, dovrebbe essere l’ideale traghetto che ci farà raggiungere un ideale obiettivo finanziario.