Paga prima te stesso, una frase che troviamo ripetuta in rete migliaia di volte spesso con l’equivalente inglese “pay yourself first”.
Motivante, positiva, potente, ma quando si tratta di mettere in pratica questa bella frasetta solo in pochi riescono veramente a trasformarla in una filosofia di vita.
L’esistenza di ognuno di noi non è infatti così semplice e lineare come i libri di crescita personale dipingono. Fare i conti con la realtà porta spesso concetti incredibilmente semplici ed efficaci a diventare armi spuntate o, ancora peggio, gabbie da odiare.
Esistono però le vie di mezzo ed è a queste che cercherò di dare una maggiore attenzione nell’articolo di oggi.
L’origine della frase “paga prima te stesso”
La frase “paga prima te stesso” trae origine dallo splendido libro “L’uomo più ricco di Babilonia” di George Clason. Un manuale di finanza personale molto particolare e motivante che consiglio a tutti di leggere prima o poi nella vita. Sono poche pagine e anche i più pigri riusciranno a terminare questo distillato di concetti di buon senso finanziario. Il passaggio del libro in cui Arkad, l’uomo più ricco di Babilonia, cita la celebre frase rivolgendosi a chi, povero, cercava di carpire i suoi segreti è questo:
Una parte di ciò che guadagni è tua e la devi conservare. Può essere molto di più di quello che ti puoi permettere. Paga te stesso per primo. Non acquistare dal sarto e dal calzolaio più di quanto tu possa pagare con ciò che ti resta, e avere così quel che basta per il cibo, la carità e le offerte agli dei.
In realtà il “paga prima te stesso” è diventato un mantra dei cultori della finanza personale grazie a Robert Kiyosaki, autore di un altro best seller “Padre ricco Padre povero” dove viene citata la celebre frase tra gli elementi cruciali per raggiungere la libertà finanziaria.
Ma cosa significa paga prima te stesso?
Nell’era del consumismo sfrenato trasformarsi nel primo fornitore a cui versare parte dei nostri ricavi non è facile, c’è una mentalità da allenare per fare tutto questo. Paga prima te stesso significa adottare delle buone regole di prelievo del nostro reddito mensile per migliorare ed efficientare la situazione patrimoniale personale e della famiglia.
Ogni persona ha naturalmente la sua ricetta le sue priorità, i suoi metodi. Quella che descriverò è la mia esperienza personale, non necessariamente la migliore, ma quel percorso mi ha portato a definire cinque ideali destinatari dei primi euro che entrano nel mio conto corrente ogni mese. Nel mio libro appena pubblicato “Come investire il mio primo euro” c’è un intero capitolo dedicato a come investire per obiettivi utilizzando le regole del paga primo te stesso.
Ma sto partendo dalla fine e quindi è giusto fare dei passaggi preliminari. Come detto sono almeno cinque sono quelli che ho individuato io.
Il pagare prima noi stessi prevede di avere consapevolezza di quanto possiamo permetterci di sottrarre a tutte le spese mensili che già oggi sosteniamo. Alcune saranno indispensabili, altre meno ed ovviamente è su quello che andremo a lavorare riducendo, se possibile, gli sprechi.
Cinque regole per creare un processo sostenibile di “paga prima te stesso”
Il primo passo da compiere è la creazione di un bilancio costi e ricavi in grado di definire un quadro attendibile della nostra situazione familiare entrate-uscite ordinarie mediamente sostenute in un anno.
Il secondo passo, che naturalmente dipende dall’esito di quello precedente, è quello di definire quanto possiamo pagare noi stessi ogni mese. Qui esistono tante ricette assolutamente personalizzabili. Una delle regole più celebri è quella del 50/30/20. Spendiamo il 50% del nostro reddito netto disponibile (casa, bollette, cibo, scuola, ecc..), il 30% lo dedichiamo al divertimento (vacanze, cinema, teatro, giochi, ecc…) e il 20% al risparmio. Ovviamente la quota di risparmio dovrà essere modulata sulla base degli obiettivi e delle condizioni specifiche di ogni famiglia. L’attuale contesto di alta inflazione rende sicuramente sfidante il raggiungimento del 20% ma, banale dirlo, se riusciamo a stare vicini al 30% senza sacrificare troppo il tenore di vita della famiglia è meglio. Quindi, se il reddito annuo familiare è di 50 mila euro netti, 10 mila euro dovranno servire a pagare noi e la nostra famiglia ogni primo del mese. Sono poco più di 800€ al mese.
Il terzo passo è individuare delle priorità di spesa tra ciò che fa parte del “paga prima te stesso”; tra poco vedremo quali potrebbero essere.
Il quarto passo è definire un metodo. L’importante è che più pagamenti possibili che partono dal nostro conto corrente siano automatizzati. Meno voce in capitolo abbiamo meglio è per non avere la tentazione di deviare dal piano. Per esperienza posso dire che è molto facile trovare ogni mese qualche eccezione e deroga, meglio evitare.
Il quinto e ultimo passo è legato alla calendarizzazione e manutenzione. Definito un calendario specifico di pagamenti da fare per noi stessi sulla base di quello che è emerso nei punti precedenti, prendiamo l’abitudine almeno una volta all’anno di fare un tagliando annuale per verificare se servono aggiustamenti ordinari o straordinari di importo o voce di spesa.
Terminata questa fase preliminare andiamo a vedere cosa merita di essere ricompensato prima di tutto il resto con i soldi che ogni mese entrano sul nostro conto corrente sotto forma di stipendi, rendite passive o bonus vari.
Qualche idea su cosa “pagare” il primo del mese
L’ordine che trovate qui sotto è quello che personalmente ho deciso di adottare, ma ovviamente non è scolpito nella pietra. Come ribadisco sempre la finanza è “personale” e come tale ad altissimo grado di soggettività nella formulazione delle ricette migliori.
Il primo euro del mese deve essere destinato al conto di emergenza. Non tanto perché è l’incombenza più stringente, ma perché deve essere il serbatoio sempre pieno a cui attingere proprio se, per motivi vari, un mese non riusciamo a pagare prima noi stessi. Quindi ok prelevare da qui quando serve, ma deve anche essere il primo conto a rifare il pieno. Questo articolo può essere una buona base di partenza per capire l’importanza del conto di emergenza.
Al secondo posto tra i destinatari del paga prima te stesso metto le coperture dai rischi più devastanti che potrebbero colpire finanziariamente la mia famiglia. Quindi assicurazione sulla casa (se ovviamente di proprietà) e polizza temporanea caso morte e invalidità. Di quanto è essenziale questa scelta ne ho già parlato in questo articolo.
Al terzo posto senza dubbio metto il fondo pensione. In questo caso il paga primo te stesso unisce ai vantaggi “composti” nel tempo generati da un investimento, anche dei vantaggi fiscali non indifferenti. Se siamo lavoratori dipendenti aderenti ad un fondo chiuso non dimentichiamo di sfruttare il “pasto gratis” del contributo offerto dal datore di lavoro e comunque, indipendentemente se chiuso o aperto, sfruttiamo al massimo la deduzione fiscale offerta dallo Stato. Quindi cerchiamo di dirottare tutte le risorse economiche possibili sul fondo pensione per arrivare a versare annualmente i 5164,57€ massimi consentiti dalla normativa attuale. Una parte del denaro rientrerà sotto forma di minori tasse da pagare l’anno seguente. Un consiglio che mi sento di dare è quello di attivare il fondo pensione anche per i figli a carico visto che il versamento, nei limiti di cui sopra, è deducibile dalle tasse.
Al quarto posto metto il rimborso dei debiti più onerosi. Non sto parlando del mutuo prima casa i cui tassi di interesse, pur in crescita, sono ancora più bassi di un rendimento potenziale di un investimento bilanciato azioni/obbligazioni. Mi riferisco invece a tutti quei prestiti personali o saldi negativi di carte di credito sui quali vengono applicati tassi di interesse anche in doppia cifra. Questi sono debiti “cattivi”. Capisco che non li abbiamo contratti per piacere personale, ma vanno eliminati il prima possibile. Scegliamo se farlo partendo dai debiti con tassi di interesse più alti oppure se utilizzare la tecnica “snowball”, quindi cominciare ad eliminare i debiti di importo più modesto.
Il vantaggio della prima scelta è ovviamente finanziario, ridurremo i prestiti più costosi; in questo caso la motivazione non necessariamente sarà elevata visto che potremmo trovarci nella condizione di dedicare pochi spiccioli a questa attività. Il vantaggio della seconda scelta si rivela non tanto finanziario, ma motivante visto che ridurremo numericamente i prestiti in maniera più sollecita.
Al quinto e ultimo posto arriva finalmente la parte più divertente e gratificante del paga prima te stesso. Investire direttamente sui mercati finanziari. Consapevoli di aver svolto tutti i compiti possiamo attivare un bel piano di accumulo automatico di acquisto mensile con ETF per raggiungere gli obiettivi di vita che ci siamo prefissati. I “gettoni” questa volta servono per generare altri gettoni (in parte lo fa anche il fondo pensione) con scelte che potremo indirizzare verso allocazioni di portafoglio decise in autonomia o con l’aiuto di un consulente finanziario.
Non è facile, ma indispensabile
La buona abitudine del paga prima te stesso all’inizio sembrerà quasi una camicia di forza.
Pur con tanta motivazione in corpo, sottrarre denaro a consumi presenti per coprire debiti, rischi o esigenze future richiede tanta costanza e forza di volontà.
L’aspetto positivo è che con il passare del tempo alcune di queste “fatture” non dovranno più essere pagate o comunque risultare meno onerose nell’importo.
Quando il conto di sicurezza è pieno verrà “rabboccato” solo in caso di utilizzo.
Le polizze assicurative potrebbero non essere più necessarie ad un certo punto della vita perché i figli non dipenderanno più dai genitori, oppure perché il patrimonio avrà raggiunto livelli consistenti.
Se siamo ancora lavoratori il fondo pensione verrà alimentato con le stesse percentuali ma con una base imponibile (lo stipendio) più alta e quindi con minor impegno personale.
I debiti potrebbero essere arrivati a naturale estinzione oppure essere stati chiusi in anticipo.
Il processo di accumulo del capitale è giunto al termine lasciando spazio al decumulo.
In quel momento il contributo all’investimento finalizzato alla realizzazione di piacevoli obiettivi di vita rappresenterà il fornitore principale se non esclusivo da pagare ogni mese. Oppure potremo godere semplicemente dei frutti del patrimonio accumulato gestendo al meglio la fase di utilizzo dei risparmi.
Quello che conta è che potremo serenamente gestire le situazioni prevedibili e imprevedibili semplicemente perché avremo fatto bene i compiti a casa prima.
Pagare prima noi stessi creerà infatti i giusti presupposti per essere ripagati con la stessa moneta “rivalutata” più avanti nel tempo. Con risultati sbalorditivi.
Buon investimento.
Il benessere finanziario della mia famiglia si è impennato quando sono riuscito a fare queste cose: bilancio famigliare, chiusura mutuo e investimenti mensili.
Ho cominciato con il bilancio a gennaio 2015 (l’anno dell’arrivo del secondo figlio), a fine 2020 ho chiuso il mutuo ventennale (in 15 anni).
I numeri sono di grande conforto nella pianificazione.
E grazie a questo sito, ma non solo, ho anche capito quali sono gli strumenti più adatti a me come investitore.
Tra le altre cose, l’accelerazione agli investimenti (intesa come aumento dei PAC) l’ho fatta proprio a fine marzo 2020 e da lì non mi sono più fermato. Ovviamente lavoriamo in due e quindi tutto è più semplice.
Concludo dicendo che ho sia TCM (dal 2017) che LTC (dal 2021). Per il FP ho preferito non fare il negoziale ma un fondo aperto perché preferisco poter ricevere il TFR a fine carriera.
Ho scritto questo commento perché la mia situazione è quasi sovrapponibile al vostro articolo (esclusa la visione sul FP) per cui mi sembrava di dare un contributo reale alla discussione.
Ancora grazie per tutto quello che mi avete insegnato!
Grazie per lo spot promozionale prima di tutto -). Una bellissima testimonianza, grazie a te ci mancherebbe. Un esempio di come in poco tempo si può riorganizzare la propria vita finanziaria, trovare soddisfazione e soprattutto quello che anche io come te chiamo benessere finanziario. E ripeto sempre, non ci sono scelte di colore bianco che vanno bene e nere che non vanno bene. Ogni situazione è diversa e va analizzata con la massima oggettività in modo individuale oppure con l’aiuto di qualcuno che possa “freddamente” dire le cose come stanno per poi fare le scelte migliori. Complimenti ancora per il tuo percorso!