La frase apparentemente contradditoria “prega per un bear market” è stata pronunciata qualche tempo fa dal celebre autore americano di libri finanziari William Bernstein.
In quell’occasione Bernstein, rivolgendosi a un giovane investitore che stava entrando sui mercati finanziari per investire i propri risparmi, disse che tra le cose che poteva fare era compreso il pregare per il verificarsi di un profondo e prolungato bear market. Quello che in italiano viene comunemente chiamato un mercato azionario ribassista.
Perché sperare in un mercato orso da giovani
Perché bisognerebbe pregare per farsi del male? Che senso ha sperare di veder evaporare il 50-60% del proprio capitale?
La risposta è semplicemente che un giovane ha a disposizione ciò che adulti e anziani hanno in quantità sempre minori con l’avanzare degli anni. Il tempo.
Quel tempo che nel mio ultimo libro ho definito dinamite, se combinato nel modo giusto con il magico meccanismo della capitalizzazione composta degli interessi.
Il tempo rimargina le ferite dei mercati, questo lo sappiamo. Ma da giovani c’è un altro fattore, anzi due, che giocano a favore.
Il capitale investito è modesto; quindi i danni in termini assoluti sono modesti.
Se 30 mila euro diventano 15 mila nel giro di sei mesi a causa di un violento ribasso delle borse del 50% saremo infastiditi, ma la nostra vita non cambierà.
Il secondo fattore è il valore del capitale umano.
Quando investiamo da giovani lo stipendio è basso, ma il nostro capitale umano fisico e mentale è alto. E con l’esperienza, nel corso degli anni successivi tenderà a valere sempre di più. Lo stipendio progressivamente crescerà e il piano di accumulo da 50 o 100 euro al mese potrebbe raddoppiare o triplicare più avanti nel tempo.
E la prima regola che ci insegnano quando cominciamo un piano di accumulo del capitale è che rende molto meglio nelle fasi ribassiste o laterali del mercato.
Quindi più il mercato ristagna nelle parti basse nei primi 10-15 anni del periodo di crescita del capitale umano, dello stipendio e quindi del PAC, e meglio sarà per il nostro futuro benessere finanziario.
Perché pregare per un bull market da anziani
Lo scenario opposto si verifica invece nella seconda parte della vita. Quella che ci porta verso il ritiro dal mondo del lavoro.
Progressivamente guadagniamo in esperienza, ma aumentano le tossine sulle nostre competenze che faticano a stare al passo con i tempi. Lo stipendio è ai massimi livelli e risparmiamo molto. Il capitale investito sui mercati è alto. Un ribasso del mercato azionario del 50% o di quello obbligazionario del 20% provoca un disastro epocale su quel gruzzoletto che avevamo messo da parte per integrare la pensione pubblica, oppure per smettere di lavorare in anticipo o ancora per acquistare una seconda casa.
Se non abbiamo sistemato il portafoglio per tempo sulla base del reale rischio che possiamo permetterci di far correre ai nostri soldi, i problemi potrebbero diventare drammatici e irrecuperabili.
Ecco perché chi ha un’età compresa tra i 50 e i 60 anni dovrebbe sempre pregare per un bull market.
La sequenza dei rendimenti conta, ma non essendo prevedibile è la fortuna che conta di più.
Ma siccome affidarsi esclusivamente alla fortuna non è mai consigliato quando si investono soldi, questo è un esempio concreto di quanto è importante pianificare e gestire il rischio con l’aiuto di un bravo (e si spera indipendente) consulente finanziario.
I simulatori non rappresentano al 100% la realtà
Quindi un giovane dovrebbe investire al 100% in azioni e chi domani va in pensione in 100% in titoli di stato a breve termine? Non ho una risposta precisa a questa domanda. Potrei dire dipende.
Sarò realista. Per esperienza ho capito che la mente umana è razionale quando le condizioni attorno a sé sono ideali, cioè tranquille e placide.
Quando l’assistente di volo prima del decollo dell’aereo ci illustra le misure di emergenza da adottare durante una fase di pericolo, sono certo che il 99% delle persone è sicuro che farà esattamente tutto quello che gli è stato detto. Indosserà il giubbotto di salvataggio e soffierà l’aria con la bocca in caso di malfunzionamento. Metterà la maschera per l’ossigeno senza preoccuparsi se di ossigeno ne esce poco. Ordinatamente procederà verso l’uscita di sicurezza anche se gli ostacoli umani e non per arrivarci saranno disordinatamente piazzati durante il percorso.
Facile pensarlo seduti su una poltroncina con i vestiti asciutti e la temperatura dell’aria gradevole. Molto più complicato fare tutto nella corretta sequenza nel momento in cui l’aereo, durante una turbolenza, comincia a puntare il muso verso il basso. Oppure nel momento in cui saremo a bagno in un mare gelido e pieno di onde. Credo che nessuno, neanche un simulatore, riesca a farci percepire la paura e la confusione di un momento che nessuno ovviamente si augura mai di vivere nella sua vita.
Un giovane investitore, dopo aver visto passare i propri sudatissimi 30 mila euro investiti in azioni a 15 mila, potrebbe decidere di ridurre il rischio non appena tornerà in pari. Il timore di tornare sott’acqua di nuovo è troppo fresco.
Non la scelta finanziariamente più corretta forse, ma non è detto che sia un male prendere questa strada. Ma come, non ti stai contraddicendo Lorenzo dopo tutto quello che ci hai raccontato in questi anni?
Ogni investitore è diverso, ogni fase della vita è diversa
Ricordiamoci sempre che in questa fase della vita il capitale in gioco è probabilmente poco. Quello che conta è risparmiare, risparmiare e ancora risparmiare.
L’importante è non scalare troppo la marcia e sfruttare il tempo in modo proficuo. Comprendere perché il tempo ci offre la possibilità di investire in strumenti più rischiosi e potenzialmente redditizi nel lungo periodo vale molto di più di qualsiasi strategia di “buy and hold”.
Solo con la giusta consapevolezza, ne sono sicuro, ritorneremo verso l’asset allocation ideale per quello che è il nostro vero profilo di rischio. Non sta scritto da nessuna parte che deve essere per forza 100% azionario e comunque muterà nel corso della vita, inevitabilmente.
Chi invece ha superato il mezzo secolo di vita entra in una fase dove la gestione del rischio è importante.
Nulla vieta che si possa rinnovare ogni tre mesi un investimento in BOT o investire in ETF prudenti se abbiamo raggiunto e superato di N volte il capitale necessario per realizzare l’obiettivo che avevamo scelto come meta del viaggio.
Potremmo andare certamente incontro a un problema chiamato inflazione, ma se il capitale disponibile è doppio rispetto a quello che ci serve per integrare la pensione pubblica perché crearci delle preoccupazioni inutili se investire in strumenti volatili ci fa stare male? In 25 anni un’inflazione media del 3% avrà dimezzato il potere d’acquisto del capitale e vivremo bene lo stesso. Avremo perso delle occasioni, ma se siamo consapevoli di questo dopo aver fatto i calcoli più corretti, allora va bene così.
Purtroppo la realtà è un pò più amara e ci dice che non tutti arriviamo alla pensione in queste condizioni.
Spesso i capitali in gioco sono quelli giusti per pianificare una spesa adeguata a mantenere il tenore di vita. Se però investiti nel modo più corretto e non parcheggiati sul conto corrente, su un BOT o su un conto deposito.
Diversificando l’investimento tra varie classi di investimento, se i mercati ci saranno amici potremo spendere di più, se ci saranno nemici dovremo ridurre qualche sfizio ma mediamente riusciremo a completare il percorso. Tutto però va gestito e pianificato in anticipo.
Se il mese successivo alla pensione il nostro capitale interamente investito in azioni perde un terzo del suo valore (e con il Covid nel 2020 è successo) potremmo avere dei problemi se quello sarà l’antipasto di un’era in cui le azioni non saranno in grado di recuperare quel valore per parecchi anni (l’esperienza giapponese insegna).
Se invece abbiamo creato una giusta pianificazione che ci ha reso consapevoli del fatto che possiamo comunque tenere duro e non vendere in quei momenti difficili (magari creandoci un’adeguata scorta di strumenti a bassa volatilità), allora agire non è consigliato. E qui probabilmente la figura del consulente finanziario è fondamentale.
L’orizzonte temporale dei 30 anni è veramente lungo periodo per un trentenne che subisce un ribasso del 50% nel valore del suo capitale. Perché non ha bisogno di prelevare quei soldi.
L’orizzonte temporale dei 30 anni per una persona di 60 che subisce un ribasso del 50% nel valore del suo patrimonio si trasforma immediatamente in breve periodo se l’evento non è stato previsto e soprattutto pianificati in termini di effetti concreti sulla vita di tutti i giorni. Se di quei soldi il sessantenne ha bisogno e deve vendere a squali assetati di sangue che faranno affari d’oro sulle sue difficoltà la tragedia sarà reale.
Salvo casi particolari di persone con asset finanziari importanti che continueranno a investire con l’obiettivo preciso di lasciare tutto ai propri eredi, è fondamentale studiare e pianificare anche questi eventi prima di staccare la spina dal mondo del lavoro.
In alcuni casi basta preparare un’adeguata scorta di investimenti a basso rischio per tamponare fasi negative di mercato e non essere costretti a vendere. Scorta che, se fortunati, potrebbe essere rimpinguata man mano che il capitale cresce al netto dei prelievi previsti per integrare la pensione.
Ma anche in questo caso la parola giusta è preparare, pianificare, progettare, simulare, valutando pro e contro di ogni scelta.
Non esistono insomma ricette magiche, esiste tanto lavoro di programmazione da fare.
Ma se proprio dovete rivolgere una preghiera ai mercati e la pianificazione non è il vostro forte, se siete giovani sperate in un profondo e prolungato ribasso; se siete persone di mezz’età fate i debiti scongiuri e sperate almeno nello status quo.
Buon investimento.